Capitolo 7

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Mel lavorava tutti i giorni e tutte le sere d'estate. Il lavoro procedeva bene, ma era faticoso e le stava prendendo più tempo di quanto non avesse creduto necessario. Per prima cosa aveva dipinto il soffitto del soggiorno. Le era sembrato il punto più ovvio dal quale iniziare. Una mano sola, antigoccia, diceva sul barattolo. C'erano volute tre mani prima che quel marrone scolorito scomparisse. Quanto al non sgocciolare, era vero. Piuttosto lasciava cadere dei grossi goccioloni o le scorreva lungo le braccia, le quali sembravano dovessero staccarsi delle loro giunture, dopo un paio di giorni che le teneva alzate sopra la testa. Arrivata alla terza mano aveva scoperto il trucco per prendere una minor quantità di vernice sul pennello e per spostare la scala a pioli che aveva preso in prestito dal signor Miller in mondo che la vernice non le cadesse in faccia.
Per fortuna adesso aveva cominciato a lavorare sulla parete di legno, lavandola e lisciandola con la carta vetrata e la paglia d'acciaio come consigliato dai libri di bricolage che aveva preso in biblioteca. Stava accumulando soldi per comprare la vernice bianca a smalto e quella di base. Bianco per coprire tutto quel marrone tetro e rendere tutto luminoso e accogliente.
Se avesse potuto trovare un lavoro per il sabato. Aveva chiesto in tutti i negozi del circondario, senza successo. Nessuno era in cerca di commesse per il sabato. Se avesse trovato un lavoro di sabato avrebbe potuto mettere da parte i soldi per la vernice e per un sacco di altre cose. Per esempio per la scrivania da sogno!
L'aveva vista sei mesi prima da un piccolo rigattiere in una delle stradine vicino ad High Street. Era stato amore a prima vista. La scrivania era di uno stupendo color noce, piena di cassettini invitanti con maniglie di ottone e in cima un parapetto intagliato per leggere i libri. Una volta era stata in vetrina con un cartellino che diceva "Occasione: 250 sterline", ma adesso era nel retro del negozio. Quando ci passava davanti la cercava sempre con gli occhi, temendo che fosse stata venduta. Se avesse avuto una scrivania del genere anche fare i compiti sarebbe diventato un piacere.
Più realisticamente sarebbe riuscita a risparmiare abbastanza da comprare una poltrona, pensò Mel ansiosa. Qualcosa di morbido e comodo in cui sedersi a leggere un libro. Doveva esserci sicuramente qualche posto in cui comprare una poltrona economica. Cominciò a guardare le poltrone nei negozi di arredamento. Erano enormi e troppo imbottite e incredibilmente costose. Una di quelle avrebbe praticamente riempito da sola tutta la stanza del soggiorno, ma lei continuava a guardare, sperando di trovarne una rotta che si potesse riparare. Solo quando aveva già finito di ridipingere di bianco la parete di legno ed aveva iniziato a ricoprire la vecchia carta da parati nel soggiorno con una bella vernice giallo brillante vide la poltrona ideale. Era comparsa dallo stesso rigattiere della scrivania.
Ci passava spesso davanti durante il tragitto verso il mercato. Era un vero rigattiere, pieno di scatole con vecchi paralumi e vasi sbreccati, strani mobili da toeletta, armadi rotti, frigoriferi e cucine a gas arrugginiti nel cortile posteriore.
La poltrona era proprio accanto alla porta di ingresso. Era piccola, foderata di velluto verde, con un alto schienale trapuntato di bottoni, braccioli bassi e zampette curve e tozze. Vittoriana, pensò Mel, compiaciuta di cominciare a saper riconoscere alcuni degli stili illustrati nel libri di arrendamento che leggeva avidamente in biblioteca.
Ogni volta che passava schiacciava il naso contro la vetrina per vedere meglio, non osando entrare. A che scopo? La poltrona non era rotta. Sarebbe costata troppo. Ma la forma era proprio quella giusta per il soggiorno. Sospirò.
Il venerdì sera si soffermò a lungo lì davanti. Il vecchio proprietario del negozio era di solito impegnato a giocare a carte su uno scatolone con un compare, nel cortile oltre l'arcata laterale. Se fosse stato lí come sempre gli avrebbe chiesto il prezzo, ma oggi non lo vedeva da nessuna parte. Qualcuno quel sabato avrebbe comprato la poltrona e sarebbe sparita per sempre. Notò che c'erano delle delicate foglioline intagliate che si arrampicavano sulle zampe ricurve. Era una follia anche solo guardarla. Non aveva soldi, comunque. Si voltò per andarsene, ma poi ci ripensò ed aprì la porta.
C'era un giovane seduto con i piedi sulla scrivania che faceva da banco, con la sedia inclinata all'indietro.
- Congratulazioni! Allora finalmente ce l'hai fatta.
Poggiò il libro che stava leggendo e mise i piedi per terra. Aveva gli occhi di un blu molto scuro, quasi neri, che la guardavano con aria canzonatoria.
Mel lo fissò confusa, con la mente ancora alla poltrona. - Fatto cosa?
- Ce l'hai fatta ad entrare. Sei stata sospesa là fuori due volte al giorno per tutta la settimana, guardando la vetrina.
Mel era in imbarazzo. - E allora?
- Non mordo mica. Saresti potuta entrare.
- Sto solo guardando. I negozi esistono per questo giusto?
- Non questo tipo di negozi. Chi mai potrebbe volere questa robaccia? Vuoi il mio autografo?
- Autografo?- Lo guardò distrattamente, poi un po' meglio. La sua maglietta era strappata e macchiata, i jeans sfrangiati e le sporche scarpe da tennis erano bucate sugli alluci. Il viso, magro, ossuto, vivace, sembrava abbastanza pulito, ma i capelli erano lunghi e incolti, e sembrava che ultimamente non fossero stati pettinati.
Lei scoppiò a ridere. - Quanto costa quella poltroncina?
- Poltroncina?
- Quella accanto alla porta.
- Dai, su! Non sarai mica interessata ai mobili?
Mel disse seccata: - La vendi questa roba, oppure no?
- Ti stai per sposare, allora?- I suoi occhi la deridevano.
Mel disse seccamente: - Un sacco di ragazze si sposano a diciassette anni.
- Non tu.- La esaminò rapidamente da capo a piedi con lo sguardo. - Non sei incinta. Troppo paurosa. Non ti interessa.
Mel arrossì e disse sarcasticamente: - Tu sai tutto, ovviamente.
- Giusto.- Ghignò provocatorio. - Io so molto sulle ragazze. Suono in un gruppo.
Lei lo guardò di nuovo, dalle scarpe sporche ai capelli incolti, e si mise a ridere. - Certo- disse. - Tu e John Taylor.
Sempre ridendo, si voltò ed uscì dal negozio, soddisfatta di sè, finché non si rese conto di non aver scoperto il prezzo della poltrona.

MEL - Liz BerryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora