Capitolo 17

311 7 0
                                    

Nel tardo pomeriggio Keith Edwards accostò il minibus della scuola alla marciapiede davanti all'ingresso di Mel. Era l'ultima ad essere accompagnata. Lui uscì e aprì lo sportello posteriore del bus. Lei saltò giù e lasciò cadere la cartella sul marciapiede.
Keith stava guardando la strada, stupito. - Questa via sta migliorando. Vedo che il negozio all'angolo adesso è stato ridipinto. Ora è lato meglio dell'ultima volta che sono venuto.
- Beh, è un sacco di tempo che non viene.- Non le aveva mai dato spiegazioni per Natale, e quando ci ripensava si sentiva ancora offesa. - Abbiamo fatto una campagna per liberarci dell'immondizia e delle macchine abbandonate. Ma lì in fondo dovrebbero piantare degli alberi e dei fiori. Guardi, ho cominciato a rifare il corridoio e le scale.
Aprì la porta con la chiave e lui entrò appena nell'ingresso, guardando le pareti nude. I pannelli di legno che coprivano la metà inferiore delle pareti erano stati scartavetrati, pronti per essere ridipinti.
Keith si guardò intorno, colpito. - Lo sai, hai fatto meraviglie qua dentro. Ed hai anche il fiuto per il colore.- Poi disse all'improvviso: - Perché non pensi a un corso universitario, invece di cercare un lavoro, quando finisci la scuola? Per esempio arredamento d'interni, o urbanistica o anche architettura. Se ti sbrighi fai ancora in tempo per la domanda.
- Pensa che ne sarei all'altezza?- Arrossì.
- Non vedo perché no. Hai senso dello spazio, del colore e della forma. Lo fai con molta cura e non ti spaventano nemmeno i lavori più pesanti. Pensaci.
- Non avevo mai pensato all'arredamento d'interni.- Era la prima volta che una carriera le sembrava anche remotamente interessante. Aveva sempre pensato che sarebbe già stata molto fortunata a trovare un lavoro e che molto probabilmente sarebbe stato scialbo e noioso, ed ecco che Keith le apriva improvvisamente una porta alla speranza. - Si, ci penserò.- Nel cuore le comparve un arcobaleno di eccitazione.
Lui osservò il suo viso, sorridendo. - Ti è piaciuta la roba di William Morris, oggi?
- Oh si- disse fervida. - Era splendida. Grazie per averci portati.- Gli sorrise a sua volta, piena di felicità, con i suoi enormi occhi scuri. Keith non riusciva a resistere all'impulso di farla reagire a lui come uomo, non come insegnante.
Disse a bassa voce: - È piaciuto anche a me averti lì vicino.- La guardò negli occhi, tentandola.
Mel esitò poi, stordita, gli mise una mano sulla spalla e si alzò in punta di piedi per baciargli la guancia. All'ultimo momento lui voltò la testa e le sue morbide labbra scivolarono su quelle di lui. Keith diede in calcio alla porta, chiudendola, e la baciò di nuovo, non delicatamente, non dolcemente. Lei gli mise le braccia al collo.
- Buonasera.
Dietro la spalla di Keith gli occhi di Mitch si spalancarono con orrore. Mitch stava appoggiato alla porta della cucina, con occhi vitrei, feroci, sardonici.
Keith fece una giravolta e rimasero a fissarsi.
Mel disse in fretta, con voce rauca: - Come hai fatto a entrare?
- Consegno la scrivania. Mi hai dato la chiave, ricordi?
La scrivania. Mel si era dimenticata del loro accordo. Aveva quasi dimenticato quello che era successo la sera prima, nell'emozione di passare tutta la giornata con Keith, guardando bellissime cose. Non aveva pensato a Mitch nemmeno una volta. Disse, balbettando: - K-Keith, questo è un mio amico. Suo nonno è il proprietario del negozio dove lavoro. Ho appena preso questa fantastica scrivania...
Mitch l'interruppe bruscamente: - Chi è lui?
- Il mio insegnante di arte. Lui, ehm, diciamo che mi tiene d'occhio.
- E ti mette anche le mani addosso, a quanto pare.
Mel arrossì.
Keith era preoccupato. Quanto poteva aver visto questo tizio? Disse, spavaldo: - Io sono Keith Edwards, il tutore di gruppo di Mel.
Mitch rise e gli rifece il verso. - E io sono Mitch Hamilton, chitarra solista degli Assassination. Il ragazzo di Mel.
Keith la guardò, scosso.
- Non è vero- gridò Mel, terrorizzata.
Mitch le fece scivolare addosso uno sguardo significativo. - Allora non so che cosa stavamo facendo nel mio letto, tutta la notte scorse e stamattina.
Mel avrebbe voluto che le si aprisse il pavimento sotto i piedi. Era un incubo impossibile.
Keith disse: - Avresti dovuto dirmelo, Mel. Avrei capito. Hai rischiato moltissimo.
- Keith, ti giuro che non è vero. Non sono la sua... amante. Non è stato così.
- È una donna veramente stupenda- disse Mitch in tono strascicato, sarcastico. - Peccato che tu te la debba perdere, papà.
Keith si voltò e parlò direttamente a Mel. - Eri con lui la notte scorsa?
Lesse la risposta sul viso scarlatto e distolse lo sguardo.
- Mel, devi riflettere su quello che stai facendo. Non puoi buttare tutto al vento proprio quando la vita per te sta appena cominciando. Hai passato un brutto periodo, e posso capire la tentazione. Un bel ragazzo come lui. Una pop star in testa alle classifiche. Fascino. Fama. Soldi. La macchina. Tutte le attrattive. Ma lo sai che non c'è nulla di vero giusto? Nessun futuro. Nessuna certezza. Nessun rapporto durevole.
- E tu che cosa ne sai?- disse Mitch, furioso.
- Ma certo che lo so!- disse Mel impaziente a Keith. - Non c'è bisogno che me lo dica. Lo capisco da sola.
- Io non posso impedirtelo, Mel, ma stai rischiando, e credo che dovrò dire due paroline in proposito a Dee Tracey.
- Non sono affari di Dee Tracey!
Mitch si affrettò a dire: - Mel, devo parlarti. Senti...
Ma Mel non riusciva a guardare nessuno dei due. Le sembrava di vivere un incubo. Deglutì. - Keith, per favore, tu non capisci...
- Adesso vado, ma devi promettermi che non andrai di nuovo con lui finché non ci avrai riflettuto seriamente.
- Va bene- disse Mel - ma se solo ascoltassi...
Keith guardò freddamente Mitch. - Credo che farebbe meglio a venire via con me.
- No grazie, papà, mi trovo bene qui.- Sorrise canzonatorio. - Non mi serve un passaggio. La mia macchina è qui fuori. Quella grossa Mercedes.
Keith era improvvisamente conscio dei suoi vecchi pantaloni e della camicia sgualcita. Guardò la costosa giacca di pelle di Mitch e fu invaso da un'acre invidia. Sarebbe stato un piacere dargli un pugno in un occhio.
Mitch lo osservava. Disse dolcemente: - Non ci provare.
- Keith, per favore ascolta, lui non è...
Si era voltato e aveva spalancato la porta.
- Keith!
- Ci vediamo a scuola, Mel, e ne riparleremo. Ma vedi di usare quell'indirizzo che ti ha dato la signora Bell, al più presto possibile. Guarda, domani mattina non venire a lezione. Vai lì. Hai capito?
- Si, si, d'accordo, ma Keith...
Ma ormai se n'era andato, sbattendosi la porta alle spalle. Sentì il vecchio bus partire scoppiettando. Appoggiò la fronte alla porta.
Mitch rimase a guardarla. - Vai baciando tutti i tuoi professori in quel modo?
Lei si voltò furiosa, con le guance umide, e si asciugò le lacrime con il dorso della mano. - Come hai potuto, Mitch? Era la prima volta che mi baciava, che mi aveva veramente notato, e tu sei venuto a rovinare tutto. Credevo che fossimo amici. Non ti perdonerò mai per aver mentito in quel modo.
- Mentito?
- Lo sai! facendogli credere che fossi la tua ragazza. Non è vero, lo sai che non è così. È andato via credendo che tra noi due ci sia stato qualcosa di serio ed invece è stato tutto...
Lui disse, teso ed immobile: - Già, cos'è stato, Mel?
Lei lo guardò amareggiata. - Dovresti saperlo. Sei tu quello che ha tanta esperienza. È stato solo un caso. Come la chiamano? Un'avventura di una notte.
- Tutto qui?
- Avevo bevuto troppo e immagino che tu ti sentissi solo o qualcosa del genere. Io ero a portata di mano e mi hai semplicemente usato.
Mitch divenne bianco dalla rabbia, ma lei non ci fece caso.
- Dovevo essere impazzita- continuò Mel. - E adesso lui pensa che stiamo insieme e non mi bacerà più e tornerà da quella mocciosa che ho visto a casa sua.
- E allora?
- Allora non lo sopporto!- disse alzando la voce.
- Sei innamorata di lui.
- E a te cosa importa?
- Sto solo cercando di capire come mai fossi tanto appassionata con me, ieri notte.- Gli occhi di Mitch divennero due fessure. Si avvicinò rapidamente a Mel e le inclinò la testa, rapidamente, in modo da poterla guardare dritto negli occhi. - Non è che per caso stavi facendo finta di essere con lui?
Mel si ritrasse, paonazza, ma lui aveva già allontanato le mani e stava, curvo a guardarla con disprezzo.
- È disgustoso.
Mel disse, disperata: - Non ho potuto farci niente. E comunque non è stato così tutto il tempo. E poi che importa? Era solo per una notte. È tutto finito, adesso.
Lui rise cupo e le lanciò un giornale della sera.
- Mi dispiace, tesoro. Non ancora. Siamo fidanzati, ti ricordi?
C'era una grande fotografia di Mitch, tenebroso ed affascinante, sotto il titolo diceva "Mtich Hamilton si sposa" con la firma del giornalista, Melvin McKinley.
Mel alzò gli occhi, sbalordita. - Ma Keith lo leggerà- balbettò. - La signora Miller. Mia madre! Tutti lo vedranno. Oh, Mitch che cosa possiamo fare? Devi metterti immediatamente in contatto con il giornale, adesso, e dirgli che è un terribile malinteso.
Mitch la guardò per un lungo istante poi, in silenzio, le passò accanto ed uscì.

La notizia che Mel Calder stesse per sposare Mitch Hamilton degli Assassination il mattino seguente creò scompiglio in tutta la scuola. In qualche modo Mel sopportò le prese in giro, i commenti maligni e le battute sconce, cercando di apparire calma, ma trasalendo dentro di sè. Imparò a ignorare le domande volgari.
- È tutto uno sbaglio- diceva e ripeteva fino allo sfinimento. - Sono tutte balle.
Erano tutti molto delusi. - Vuoi dire che non ti sposi, Mel?
- Certo che no. Sono solo chiacchiere di giornali.
Sopravvisse anche all'imbarazzante colloquio con Keith Edwards e Dee Tracey.
Non cercò di inventarsi una scusa con la signora Miller. Le spiegò semplicemente quello che era successo. Quando ebbe finito, aspettò timorosa che cadesse la ghigliottina, ma la signora Miller disse tranquillamente: - Lucinda mi aveva detto che avresti fatto tardi al ricevimento e che forse saresti rimasta a dormire da Mitch. La prossima volta voglio sentirlo dire da te. Merito forse che tu mi faccia impazzire di preoccupazione?
- Mi dispiace- rispose Mel piena di vergogna, sapendo che non c'era alcuna scusa valida. - Non lo farò più.
- Hai bisogno di molto amore, lo so, Mel. Non ne hai avuto quanto ti spettava. Ma non andare a cercarlo nel posto sbagliato.- Poi si infilò il cappotto ed accompagnò Mel al consultorio familiare.

Mel aspettava che comparisse la smentita di Mitch. Ogni giorno leggeva tutti i giornali in biblioteca, ma senza trovare nulla. Mitch non veniva al negozio e un misterioso silenzio sembrava essere calato sugli Assassination.
- Non l'ho visto- disse Lou, tenendo banco nel suo angolo preferito della sala delle visite dell'ospedale. - Sarà in viaggio, immagino.
- Per favore, Lou, chiedigli di passarmi a trovare la prossima volta che lo vedi. Devo parlargli di... d-di una cosa importante.
- Ho letto il giornale- disse Lou. - State cominciando a spartirvi i cassetti, eh?
- No!- disse Mel con furia. - E non è divertente. Digli solo che voglio vederlo urgentemente.
Con grande dispiacere, Mel scoprì di essere diventata molto richiesta tra i ragazzo della scuola. Il prestigio che derivava dall'uscire con una ragazza che fosse amica di Mitch Hamilton era molto alto. Prima la notavano a malapena adesso era sommersa di invita a feste, discoteche, locali, e tutti a scuola la riconoscevano, anche il personale, che fino ad allora aveva detto "Mel chi?"
- È sciocco- diceva a Lucinda e a Ben, seduti al tavolo della cena. - Prima nessuno voleva conoscermi, quando avrei avuto tanto bisogno di amici che mi aiutassero.
- Non è colpa loro- disse Ben. - Non ti mischiavi. Ti tenevi sulle tue, in disparte.
Mel rise mesta. - Questo è quello che pensi tu.
Lucinda disse, disgustata: - I maschi sono talmente stupidi.
- Beh, adesso Mel è diversa. Ha addirittura un aspetto diverso- protestò Ben.
- I capelli.
- No. Sei più come una persona... più vera...- Cercò di rendere chiaro il concetto ma ci rinunciò.

MEL - Liz BerryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora