Capitolo 4

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La signora Miller governava la propria casa come un prolungamento della sua corsia al Saint Joseph. I lucenti mobili erano allineati lungo le pareti con precisione militaresca, lasciando il centro della stanza libero per la gloria della turbinante moquette color ruggine, giallo e marrone. Era il vanto e la gioia della signora Miller, che la ripassava ogni giorno amorevolmente con l'aspirapolvere. Aveva una bella collezione di piante in vaso, ma i soprammobili, le cianfrusaglie, il fumo e soprattutto la polvere erano vietati. I cappotti dovevano essere appesi agli attaccapanni nell'ingresso. Le cartelle e i libri di scuola dovevano essere tenuti nelle stanze da letto.
I Miller abitavano nell'ultima casa in Cowcross Street, accanto al terrapieno delle ferrovia. Era più grande di quella di Mel, con quattro stanze da letto, ma a casa adesso, dopo che la figlia maggiore Michelle si era sposata, vivevano solo Ben e il piccolo Stevie, che si dividevano una stanza, e Lucinda. Il signor Miller era un carpentiere e il suo lavoro lo portava in giro per Londra. Usciva molto presto tutte le mattine e di rado tornava a casa prima delle otto di sera. Era un uomo tranquillo, pacato. Lasciava tutta la gestione della casa a sua moglie, ma Mel aveva notato che quando lui le dava un parere la signora Miller gli dava retta.
Tutti, tranne il signor Miller, dovevano rifarsi il letto, tenere pulite le proprie stanze e fare quello che veniva loro ordinato. C'era anche un sistema di turni per le pulizie e le faccende di casa, basato su un concetto strettamente egualitario e non-maschilista, e neanche Lucinda cercava di svicolare. Mel vi prendeva parte di buon grado, contenta di fare qualcosa che la facesse sentire parte della famiglia.
Si era sistemata bene. Era un lusso avere dei veri pasti cucinati ed era strano andare a dormire in una casa piena di gente. Le avevano assegnato la piccola mansarda sul retro, con un comodo letto, un armadio in cui appendere i vestiti e un mobile da toeletta. La signora Miller le aveva dato le chiavi di casa e le aveva detto che era libera di andare e venire come le pareva, ma che doveva essere in casa per la cena e di ritorno entro le undici di sera. Niente feste fino alle ora piccole o serate in discoteca senza preavviso.
- Feste! Non sono mica richiesta come Lucinda- rise ironicamente. - Non ho neanche mai avuto un ragazzo. La maggior parte del tempo starò dall'altro lato della strada a pulire e ridipingere.- Aveva detto alla signora Miller della sua idea per sorprendere sua madre.
- Voglio spazzare via tutte le brutture del passato, in modo che possiamo ricominciare daccapo. Voglio che sia tutto pronto per quando tornerà a casa dall'ospedale.
- Ne avrai il tempo- disse la signora Miller. - Non ti ammazzare.- Personalmente pensava che Mel avrebbe avuto più tempo di quanto non immaginasse.
Mel era andata a trovare sua madre e le era sembrato che stesse meglio. L'avevano ripulita.
- Se ne stava seduta lì. Non ha detto nulla. Aveva lo sguardo fisso. Immagino che le stiano dando delle medicine.
- Sedativi- disse la signora Miller, scodellando un bel piattone di riso bianco. - Per calmarla. Non aspettarti dei miracoli, Mel. Riprendersi da un collasso nervoso è una cosa lunga.
Mel la osservò. La signora Miller era un'infermiera e probabilmente sapeva benissimo quanto fosse grave sua madre. - Hanno detto che sarebbe meglio se andassi a trovarla ogni quindici giorni.
La signora Miller annuì. - Dalle la possibita di ambientarsi.
- Odio quel posto. C'é quel bel soggiorno vivace, moderno, pieno di bei colori, e tutta quella gente stanca, esaurita che si muove a malapena. Morti viventi.
- Si rimetteranno- disse la signora Miller. - La maggior parte. Alcuni.
- Come fa a sopportarlo?- chiese Mel. - Voglio dire, fare l'infermiera.
- È un lavoro. Bisogna avere un lavoro. Se devi fare qualcosa, impari a farla e poi la fai. Vedrai.
Una settimana dopo Dee Tracey venne a visitarli e dopo aver parlato in privato con la signora Miller attraversò la strada fino al numero Sei, con Mel.
- Aveva ragione lei- disse bruscamente Mel. - La casa era ridotta in uno stato pietoso.
L'assistente sociale non avrebbe capito, ma tutt'a un tratto Mel voleva farle vedere quello che aveva fatto. Dee Tracey si aspettava, e Mel lo sapeva, di trovare la stessa confusione e la stessa sporcizia che aveva visto quando la signora Calder era stata portata via, ma Mel aveva lavorato come una schiava facendo le pulizie ogni sera dopo la scuola.
All'esterno, in attesa della nettezza urbana, c'era una pila di scatoloni appiattiti, legati insieme, con cinque sacchi di frammenti di giornale. Tutto era stata pulito a fondo, trasudava di vecchiaia. Molta della puzza era già sparita.
Il naso di Dee Travey ebbe una fitta.
- Adesso posso aprire le finestre- disse Mel, leggermente divertita. - Il signor Miller è venuto a farmi vedere come riparare i telai delle finestre scorrevoli.- era il suo primo trionfo. Il primo passo di un lungo cammino e lo aveva coscienziosamente annotato sulla prima pagine del suo "diario del Progetto", con un diagramma di spiegazione e un peso di corda per contrappesi.
Dee Tracey fissò esterrefatta i vecchi mobili, ora visibili in tutta la loro squallida bruttezza. La maggior parte dello spazio era occupata dal tavolo di radica con le gambe bullone e le quattro sedie dall'alto schienale, con i sedili rotti e strappati. Contro la parte divisoria c'era un'enorme credenza di mogano nero con specchi e piccole mensole sorrette da colonnine. C'erano armadi a muro da entrambi il lati del caminetto murato e davanti a questo un tappeto unto, il cui colore originario era ormai impossibile da decifrare. Il linoleum accanto alla porta era consumato fino in fondo. La maggior parte delle superfici era ancora ricoperta da una confusione di carte, indumenti, buste, scatole, vassoi etti di cibo congelato. La carta da parati ed il soffitto marrone, scoloriti nel tempo, e dall'unica stretta finestra affacciata su un disordinatissimo cortiletto posteriore entrava poca luce. Ma adesso il pavimento e la tavola erano sgombri e Dee Tracey notò che Mel aveva lucidato il linoleum marrone.
- Venga a vedere di sopra.- Mel fece strada. Era fiera di tutto il lavoro che era riuscita a fare in quei pochi giorni e voleva che Dee Tracey lo vedesse tutto.
La stanza di sua madre adesso era pulita. Aveva quasi vomitato mentre la puliva. Aveva liberato il letto dalle lenzuola grigie e puzzolenti e le aveva buttate nel bidone dell'immondizia. Erano irrecuperabili. Sotto il letto aveva trovato mucchi di biancheria intima, sporca e puzzolente, coperta di polvere e lanugine. Aveva portato tutto, comprese le tende e le coperte, in lavanderia. Aveva spazzato via le ragnatele dalle pareti, lavato il pavimento, pulito le finestre e riappeso le tende. Ma era comunque deprimente, con quella carta da parati scura, con quei mobili economici e brutti.
La sua stanza da letto era sempre stata pulita, ma vedendola con gli occhi di Dee Tracey Mel si rese conto di quanto fosse spoglia. Non c'era un tappeto per terra e il copriletto rosa era scolorito e strappato. Gli unici altri mobili erano un armadio a muro ed una piccola cassettiera che Mel usava come scrivania per fare i compiti. Un gatto di gesso che Lucinda che aveva regalato per il suo quindicesimo compleanno stava seduto sulla mensola davanti alla finestra, tenendo in piedi il dizionario scolastico e qualche altro libro.
- Vuole dare un'occhiata anche al bagno?- chiese Mel sardonica. - È al piano di sotto, all'esterno, fuori dalla cucina. Ha un pavimento di legno piuttosto interessante, ma non abbiamo certo il privilegio di una vasca da bagno.
- Non c'è nessun motivo per essere in imbarazzo, cara.
- Ah no?- chiese Mel.
Scesero rumorosamente giù per le scale di legno nudo. Dee mise la mano sulla maniglia della porta del salotto, ma Mel scosse la testa. - Non lo usiamo. È vuoto. È sempre chiuso a chiave. Lei pensa che i ladri cerchino di entrare dalla finestra sulla strada.
Si avviarono lungo il breve corridoio verso la cucina. Un vecchio lavandino incrinato con sopra un vecchissimo scaldabagno. Una cucina a gas di marmo grigio. Ma era tutto pulitissimo. Nn c'erano piatti da lavare o cibo marcescente.
Dee disse, senza pensarci: - Come te la cavi senza un frigorifero?
Mel strinse i pugni finché le unghie non le affondarono nei palmi delle mani.
- Stavo mettendo da parte i soldi.
- Per un frigorifero?
- Per una cucina su misura. Sa, in questa via ce l'hanno tutti.
Dee Tracey disse: - Mel, per carità. Non ti sto criticando. È nostro compito cercare di aiutarvi.
- Ah si? Strano che nessuno se ne sia occupato fino ad ora. Tre anni.
Dee arrossì. - Non hai idea di come siamo oberati di lavoro, Mel. Ci sono così tanti problemi. Non possiamo cercare di essere amiche? Almeno adesso stiamo cercando di aiutarti.
- Ormai è troppo tardi- disse Mel - mi sono resa conto che posso farcela molto meglio da sola.
- Mel, sei proprio sicura che non preferiresti andare a stare con tua zia?
- Gliel'ho già detto, è la zia di mia madre, e non ci andrò. Preferisco di gran lunga stare dalla signora Miller. È un'ottima cuoca e io posso venire a mettere a posto qui dentro. Ridipingerò il soggiorno per fare una sorpresa a mia madre. Farà parte del mio esame di educazione artistica, ed il signor Edwards ha promesso che mi aiuterà.
- Beh, questa mi sembra un'idea molto valida.- Dee sembrava vaga. La sua mente era già al prossimo cliente, pensò Mel. - Passerò la prossima settimana, per vedere se va tutto bene. La tua richiesta di sussidio é sistemata?
Mel annuì. - E l'ospedale si é occupato di pagare l'affitto della casa al posto di mia madre.
Era giunta ad un accordo con la signora Miller per il vitto e l'alloggio che le lasciava in tasca un gran quantità di soldi maggiore di quanto non le sembrasse giusto avere. Ma la signora Miller le aveva detto di comprare della vernice con i soldi in più. - Anch'io ho i miei sensi di colpa, Mel- le aveva detto. - Avrei dovuto fare qualcosa. Sapevamo tutti quello che stava succendo.
- A proposito- disse Dee Tracey, rigirandosi sulla soglia. - Mi sono dimenticata di dirti, trovo che tu abbia fatto grandi cose qui dentro. Sembra già un'altra cosa. Se hai bisogno di me, Chiamami. Non dimenticarlo. Per qualsiasi tipo di problema, chiamami.
- Si, beh... grazie.
Forse aveva giudicato male Dee Tracey. Forse sotto tutto quell'atteggiamento professionale le interessava veramente. Comunque, sarebbe nevicato all'inferno prima che Mel avesse chiamato Dee Tracey per qualcosa. "Cara."

MEL - Liz BerryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora