Capitolo 13- non sono come te

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Mi butto sul divano e non posso fare a meno di pensare alle belle vomitate che ci abbiamo fatto standoci sedute... Che vomitevoli ricordi. Non so seriamente cosa fare. Non possiamo salvare i numeri fino a quando non abbiamo la macchina che ce li da. Uff. Noia. NoIa. NOIA. Dov'è l'azione che ho sognato per anni? Prendo un cuscino e ci soffoco dentro un urlo. Quando sono nervosa è così difficile non urlare. Lascio le mani a penzoloni è il cuscino sopra la faccia che si solleva dopo poco.
-Tutto bene?- chiede Harold.
-Sì.
-Perché?
-Come perché?
-Perché non stai bene?
-Perché io salvo le persone, Harold. È quello che voglio fare.
-Lo so.
-Credo che cercherò di rintracciare la prossima parte del virus- dico allungandomi verso il portatile sul tavolino.
-Assolutamente no.
-Come no?
-No. Ti ricordo che sei finita in ospedale
-No una barbabietola! Avete insistito per giocare? Bene. Allora si gioca.- Prendo il computer di forza e lo apro. Inserisco la password. ACCESSO NEGATO. La re-inserisco. ACCESSO NEGATO.
-Scusa tesoro, è per il tuo bene
-No, Root.
-Sì.
Chiudo il computer con forza e me ne vado in camera sbattendo la porta. Cammino avanti e indietro poi intravedo qualcosa nell'armadio. Lo apro e ci trovo una custodia. È un fucile. O doveva esserlo stato. Perché ora che apro la custodia mi accorgo che c'è qualcosa di ben più piccolo. Due pistole, due silenziatori. Un foglietto. Su c'è scritto qualcosa di molto vecchio. Ciò che mi spaventa è il fatto che indicano qualcosa previsto per le 23:00 di questa sera. Non so davvero che fare. Ci devo andare? E gli altri? E se... Scuoto la testa. No. Ho vent'anni posso decidere da sola non ho bisogno dei babysitter. Frugo nell'armadio e tiro fuori una maglia più pesante possibile e un giaccone per assicurarmi anche stanotte il calore. Al posto degli stivaletti decido di mettere gli anfibi. Gli posiziono davanti al letto. Sono abbastanza larghi da contenere le pistole. Ready to go! Scendo di sotto fingendomi ancora innervosita e mi preparo un caffè. Ne approfitto per far finta di prendere il libro e me lo porto di sopra. Lo lascio vicino al letto così stasera lo bevo.
A cena è tutto silenzioso nessuno accenna a niente. Quando ci diamo la buonanotte io prendo furtivamente le chiavi della moto e me ne ritorno in camera. Mi concedo un'ora di sonno fino alle dieci, poi mi alzo, mi infilo i leggins, la maglia pesante, il giaccone e gli anfibi con dentro le pistole. Porto con me il telefono e il bigliettino in modo da non essere raggiungibile ma di poter rimanere in contatto. Lascio appeso alla porta della stanza un foglietto con su scritto:
Non preoccupatevi, so quello che faccio. Vuole qualcosa da me, devo capire cosa.
Apro la finestra ed esco. In qualche modo sovrannaturale scendo e cavalco la moto. Prendo le chiavi, le inserisco e parto subito. Giuro di aver sentito dei rumori e qualcuno che mi chiamava urlando. Sensi di colpa in arrivo.
[Empire State Building, 22:55]
Mancano solo cinque minuti. L'ansia continua a crescere mentre l'ascensore scala i piani. Ad un certo punto le porte si aprono ed entrano una decina di persone. Sono tutte vestite di nero. Mi sa proprio che di me non si sono accorti spiaccicata come sono in un angolo. Poi uno di loro dice: -Missione 10AF5401.- L'ho già sentito. Anzi letto. Sbircio il bigliettino. È segnato in rosso. Una freccia che punta verso di me. Sento qualcosa scattare. Molte cose, anzi. Alzo lo sguardo e vedo che tutti mi puntano una pistola addosso. Resto ferma così, a guardare la morte in faccia. Chi sono? Giocatori? Agenti di Samaritan? C'è la possibilità che siano ribelli?
-Okay, magari prima mi spiegate che volete e poi mi ammazzate- dico.
-È stato molto semplice prenderti.-
-Non è una risposta pertinente- insisto.
Una donna si fa avanti. -Polizia, sei in arresto.-
-In arresto?
-Per omicidio.
Omicidio. Omicidio? OMICIDIO? Io che non riesco neanche ad ammazzare un moscerino? La storia mi puzza. E comunque nella squadra ci dovrebbe essere Fusco. Stringo gli occhi. E poi la vedo. Controllo. Che vuole da me la squadra dei Rilevanti? Decido che è ora di usare le pistole.
-Sì, bello scherzo, ma...
Punto alle gambe e sparo. I proiettili sono strani. Sono più corti e vengono sparati al contrario. Mi ricordo Divergent. Simulazione del dolore. E poi leggere non serve. Intanto mi abbasso il cappello fino al mento e sparo alla telecamera. Appena le porte si aprono schizzo fuori. Rialzo il cappello e l'aria della sera mi prende a ceffoni. Poi vedo i miei incubi avverarsi. Mi sembrava strano. Da quando eravamo arrivati l'avevo vista solo prima di salire in camera mia. E ora eccola, inginocchiata, una pistola alla testa. Shaw mi fissa. Che ci crediate o meno leggo la paura nel profondissimo della sua anima.
-Skylar che diamine ci fai qui?
-Stavo per chiederti la stessa cosa.
Sono vicinissima ma qualcosa mi fa girare di scatto. Controllo ha una pistola contro la mia fronte io contro la sua.
-Prova a sparare e lei muore.
-Che vuoi da me?
-Tu ragazzina hai qualcosa di speciale. Sei molto sveglia. Sembri tutti loro messi insieme. Sei più simile a loro di quanto non credi.
Ad un tratto capisco il motivo per cui tutti si fidano di me. È come fidarsi di loro stessi. Io sono la persona che dentro ha più persone. Ha ragione. Io sono quella che come Harold non ucciderebbe mai nessuno. Io sono quella che come John ha l'istinto di dover salvare il mondo. Io sono quella che come Shaw non ha paura di morire. Io sono quella che come Root sembra una pazza da manicomio quando ha invece una mente geniale. Io sono loro. Se uccidono me nessun altro potrebbe portare avanti i loro progetti. Gli ammazzeranno. Sento la pistola fare pressione sulla mia fronte. Chiudo gli occhi e respiro. Mi giro velocemente e sparo all'agente che ha la pistola contro Shaw. Un proiettile vola verso di lei. Mi pongo fra Shaw e la morte. Il proiettile mi attraversa il fianco facendomi cadere. Do una pistola a Shaw e mi rialzo. Ha capito il messaggio. Io la difendo. Io muoio, lei vive, sa come difendersi. Ci guardiamo negli occhi. Sono gli occhi neri di chi ha sofferto.
-Arrenditi- mi dice Controllo avvicinandosi. Punta di nuovo aspettandosi che faccia lo stesso. Ma io non lo faccio. Getto la pistola a terra. La vera Skylar esce ora. Io sono quella che come me stessa si rende diversa dagli altri perché decide di non essere come loro.
-Vuoi sparare? Okay. Se devo morire allora non voglio farlo sparando te.
-Tu hai l'istinto dell'eroe.
-Colpa di John, credo.
-Stai per morire. Sparandomi avesti potuto sopravvivere.
-Se avessi sparato sarei diventata come te- le dico con disprezzo. Poi aggiungo: -Avere una madre così mi farebbe schifo. Immagino che Julia non lo sappia che vai in giro ammazzando le persone. Che succederebbe se lo venisse a scoprire?
-Capirebbe.
-No. Si vergognerebbe di te. Quindi spara. Ma sappi che se lo fai lei lo verrà a sapere.
-Come? Glielo dirai tu?
-In un certo senso.- Mi guarda confusa. Poi lo vede. Il registratore nella mia mano. Lo faccio strisciare lontano con un calcio.
-Ora devi decidere tu. Il nastro o me.
-È troppo lontano anche da Shaw.
-Sei così impegnata a preoccuparti di uccidermi che non ti sei neanche accorata del coltello che ti sto puntando contro.
Guarda. Io sogghigno.
-Vuoi tagliarmi una mano?
-No. È un coltello speciale, sai? Basta fare pressione che invia una scarica elettrica fino al cervello. Poi svieni. Tu mi ammazzi e io faccio pressione. Shaw prende il nastro e lo porta a Julia. Beh, essere tutti loro insieme è fantastico. Ti credi furba e non lo sei. Ti credi superiore ma non lo sei. Anche tu devi scegliere.-
Il suo viso traspira rabbia. Shaw si sta avvicinando. Controllo si precipita sul nastro. Io e Shaw corriamo fino all'ascensore. Siamo salve.
-E ora?- mi chiede Shaw.
-Non potrà avvisare nessuno. Il nastro emette delle frequenze che disturbano il segnale e provocano svenimento. Forse anche perdita della memoria. Non dovrebbe ricordarsi niente di noi.-
-Ti fa molto male?-
-Sì. Ma non fa niente a me interessa che tu stia bene.-
Mi prende sotto braccio e mi porta fino alla moto.
-Ce la fai a mantenerti?-
-Non mi ha sparato alla spalla.-
-Lo prendo come un sì.-
Mi aggrappo non tutte le mie forze a Shaw e lei sfreccia verso casa.
[Villa in periferia, 00:00]
Entriamo rumorosamente e tutti ci aspettano sulla porta.
-Levatevi di mezzo- dice Shaw portandomi dentro. Io cammino ancora per poco poi crollo a terra. John mi prende di peso e mi mette sul divano del vomito. Shaw torna da me con le garze e il kit da dottoressa. Mi porge tutto. Alzo la maglia e lei mi aiuta a ripulire la ferita. Il proiettile sembra una sanguisuga dentro la mia carne. Mi fa davvero schifo. Lo tolgo con un paio di pinze e Shaw posiziona sulla ferita una garza. Poi me l'appiccica al fianco. Ho perso sangue ma non necessito una trasfusione.
-Che è successo?- chiede Root.
-Controllo. Mi aveva attirato lì dicendo che aveva Skylar. Sono andata ma era falso. Poi è arrivata lei. Controllo ha cercato di ammazzarmi ma si è interposta fra me e il proiettile.
Mi metto a sedere.
-Non ci troveranno.
-Come lo sai?- domanda Harold.
-Perché ho fatto in modo che non fosse così.
Risposta stupida ma non mi andava di raccontargli tutto il fatterello. Andiamo a dormire. In camera chiudo la finestra e mi metto il pigiama. Mi infilo fra le coperte a pancia in giù e stringo il cuscino fino a quando non diventa una palla. Ho paura di dormire. Non mi resta che pensare. Sento le palpebre pesanti e il buio della mia mente che mi attira.
*my space*
ALLUORA. Sì è il primo capitolo che ha anche un titolo. Non lo metto pure agli altri. Devo sprecare troppa energia. Sì non ha senso. Spero che il capitolo ve gusti. Poi spiegatemi un poco le parti che vi sono piaciute di più! Conto in un commento.
Bai bai
Eleonora

Person Of Interest-Skylar Connor [In correzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora