Capitolo 14

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Mitch finì la sua tournée e tornò a metà gennaio. Un pomeriggio quando Mel passò dopo la scuola lo trovò stravaccato con i piedi sulla scrivania con gli occhi rossi e un'aria dissoluta.
- Ho un nuovo lavoro per te, Mel.
- Certo, ci credo- disse lei seccata. In qualche modo sembrava diverso, più grande, più sicuro e sfrigolante di qualche divertimento segreto.
- Niente scherzi. È una cosa seria.
- Spoverarti la limousine? Metterti il whisky in frigo?
- Non si mette il whisky in frigo- disse lui scandalizzato. - La birra.
- Allora devo spazzolarti il cappotto?
Gli occhi di lui brillavano pieni di approvazione. - Lo sai che questa non è una cattiva idea? Guardarobiera personale, che ne dici? Puoi aiutarmi a togliere i pantaloni dopo i concerti.
- Pensavo che questo lo facessero le tua fan!
- Non dirmi che sei già gelosa.
- Sto digrignando i denti- disse Mel distratta. Aveva trovato la scatola che stava cercando.mporcellane spaiate, la maggior parte rotte o sbreccate. Aveva visto una salsiera vittoriana senza il coperchio, con una splendida linea curva, come la lampada di Aladino. La notte prima, a letto, le era venuto in mente proprio l'impiego adatto. Sulla mensola del caminetto del salotto, con dentro una pianta pendente. La signora Martin le avrebbe dato un ramo di tradescanzia. Con grande piacere vide che era ancora lì. La tirò fuori e la ripulì con la manica. Aveva una bella fascia dorata ed era tempestata di roselline.
- Venticinque pence. Tutto quello che c'è in quella scatola costa venticinque pence- disse Mitch con un sorrisone.
- È un furto- disse Mel. - Guarda, è sbreccata sulla base.
- Allora venti pence, per un'affezionata cliente. Che ne dici?
- Si, è bella. La prendo.
Lui sospirò, esasperato. - Volevo dire, che ne dici della mia offerta?- Sembrava imbarazzato.
Lei lo guardò. - Quale offerta?
Lui grugnì. - Non mi ascolti neanche. Mi ti rendi conto che ci sono delle ragazze che pendono dalle mie labbra?
- Come larve?- Mel si rese conto che lui stava perdendo la pazienza. Si sedette su una cassetta d'ottone per il carbone, poggiò il mento su un pugno chiuso e lo osservò con occhi spalancati, appassionati, adoranti. Con sua grande sorpresa Mitch divenne paonazzo e guardò dall'altra parte.
- Beh, dai, vai avanti. Sto pendendo.
- No, non fa niente. Tu vuoi solo scherzare e questa è una cosa importante.
Lunatico. Ne aveva avuto abbastanza di gente lunatica, svitata. Scrollò le spalle, si alzò, trovò un pezzo di giornale sgualcito nel retrobottega e cominiciò ad incartare la salsiera.
Lui disse bruscamente: - Dove stai andando?
- Tu che pensi? A casa, a fare i compiti. Ne avrò per almeno tre ore, e la prossima settimana iniziano le interrogazioni. Non è sabato.
- Senti, voglio che tu venga con me a una festa. Una specie di festa.
Mel lo fissò, con la bocca spalancata. Era pazzo. O era pazzo o stava scherzando. Ma non stava scherzando. In effetti era arrossito di nuovo. Era la seconda volta in un giorno.
- Beh, che c'è? Nessuno ti ha mai invitato ad una festa prima d'ora?- Sembrava alterato.
- Solo alle feste di scuola- disse Mel, irrimediabilmente sincera. - Una ragazza. Non una rock star con dei dischi in classifica.
Si risedette sulla cassetta del carbone e lo guardò penetrante. - Okey, tanto vale che sputo il rospo. Non somiglio a Janey Adams o a Roxy Leigh, quindi non è perché ti piaccio.
Il depliant degli Assassination aveva scritto che quelle erano le sue due donne preferite. Lo guardò di sottecchi e fu sbigottita nel vedere che le sue guance diventavano sempre più rosse, stava sicuramente male!
Fu sollevata nel sentirlo ridere. - Ecco quello che mi piace di te, Mel. Hai tutte le rotelle a posto e fanno anche gli straordinari. Guarda, si tratta di questo. Devo andare a un ricevimento per promuovere il nostro album. Abbiamo preso un disco d'oro, e ci sarà la consegna.
- Splendido!- disse Mel. - Allora qual è il problema?
- Devo andarci con una ragazza. La ragazza giusta. Tutti lì saranno con le loro mogli, con le loro ragazze, tranne me. Io non ho una ragazza.
Mel lo fissò incredula. - Dai, su, devi avere decine di ragazze.
- Non del tipo che vorrei portare ad un party con il presidente della nostra casa discografica. Completo di seta grigio-perla, noto esperto di Vivaldi.
- Così impari ad avere gusti così scadenti.
- Ma abbiamo appena sfondato- protestò lui. - Sono anni che facciamo serate su é giù per quelle maledette autostrade. Adesso ci sono le sedute di registrazione, la promozione ,e interviste... non ho avuto il tempo di chiacchierare con delle ragazze come si deve. Non faccio altro che conoscere qualche scaldaletto e qualche fan, e poi ripartiamo. Ho bisogno di una ragazza intelligente che sappia parlare bene con tutti quei pezzi grossi senza mettersi a strisciare, urlare come una iena, o fargli domandare che razza di persona sia io per portarmi appresso una cosa de genere.
Mel ignorò il complimento implicito. Disse seccamente: - Perché non ti porti Roxy Leigh? Una star come lei dovrebbe andare bene per la tua immagine.
Lui sembrò imbarazzato e si passò le dita tra i capelli. - Si, beh, ehm, quello è un piccolo problema.
- Sembra che tu le piaccia molto. Ci sono tutte quelle foto sui giornali, e tutti pensano che prima o poi vi sposerete.
- Lei pensa che mi sposerà. Ed io non voglio che si metta in testa altre idee sbagliate.- Aveva alzato la voce.
- Va bene, calmati- Mel sogghignò. - Non c'è motivo di farsi venire u attacco di panico.
- Si, per te è facile.
- Certo, insomma, magari adesso avrai tempo per guardarti intorno.
- Mi sono guardato intorno e infatti lo sto chiedendo a te.
- Dove avrà luogo questa ammucchiata?
Lui esitò, guardandola. - Al Rochester.
Mel scoppiò a ridere. Si alzò in piedi, infilò la salsiera nella sporta di plastica, sempre ridendo. - Mi ci vedi tu al Rochester?
- Si- disse lui serio. - Cosa c'è di tanto divertente?
- Mia madre sta in manicomio. Io vivo col sussidio sociale in una catapecchia di periferia. Vado ancora a scuola e ho un aspetto terribile. Ecco cose c'è di divertente.
- Staresti benissimo con i vestiti giusti e i capelli acconciati.
All'improvviso, inaspettatamente vicino, la prese tra le braccia e le tolse l'eslastico con cui si legava sempre la coda di cavallo. Le allisciò dolcemente i capelli sulla fronte e intorno al viso, guardandola intensamente.
- Staresti meglio con qualche riccio. Mi piacciono le ragazze con i capelli ricci.
Lei scostò la testa dalle sue mani. - Sei matto. E come dovrei andarci? Con una maglietta e la mia gonna di scuola?
- Ti comprerò un vestito, ovviamente.- Era impaziente.
Lei disse con rabbia: - Se credi che...
- Guarda ti sono offrendo un lavoro. Ti darò venti sterline per far da accompagnatrice per la serata più il parrucchiere, più il vestito, le scarpe, la borse, tutto quello che vorrai.
Lei lo fissò. - Dici sul serio, vero? Ma perchè? Perché io? È una follia.
- No, non lo è. Mi fido di te, Mel. Non ti farai delle strane idee e non ne parlerai con nessuno. Sono settimane che sai che io aiuto qui in negozio e non l'hai detto ad anima viva, a quanto vedo altrimenti sarebbero venuti tutti qui a guardarmi, come un pesce in un acquario. Hai una vita tranquilla e non ti fai impressioni davanti ai nomi famosi.
- Niente da fare, Mitch. Io non so come ci si comporta in posti come il Rochester.
- Neanche io. Possiamo scoprirlo insieme.
- No, mi dispiace. Sono una vigliacca. Ti farei vergognare.
- Venti sterline. Il parrucchiere. Il vestito. E la scrivania.
- La scrivania?- Lei lo guardò, con gli occhi pieni di sospetto. - Ti costerà cara questa serata- disse lentamente. - Dev'essere una cosa molto importante per spenderci tutti questi soldi.
Era in trappola, lo sapeva. La scrivania. Non poteva rifiutare un'offerta del genere. Non con quella scrivania in ballo. Ma ci doveva essere qualcosa che non le aveva detto.
- Non pensare ai soldi- disse lui impaziente. - I soldi non mancano. Per me è importante. E tu vuoi la scrivania. Riesco già a vederla Mel tuo salotto, nella Chia accanto al caminetto. Con tutte quelle maniglie di ottone che luccicano. Sarebbe bellissima. Non ne vale la pena? Solo per passare qualche ora come me? Non sono un cattivo soggetto. Potresti addirittura divertirti.- Cambiò tono di voce. - Io ti ho aiutato con la credenza.
- Va bene. Non c'è nessun bisogno di ricattarmi. Lo farò.
Lui prese un gran respiro. - Perfetto.
Lei sentì la sua vampata di emozione. La rese ancora più preoccupata.
- La serata finisce quando lasciamo la festa, giusto?- Meglio mettere subito le cose in chiaro. I gruppi rock erano famosi per i loro facili e liberi costumi.
- Può darsi che dopo andiamo in qualche locale.
- Allora quando lasciamo il locale.
Lui la guardò, inespressivo. - Se lo dici tu.
- Quand'è?
- Giovedì prossimo.
Tirò fuori dalla tasca posteriore dei suoi vecchi jeans un rotolo di banconote e contò un pò di pezzi da dieci sterline. Sembrava che gliene restassero comunque abbastanza, pensò Mel sollevata.
Tirò un pò i capelli che le pensavano dritti sugli occhi. - Non dimenticartelo: piccoli ricci.
- Come faccio a sapere che vestito comprare?
- Qualcosa di morbido, attillato...- sogghignò alla vista della due espressione terrorizzata. - Rosa. Non ti preoccupare, verrò con te.
- Non c'è problema- disse Mel di corsa. - Chiederò a Lucinda. Lavora in una boutique di Covent Garden. Lei sa quello che va di moda.
- Perfetto. Andremo lì.
Mel non riusciva a trovare un modo per dirgli che non voleva essere accompagnata, soprattuto visto che avrebbe pagato lui, e alla fine Mitch andò con lei, stravaccandosi sulla poltrona di pelle della boutique e scambiando battutine impertinenti con Lucinda, che aveva giurato di mantenere il segreto.
Le sue più nere previsioni si realizzarono. Scelsero per lei un vestito di jersey di seta di un color rosa scuro con una cintura, ricche maniche ed una fascia ricamata a mano attorno alla profonda scollatura.
- No, non credo che questo possa andare- disse Mel disperata, chiedendosi come avrebbe trovato il coraggio di indossarlo. - È troppo scollato, e poi mi sta appiccicato addosso...
- Guarda, scema- disse Lucinda, impaziente, dimenticandosi di Mitch, - È ora di crescere. Deve essere aderente. È fatto apposta per mettere in mostra i tuoi notevoli pregi. Te l'ho detto, sono il tuo culo e le tue tet...
- Va bene!- gridò Mel. - Non c'è bisogno...
- Se c'è lì hai, dolcezza, sfoggiali!- declamò Lucinda con voce rauca, facendo l'occhiolino a Mitch alle spalle di Mel.
Lui disse, sorridendo: - Sinceramente, Mel, è quello che ci voleva. Sei uno schiato.
- E ci sono proprio la borsa e i sandali giusti per completarlo.
- Ma lo non so camminare con i tacchi così alti- squittì Mel.
- Camminare? E chi deve camminare? Andremo al Rochester, in limousine. Non al Barletta all'angolo. E comunque puoi esercitarti.
Lucinda li impacchettò e li infilò insieme al vestito in una delle lucenti buste del negozio. - Dai, adesso hai bisogno di un parrucchiere. Tre portoni più in giù. Ti presenterò Evelyn.
Evelyn si rivelò essere un giovane macho con dei jeans incredibilmente attillati, che inviava agli occ di Mel ogni sorta di messaggi attraverso lo specchio, mettendola fortemente in imabarazzo. Ma dovette ammettere che conosceva il suo mestiere. La sua frangia, troppo pesante, fu tagliata e arricciata a piccole ciocche, con una grossa onda sexy sopra un occhio, e la parte più lunga dei suoi capelli le fu modellato intorno al collo.
Tornati in Cowcross Street, Lucinda le girò intorno, sorridendo soddisfatta. - Beh, certo non arriveresti ancora sulla copertina di Gold Rush. Ma potresti farcela su Teen ager. Credo di aver fatto proprio un buon lavoro con te. Forse dovrei entrare nel mondo delle agenzie di modelle!
Mitch non disse granchè. Solo "Stai bene." Ma lo sguardo che aveva negli occhi fece si che a Mel, a disagio, si chiedesse se fosse stata poi una così buona idea accettare di andare alla festa con lui.

MEL - Liz BerryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora