la capivi matematica?

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Dopo la scena con Diego, mi ero vestito ed ero andato all appuntamento con Martina

Mi avvicinai al bar dove dovevamo incontrarci e la intravidi dallo specchio

Entrai e mi sedetti al suo tavolo

"Ciao Tanche" mi abbracciò

"Ma ciao stronzetta" ricambai l'abbraccio

"Come va?" la guardai senza risponderle

Iniziai a giocare con un tovagliolo, senza parlare

"Cosa hai fatto Tanc?"

"Ho litigato di nuovo con Lele" sussurrai più a me stesso che a lei

"Perchè?" mi chiede confusa

Sapeva tutto, davvero tutto

"Prima che i ragazzi arrivassero a darci il via libera, avevo promesso a Lele che tra noi non sarebbe cambiato nulla. Ci ho provato Marti te lo giuro, ma quella paura è sempre qua. Non se ne va. Ieri sera alla festa abbiamo sbroccato e stamattina ho praticamente fatto una scenata perché doveva uscire con Lorenzo e a me da fastidio" confessai liberandomi da quel peso

"Sei proprio un coglione Tanc.. Lele ti ama, non capisco le tua paure dov'è"

"La mia paura è quella di innamorarmi e poi rimanerci male Martina, non ho mai permesso a nessuno di entrare dentro come ha fatto Lele, nessuno. Eccola la mia paura, è questa."

"Guarda chi sta arrivando" la guardai confuso e mi fece cenno di guardare fuori

Ed eccoli li

Erano Lele e quel coglione che stavano ridendo, non poteva farlo ridere così, solo io potevo.

Anche se ultimamente non ci sono mai riuscito.

Entrano al bar e ci notano

"Ciao ragazzi" sorrise

Le allungai un calcio da sotto il tavolo e lei mi guardò male

"Che cazzo fai?" le sussurrai innervosendomi

"Sedetevi qui dai" li invitò a sedersi ignorandomi

Era proprio di fronte s me, e non mi aveva minimamente rivolto lo sguardo.

Non come me, che invece lo avrei stuprato li per li se solo avessi potuto, era dannatamente bello.

"Allora dove siete andati?" iniziai a giocare con la tazzina di caffè che avevano precedentemente ordinato mentre loro parlavano di cose futili per me

"Stareste bene insieme" disse d'improvviso Lele non guardandomi

"Vero?"si fece passare il braccio attorno alle spalle Peia, che cazzo fa?

"Martina, che cazzo stai facendo"stetti attento a non farmi sentire dalla coppietta innamorata

"Fa fare a me" sussurrò

"Noi ci stiamo frequentando" sentì una morsa allo stomaco a quelle parole

"Che hai detto?" le parole mi uscirono da sole

"Quello che hai sentito" mi fulminò con lo sguardo Lele

In questo momento erano scomparsi tutti, c'eravamo solo io e lui

E la voglia di urlarci contro per poi finire nudi in un letto.

"Sei dannatamente serio Le? E menomale che volevi stare con me" lo risi in faccia

"Cosa dovrei fare Tancredi? Mh? Rimanere a guardare come ti godi la vita mentre io rimango a casa ad aspettare che ti decida?" alzò la voce

"Non ti ho mai chiesto questo, lo sai"

"Non l'hai chiesto ma me l'hai fatto capire Tancredi"

"Non capisci Emanuele" scossi la testa guardando in giù

"Cos'è che dovrei capire? Dimmi Tancredi. Sai benissimo quello che ho fatto per stare con te" mi puntò un dito contro

Eccome se lo sapevo, era andato persino contro suo padre.

"Andiamo a casa" si rivolse a Lorenzo poiché vide che non risposi, si alzò mettendosi la giacca

"Ci vieni con me a casa, Peia ci sentiamo dopo" salutai velocemente Peia non calcolando il coglione e lo tirai verso di me

Non erano cose di cui potevamo discutere per strada

Il viaggio fu piuttosto silenzioso, appena arrivammo a casa lo trascinai direttamente nella mia camera.

Chiusi la porta a chiave mi girai verso di lui che era appoggiato alla scrivania

"Perché cazzo hai chiuso la porta?"

"Perchè ora io e te parliamo, senza interruzioni." lo spinsi sulla sedia

"Quello che dovrebbe parlare sei tu, non sai prendere una cazzo di decisione Tancredi!"

Abbassai lo sguardo, ero colpevole. Aveva ragione.

"Sai già cosa ne penso"

"Si hai paura di esserti innamorato, ma non puoi far illudere me" abbassò la voce facendo gli occhi lucidi

"Quando... quando io ero piccolo, mio padre picchiava mia madre. E lei ogni volta si sfogava con me e con le mie sorelle. Io.. n-non sono mai stato amato dai miei genitori, la mia è paura mischiata all'incapacità Lele. Io non so cosa significhi amare o essere amati " Confessai sentendo gli occhi lucidi a quei ricordi

"Mi dispiace Tanche, i-io non lo s-sapevo"

"Nom guardarmi così Emanuele, non ho bisogno della tua compassione" mi alterai

"Scusami Tanche" mi sedetti a terra

Scivolai letteralmente vicino sulla porta, si alzò dalla sedia e venne a mettersi affianco a me

Poggiò la testa sulle mie gambe e mi fece portare una mano tra i suoi capelli

Lo guardai e sorrisi, era davvero bello.

"Sei proprio bello Emanuele" arrossì a vista d'occhio

Ci furono minuti di silenzio poi lui parlò

"Tanche?" mi chiamò

"Dimmi Le"

"Tu sei andato a scuola?" lo guardai alzando un sopracciglio, che c'entrava?

"Si"

"E la capivi la matematica?" mi sta leggermente mandando in confusione

"Si, ero piuttosto bravo Le, perchè?"

"Perchè io sono un asino, avevo terrore di quella materia. Quindi ti volevo chiedere.."

"Cosa Le, cosa?" lo guardai fingendomi esasperato

Ma la realtà è che mi stava incuriosendo la situazione

"Ti va se tu mi insegni a non aver paura della matematica, ed io ti insegno a non aver paura dell'amore?"

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questo capitolo lo scrissi in un momento particolarmente dolce, e mi sto accorgendo che l'ultima parte è davvero sdolcinata 

lasciate una stellina e commentate, io vi leggo eh ;)

viamo💖

~S🦋

afraid of loving you//Tankele.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora