Capitolo 24

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Fuori dall'ospedale era ormai sceso il tramonto. Mel aveva già svoltato verso Market Street prima di accorgersi che si stava automaticamente dirigendo verso casa. Si fermò di colpo in mezzo al marciapiede ed una piccola sagoma, piagnucolando disperatamente, le rimbalzò addosso. Senza fiato, Mel la afferrò per un braccio e si ritrovò a fissare una faccia scura conosciuta.
- Stevie Miller! Che diavolo succede?
Era un ragazzino coraggioso, non incline al pianto. - Si tratta di Ben. La polizia l'ha arrestato. L'hanno portato da qualche parte. Non so dove. Sono venuto a cercare la mamma all'ospedale. Papà è giù nel Surrey e finirà di lavorare tardi e Lucinda è andata a una specie di riunione con Joe. Non so cosa fare. Ben non ha fatto nulla. Era appena tornato da scuola e stava consegnando dei volantini dell'Associazione per lo sviluppo e stava andando a comprare del pollo con le patatine fritte per...
- Lascia perdere il pollo e le patatine!- Lo scosse con impazienza e lui ricominciò a pinagere. - Ascolta. Tu vai dentro quella porta, lì, alla portineria. Dì che a casa c'è un'emergenza e chiedi di parlare con tua madre. Dille che io sono andata alla polizia a vedere che sta succedendo. Capito?
Lui annuì, singhiozzando, e Mel senza attendere un minuto di più mise le ali ai piedi e cominciò a correre lungo il marciapiede.
Arrivata alla stazione di polizia in High Street era talmente furiosa che non ebbe neanche il tempo per sentirsi spaventata di trovarsi in una stazione di polizia per la prima volta in vita sua.
- Sto cercando un mio amico- disse al tizio seduto dietro la scrivania. - Mi hanno detto che è stato arrestato...- In quell'istante si accorse di Ben, abbandonato sulla panca di fronte alla scrivania, le braccia conserte, le gambe stese in avanti.
- Ah, eccoti. Che è successo! Che ci fai qui? Ho incontrato Stevie.
- Conosce questo ragazzo?- chiese il sergente dalla scrivania.
- È Ben Miller.
Il giovane poliziotto in piedi accanto al sergente aveva un'aria scettica.
- Sono tutti uguali. Come fa a sapere che è lui?
Mel lo guardò a bocca aperta. - Ma certo che è Ben Miller. Siamo amici. Io vivo in una camera della loro casa. Andiamo alla stessa scuola. Sua sorella Lucinda è la mia migliore amica. Chi altro potrebbe essere?
All'improvviso capì. - So riconoscere anche lei. E suo padre e sua madre. E la sua sorella sposata e il marito della sorella sposata e il loro due bambini...
Ben stava ghignando. - Perfida!
- Ma certo che lo riconosco. Non porto mica gli occhiali. Nè i paraocchi.
Il sergente alla scrivania sembrava preoccupato. Disse al poliziotto più gvane: - Sei sicuro che il ragazzo fosse questo?
- Stava con un amico all'angolo tra Hereward Street e Market Street alle sei. Più tardi l'ho visto andarsene dal supermercato Cranshaw dall'uscita posteriore...
- Va bene.
Mel sbattè impaziente la mano sulla scrivania. - Questo non può essere vero. Ben alle sei era a scuola con me, con Bernard Wilson, Tom Kerrigan e Conny Ravopoulos. Stavamo sistemando le decorazioni per la festa di domani a scuola. Era ancora lì quando sono andata via alle sette per andare all'ospedale. Non poteva essere in Hereward Street alle sei.
- Immagino che tutto voi direte che è stato lì tutta la sera?- la schernì il poliziotto giovane.
- È lì che si trovava, e ci sono un sacco di noi che l'hanno visto. Non potrebbe essersi trovato da nessun'altra parte né alle sei né alle sette.
Il poliziotto più anziano adesso sembrava preoccupato: - Beh, possiamo chiarire tutto quanto domani mattina.
- Senta- Mel cercava di aggrapparsi ai rimasugli del proprio contegno - perchè mai Ben dovrebbe passare la notte qui dentro, solo perché quella, quella... persona...- il suo dito indicò il poliziotto giovane - si è sbagliato?
- Suvvia, signorina...
- La madre di Ben sarà veramente furiosa quando tornerà a casa dall'ospedale. Non è giusto.
- Adesso, da brava, vai a casa.
- Guardi, vado a cercare Bernard o Tom. Loro vi diranno...
- Probabilemte si sono appena inventati tutto fuori dalla stazione- sghignazzò il poliziotto giovane.
Mel prese un gran respiro. - Se non vuole dar retta a me o ai miei amici, forse crederà a qualcuno degli insegnanti che erano lì con noi. Vado a chiamare qualcuno.
Marciò rabbiosamente fuori dalla stazione.
- Probabilmente va alla William Watt. Il preside è una vera rottura. Ci è già successo una volta. Se lei lo trascina fuori di casa a quest'ora della notte ti staccherà le orecchie. Al signor Thomas non piacciono i poliziotti.
Il poliziotto giovane aveva il collo arrossato. - Le dico che...
- Ho sentito. Ti ho anche sentito dire che per te si assomigliano tutti. Fai il lavoro sbagliato per quel tipo di affermazione. Meglio che cominci seriamente a pensare al tuo futuro.
Mel, fuori dalla stazione di polizia, stava disperatamente cercando di non farsi prendere dal panico. Doveva chiamare qualcuno al più presto possibile prima che potessero accusare formalmente Ben e che andasse tutto troppo oltre. Quali insegnanti c'erano stati a scuola con loro? Per un momento ebbe un vuoto mentale, poi si ricordò la signora Green che contava le lattine delle bibite, il singor Biggs che provava l'impianto di amplificazione, il guardiano della scuola, il signor Thomas, Keith Edwards, incaricato delle decorazioni.
Il signor Thomas sarebbe stato il migliore ma viveva lontano, nell'Essex. Avrebbe potuto chiamare le informazione sugli abbonati e chiedere il suo numero. La signora Green le aveva dato il numero da chiamare per le emergenze, e avrebbe anche saputo il numero del singor Thomas...
Stava cercando di non pensare alla scelta più ovvia e più rapida. Keith Edwards, proprio dietro l'angolo. Sarebbe potuto arrivare in pochi minuti. Doveva esserci qualcun altro che non fosse Keith. Come faceva a tornare di nuovo al suo appartamento?
Mel esitò, sentendosi tutta accaldata, con un senso di nausea nello stomaco. Sapeva che in realtà non aveva scelta. Questa era una questione più importante dei sentimenti personali. La velocità era essenziale. Doveva mettere da parte il proprio orgoglio. Ben era veramente nei guai. Keith Edwards avrebbe capito che era davvero una cosa importante. Avrebbe di certo voluto aiutare Ben. Si avviò lungo la strada.
Una mano magra, scura, forte come la roccia, la afferrò per un braccio e la rivoltò come una trottola. Il gruppetto di ragazzi negri più grandi le si strinse attorno, percoloso, minaccioso.
- Dov'è Ben Miller? Che sta succedendo?
Riconobbe Winston Reynolds di Sylvan Street e Johnston Gates di Blossom Bank Road, che avevano entrambi lasciato la scuola e da allora erano disoccupati. Aveva visto spesso alcuni ragazzi degli altri ragazzi gironzolare attorno al mercato all'ora di pranzo.
- Lasciami andare, Winston, ho fretta.
- Abbiamo sentito delle storie. Dov'è Ben?
- Alla polizia. Pensano che abbia fatto un colpo da Cranshaw. Adesso lasciami andare, ti dico che devo andare a chiamare aiuto.
Lui allentò la presa. - Pensavo che stasera stesse sistemando la discoteca a scuola o qualcosa di simile.
- È vero. Ma poi è andato a consegnare i volantini dell'Associazione per lo sviluppo e la polizia l'ha acchiappato. Hanno fatto uno sbaglio, ma non vogliono darmi retta. Devo andare a chiamare Keith Edwards. A lui crederanno...
Uno dei ragazzi rise. - Quello è occupato. Lui non esce di notte per i negri.
Mel si liberò con uno strattone. - Non dire stupidaggini. Ben non può restare là dentro tutta la notte. Non è stato lui. Toglietevi dai piedi.
I ragazzi indietreggiarono, radunandosi.
- Allora è vero.
- Non è giusto!
- Ci trattano come spazzatura.
- Non possiamo farci niente.
E la voce cantilenante di Winston: - Lo tireremo fuori noi.
Spaventata e preoccupata, Mel si mise a correre. C'era stata molta tensione ultimamente tra i ragazzi del luogo e la polizia, un susseguirsi di piccoli incidenti. Si sarebbe potuta facilmente gonfiare e diventare qualcosa di grosso.
C'era una luce accesa nell'appartamento di Keith, ma anche se Mel suonò il campanello con impazienza più volte, non ci fu risposta. Doveva essere in casa. Mi dispiace rovinare il tuo movimento, pensò torva, ma questo è più importante.
Improvvisamente la porta di Keith si spalancò. Aveva un asciugamano intorno alla vita ed era sgocciolante e furioso.
- Cosa diavolo era tutto quel baccano?- Si interruppe, guardandola.
Lei deglutí. - Mi spiace disturbarla, signore. È veramente una cosa urgente e il portone era aperto...
Lui fece un passo indietro, seccato. - Entra. Cos'altro vuoi adesso?
- È successa una cosa terribile.
- Sarà meglio che si tratti di una vera catastrofe, per tirarmi fuori dalla doccia.
- Mi dispiace. Non volevo venire, ma...
- Lo sai Mel. È veramente troppo. Soltanto adesso sono riuscito ad andarmene da quella maledetta scuola e da quelle stupide decorazioni ed ecco che di nuovo qualcuno viene a rompermi le scatole. Non pensi che anche io abbia diritto a un pò di vita privata?
Mel era sbiancata. - Mi ha detto di venire da lei se avessi bisogno di aiuto. Me l'aveva fatto promettere.
- Sei venuta anche ieri sera, sta diventando un vizio, o sbaglio? Mi sto veramente scocciando.
- Per favore, Keith, si tratta di Ben Miller. Deve venire.
- Ben Miller!- esplose lui. - Stasera ne ho abbastanza di lui. È un maledetto rompiscatole. Sempre a fare scherzi, disturbando tutte...
Mel strillò disperata. - L'hanno arrestato!
Lui la guardò esasperato senza capire. - Aspetta qui, mi infilo dei vestiti.- Scomparve nel bagno.
Mel si guardò attorno, sperando che si sbrigasse, consapevole dei minuti preziosi che stavano perdendo. Proprio mente Keith rientrava, tirandosi su la lampo dei pantaloni e infilandosi un maglione sopra la testa, la porta si aprì dietro di lei ed una ragazza entrò con la sua chiave.
Per un attimo la scena si congelò. La ragazza lo guardò, poi guardò Mel, stringendo le labbra.
- Non mi stupisce che tu faccia sempre tardi agli appuntamenti con me. Hai fatto confusione con gli orari, tesoro?
- Adesso ascolta, Carol...
- È un pò troppo giovane, non ti pare? Ma no, vedo che ha quello che cerchi.
Mel disse: - Sono una sua allieva.
- Risparmiami i dettagli sordidi- disse l'altra sarcastica. - Hai scherzato una volta di troppo, Keith Edwards. Ne ho abbastanza. Il fidanzamento è finito.- Si voltò ed uscì, sbattendo la porta.
Keith si avventò furioso su Mel. - Spero che tu sia soddisfatta. Quella era la ragazza che speravo di sposare. Ascolta, e ascolta bene. Non mi piace che tu venga a chiamarmi in continuazione. Stai rovinado la mia vita sociale. Cosa c'è di tanto urgente che non puoi aspettare di vedermi a scuola? Solo perché ti ho baciato una volta non è un buon motivo per continuare a rompermi le scatole.
La tremenda ingiustizia di tutta la situazione le faceva male, ma dentro di sè stava soffrendo più di quanti non avesse creduto possibile.
Disse cauta, forzando ogni parola: - Sono solo venuta un'altra volta prima di ora, quando veramente avevo bisogno di aiuto, e mi ha mandato via. Ma questa volta non si tratta di me. Ci sono guai seri e peggioreranno a meno che non si faccia subito qualcosa. Credevo che lei sarebbe stato in grado impedirlo, ma è inutile. Lo sa che le avevo veramente creduto?- Rise e lo imitò: - "Vieni da me per qualsiasi cosa, a qualsiasi ora. Puoi contare su di me."- Rise di nuovo e aprì la porta.
- Okay, Risparmiami la parte drammatica.
- Non si preoccupi, telefonerò al signor Thomas. Lui è un vero insegnante.- Sbattè forte la porta.
Keith accese il televisore. Stette seduto lì davanti per un'ora a guardarlo sfrigolare. Poi gli venne in mente la signora Green e decise che sarebbe stata una buona idea controllare la storia di Mel, giusto nel caso fosse qualcosa di più di una crisi isterica adolescenziale. Non poteva essere successo niente di grave!

MEL - Liz BerryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora