Il problema dell'immondizia non ritirata stava diventando serio.
Mel l'aveva lasciata tutta fuori per gli spazzini, ma loro e avevano preso soltanto due sacchi ed avevano lasciato tutto il resto, compreso il tappeto. Delusa, ma non veramente sorpresa, Mel aveva trascinato il tutto nel cortiletto posteriore che era già pieno di capanni smantellati, scatole di legno e robaccia non identificabile. C'erano addirittura dei pannelli di lamiera ondulata che la vecchia signora Martin aveva appena detto essere un rifugio antiaereo rimasto dall'ultima guerra mondiale.
- Ma cosa posso fare?- aveva detto Mel disperata alla signora Martin. - Non riuscirò mai a liberarmene. Io continuo a portar fuori la roba e loro la lasciano lì. Il cortiletto è strapieno.
- Lascia fare a me- aveva detto con aria truce la signora Martin. - Ci penserò io. Ce l'hai un'altra chiave d'ingresso?
Quando Mel tornò dal mercato qualche giorno dopo la signora Martin la stava aspettando, seduta al suo solito posto accanto alla finestra anteriore, sbirciando attraverso le tendine di pizzo, tra il vaso di gerani e il suo gattone rosso.
- Dai un'occhiata al tuo cortile- disse la signora Martin laconicamente.
Mel corse attraverso la casa alla porta posteriore e la spalancò. Rimase incredula, con lo sguardo fisso. Era tutto sparito. Tutto. Il cortiletto era spoglio come le docce delle scuola.
Avevano lasciato una scia di pezzi rotti attraverso la cucina ed avevano strappato la carta da parati uscendo dalla porta di ingresso, ma l'immondizia era tutta sparita. Per la prima volta vedeva il muro di fondo, il retro della fabbrica nella strada accanto e due alte staccionate dei cortili attigui. Sotto tutta quella immondizia le erbacce avevano cercato di crescere. Forse se avesse dissodato quel terreno duro come pietra, sarebbe riuscita a farci crescere dei fiori...
- Ma hanno portato via tutto- disse alla signora Martin, incredula. - I sacchi. Il tappeto. Il vecchio capanno. Le gabbie dei conigli. Tutto.
- Bhe, mica volevi tenerteli, giusto? Un rifugio per topi, ecco cos'è questo cortile. Un orrido covo di topi. Li ho visti pulirsi i baffi sulla cassetta del carbone. Lo dissi anche a quello che viveva qui prima di voi, ma non ci ha mai fatto caso. Vecchio brontolone. Strambo un testa, come tua madre.
Mel disse, cercando di ridere: - Dev'essere colpa della casa. Io sarò la prossima.
- Sciocchezze! Un tempo, quando ero appena sposata, era una casa felice. Una bella famiglia. Con due bambine piccole che...
Mel disse in fretta: - Ma signora Martin, come ha fatto? Hanno portato via tutto. Prima non si riusciva neanche a fargli svuotare il bidone.
La signora Martin cominiciò a ridacchiare. Mel la osservava affascinata. Non aveva mai visto la signora Martina che rideva. Era sempre troppo sofferente per i suoi dolori alle ossa o troppo arrabbiata con il resto del mondo.
- Appiamo i nostvi methothi...- disse la signora Martin, con una voce televisiva da Gestapo, e ridacchiò ancora. Le ci volle un po' per riprendersi.
Mel disse, incuriosita: - Non mi dica che gli ha dato una bustarella.
La signora Martin chiuse molto lentamente un occhio. - Ricatto. Costa meno. È mia nipote. Cioè, il marito di mia nipote. Lui è l'assessore comunale all'ambiente!
Anche Mel si mise a ridere. Quindi le cose si riuscivano ad ottenere, se si conoscevano le persone giuste a cui rivolgersi. E allora tutta quella roba sul terrapieno della ferrovia? Potevano portarsela via. Quell'immondizia sul terrapieno era diventata un'idea fissa di Mel da quando ci era caduta dentro. La strada sarebbe stata meno brutta se fosse stata tutta sgombra. Avrebbero potuto piantarci degli alberi da fiore, per cambiare. E perché non avrebbero potuto far rimuovere anche le macchine abbandonate e far spazzare le strade?
Quella sera Mel ne parlò con Lucinda mentre lei si preparava a uscire.
- Ma sei matta? Alberi e giunchiglie, con i ragazzini dei Molloy, là in fondo? Non c'è speranza!
- Bhe, almeno potremmo far portare via l'immondizia. È proprio accanto a casa vostra. Non potete volere che ci resti.
- A me non interessa. Non vivrò qui ancora per molto.
Lucinda stava in camera da letto, spalmandosi della crema sulla pelle. Si prendeva molta cura della propria pelle. Era liscia e perfetta, di un bel marrone dorato scuro, come un frutto esotico, con una leggera sfumatura violacea.
Mel si appollaiò in fondo al letto ad osservarla. Lucinda era bellissima, secondo lei. Alta, distaccata, con uno splendido corpo flessuoso. Da quando aveva lasciato la scuola era diventata ancora più bella. Adesso era molto sofisticata. Sapeva esattamente che vestiti scegliere e come muoversi quando li indossava.
Aveva contrastato la determinazione di sua madre di farle proseguire gli studi, evitando il piano di riserva di farla diventare infermiera. Insisteva con il voler fare qualcosa che le facesse guadagnare tanti soldi, con sommo disgusto di sua madre. Un mucchio di soldi. Aveva progettato tutto. Sarebbe diventata una top-model, poi si sarebbe introdotta nel mondo del cinema e dei video. Era già comparsa sulla copertina di una nuova rivista per giovani negri che si chiamava Gold Rush, e aveva indossato un cappelli di paillettes per The Face.
Mel si era molto emozionata, ma Lucinda era stata indifferente in proposito. Era un inizio, solo un inizio. Non era affatto vanitosa per il proprio aspetto, solo freddamente consapevole delle proprie qualità, con i piedi ben piantati per terra. In ogni caso c'era qualcosa di snervante e di sgradevole in questa sua indomabile determinazione di arrivare alla vetta. Sembrava - ma Mel non riusciva a definirla esattamente - troppo cinica e dura, oltre che ambiziosa. Era questo che stava raffreddando la loro amicizia, non solo la sensazione che Mel provava di essere ancora una ragazzina e che Lucinda l'avesse in qualche modo sorpassata. Si mosse irrequieta.
- Allora, che c'è?- chiese Lucinda, guardando il riflesso di Mel nello specchio.
- Come facevi a saperlo?
- Con te si capisce tutto, tesoro. Sei trasparente come il vetro.
- Ne ho abbastanza. La nostra porta d'ingresso era talmente orrenda, ho provato a ridipingerla. Di un bel rosso vivo. Ma tutta l'immondiazia di questa strada continua a svolazzare e si appiccica sulla vernice fresca. Sembra che questa strada non la spazzino mai. Com'è che le strade vicino al municipio sono tutte belle pulite e invece le nostre, quaggiù, sono sepolte da una montagna di sporcizia?
Lucinda cominiciò a mettersi dell'ombretto dorato, intonato con il vestito dorato, straordinariamente attillato e luccicante, che stava indossando.
- Perchè da quelle parti, in quelle case, la gente quando è scontenta scrive delle lettere. Fanno delle telefonate antipatiche alla gente che conta. Non come da queste parti. La gente di questa zona si sdraierebbe in mezzo alla strada e si lascerebbe passare un autobus sopra, se qualcuno le dicesse di farlo.
Mel rise. - Alludi a tua madre?
- Certo. Anche mia madre. La gente da queste parti mi fa sentire male. Sono così sottomessi. Non fanno mai uno sforzo per prendere l'iniziativa nei confronti di qualcosa. Prendi per esempio la signora Molloy, di fronte. Tutti quei figli, e neanche un bagno dove lavarli. Un gabinetto esterno. Perché non va in comune a sollevare un putiferio? Potrebbe costringerli a trovarle una casa migliore. Non è giusto che dei bambini debbano crescere in quelle terribili condizioni.
- È troppo stanca- disse Mel. - Non ha l'energia necessaria. Anche tu potresti non averla se avessi cinque bambini al di sotto dei dieci anni e un marito disperso chissà dove.
- Mi farebbe diventare più aggressiva- disse Lucinda. - Attenzione, io per prima cosa non mi caccerei mai in una situazione del genere. Cinque figli? Ma non ha mai sentito parlare di controllo delle nascite?
- Non gli è permesso. Sono cattolici.
Lucinda scrollò le spalle, sprezzante. - Chi glieli tirerà su, il papa? E quel presuntuoso di Nicholls, il vicino di casa, con il suo tosaerba, che ti guarda come se fossi immondizia? Un tosaerba, figurati! Per una cacchetta di "giardino", quattro metri per otto.
- Forse è troppo indolenzito per usare la falce.
- E quel Khan, che tiene sua moglie sempre chiusa in casa? Non esce mai.
- Forse è malata.
- Non l'ho mai vista nemmeno una volta, da quando sono arrivati. Come facciamo a sapere che non l'ha uccisa?
- E dai, Lucinda! Non puoi crederlo veramente.
- Magari non è ancora morta, ma la sta uccidendo lo stesso. Uccidendo la sua mente. Tenendola chiusa là dentro così, senza amici. E perché hanno sempre le tende chiuse?
Mel disse con impazienza: - In Pakistan devono tenere le tende chiuse così per via del sole troppo caldo...
- Sole caldo. In Inghilterra? Questa é buona.
Mel non riuscì a non ridere.
- E c'è la signora Hickey. Flo l'Impicciona, come una guardia di frontiera russa lì all'angolo, che uno non si può soffiare il naso senza che lo sappia. E Vi Brown. È una donnaccia. Gente stupenda.
- A me piace Vi Brown. È a posto- disse Mel. - Si è offerta di aiutarmi. Come fai a sapere che è una donnaccia?
Lucinda grugnì. - Tutte quelle macchine diverse? Un uomo nuovo ogni mese?
- E allora?- disse Mel. - Non sono cose che ci riguardino.
- Abbaffa il livillo del civcondavio- disse Lucinda con l'accento stretto della signora Nicholls.
- Gentaglia bianca?- suggerì Mel.
- Tu l'hai detto, non io- soggignò Lucinda. - E che mi dici del signor Singh il Superiore, nel negozio all'angolo?
- È veramente simpatico- disse Mel seccata. - E lo sono anche gli Hussain, i miei vicini. Mi piace Saira. È un'amica. Mi ha aiutato a pulire casa.
- Credono di essere migliori di noi.
- Più istruiti, sicuramente- disse Mel. - Il signor Singh è laureato.
- Laurea in lettere a Calcutta!
- Non è vero. È una laurea in legge. Veramente, Lucinda, certe volte ultimamente mi stai proprio scocciando. Stai diventando razzista, come il signor Nicholls.
- Non mi piace la gente che mi guarda dall'alto in basso.
- Lui non lo fa. Il signor Singh sta studiando per l'abilitazione inglese, e quando l'avrà ottenuta potrà fare l'avvocato.
- Ci crederò quando lo vedrò- disse Lucinda, alzandosi e sistemandosi la gonna. - La sai una cosa? Nessuna di queste persone riuscirà mai ad andarsene da questa strada. Nemmeno una.
- Solo tu!- disse Mel furiosa, perché Lucinda aveva finalmente espresso a parole quello che anche lei sentiva dentro di sè, ma non riusciva assolutamente ad affrontare.
- Si, io, certo. E forse anche tu. Un giorno. Tutti gli altri saranno ancora qui. Anche mamma e papà. Stanno risparmiando da anni per comprarsi una casa. Ma non se ne andranno mai. Neanche Ben.
- Ed io come farei ad andarmene? Vincendo al totocalcio? Arruolandomi nell'esercito?
- Tu ti sposerai- disse Lucinda brutalmente, sapendo quanto avrebbe dato fastidio a Mel.
- Con Billy Bell, di Sylvan Street? Billy era uno zoticone allampanato della via accanto, che passava il proprio tempo libero seduto sull'orlo del marciapiede, con le dita nella lampo dei jeans.
Lucinda la guardò tranquillamente: - No, credo che tu possa avere qualcosa di meglio. Non arriverai mai sulla copertina di Gold Rush, certo- gli occhi le brillavano provocatori - ma hai un aspetto migliore da quando abbiamo cominciato a nutrirti. Begli occhi. Culo e tetto sexy.
Mel arrossì. - Grazie mille! Dovrebbe sentirti tua madre.
- Vatti a lavare la bocca col sapone, figliuooola!- consentì Lucinda, ghignando. - Ma è vero. Ed è quello che i ragazzi notato.
- Ho altro a cui pensare- disse Mel assente.
- Ah si? Del tipo?
- Ridipingere la casa. Gli esami. Trovare un lavoro per il sabato. Mia madre...
- ... Keith Edwards.
Mel arrossì di nuovo. Lucinda la guardò furbescamente e sospirò forte. - Allora è vero! Bhe, devo dire che sai come crearti dei problemi, Mel.
- Non so di cosa stai parlando. È il mio tutore di gruppo.
Lucinda fece una risata rauca. - Si sta prendendo cura di te come un padre.
Mel si sentiva accaldata. - No! Ma...
- Non cambiare argomento. Sai di cosa sto parlando. Ti piace. E molto.
Mel fece finta di ridere. - Sei pazza. È il mio insegnante. Non mi degnerebbe di uno sguardo.
- Farà molto più che guardarti, se ne avrà la possibilità. Lasciatelo dire dalla tua saggia Lucinda, tieniti alla larga da lui.
Mel si stupì della propria furia. - Lui non è così. Non lo è. Stai dicendo un mucchio di cavolate. Non lo conosci nemmeno.
- L'ho visto uscire di casa tua ed ho visto come mi guarda. Conosco il tipo.
Mel si strozzò. - È veramente buono... Disponibile... Stai sporcando tutto.
Lucinda si strinse nelle spalle: - Poi non dirmi che non ti avevo avvertita.
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MEL - Liz Berry
Teen FictionMel vive in un posto squallido, sua madre soffre di crisi di depressione e spesso e' violenta con lei. Nessuno sembra accorgersi del suo dramma. La soluzione sembra così semplice...sedersi sul cornicione della ferrovia e lasciarsi andare all'indietr...