Capitolo 15

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Andarono al ricevimento di premiazione con la nuova macchina di Mitch, bassa, affusolata e molto, molto costosa.
Mel si era preoccupata per l'arrivo all'albergo, l'ingresso attraverso il portone imponente, in bilico sui suoi tacchi alti, sicura che si sarebbe sentita perduta e non avrebbe saputo cosa fare.
Ma scoprì che camminare su quei tacchi era più facile di quanto non avesse creduto, e quando l'automobile accostò, il portiere venne ad aprire lo sportello della macchina, conducendoli in fretta e con discrezione nell'atrio dell'albergo. Qui una ragazza della casa discografica piombò loro addosso, ritirò gli inviti speciali da Mitch e il sospinse in un ascensore silenzioso fino alla suite in cui si stava già svolgendo il ricevimento.
Mel si guardò attorno ansiosamente nella stanza affollata. Adesso veniva la parte peggiore. Sperava che non avrebbe dovuto parlare con troppa gente. Ce n'era molta di più di quanto non avesse immaginato. Non sarebbe dovuta venire. Di cosa diavolo avrebbe parlato?
Disse, presa dal panico: - Sembrano tutti così fantastici.
Mitch fece spallucce e le cinse le spalle con un braccio. - Sanguisughe.
- Sanguisughe?
- Leccapiedi, in cerca di biglietti gratis.
- Ma alcuni li riconosco. Sono famosi! Guarda, c'è Janey Adams!
- Sono della stessa casa discografica. Ma di che tu preoccupi? Anche tu sei piuttosto fantastica.
Mel gli sorrise riluttante. - Anche tu non sei poi tanto male. A malapena ti riconoscevo senza le tue vecchie scaltre da tennis, i jeans strappati e la maglietta.
Mitch fece una smorfia. - Mi sento un pagliaccio in giacca e cravatta.
- Wow!- esclamò Mel. - E quello chi è?
Una visione di eleganza comparve nel loro raggio visivo. Un uomo molto altro, magro, vestito da capo a piedi in diverse tonalità di frigo chiaro. Completo di shantung di seta grigia, camicia di seta grigia, scarpe scamosciate grigio-argento, papillon grigio, fazzoletto grigio ripiegato nel taschino. Capelli argentei. Anche la sua pelle sembrava grigia, pensò Mel. Si fava muovendo con una sorta di incedere regale, lentamente, in giro perla stanza,stringendo distrattamente le la mani agli ospiti, seguito a breve distanza da due solerti uomini in abito grigio piombo, con gli occhiali scuri.
- Il signor Saint Clair, presidente della casa discografica- disse Mitch. - Il mio capo.
- L'esoerto di Vivaldi?
- Hai un'ottima memoria.
- E gli altri chi sono?
- Leccapiedi- disse Mitch, conciso.
Una voce immediatamente alle loro spalle disse: - Grazie a Dio finalemente sei arrivato, Mitch. Ero proprio in pensiero.
Era pallido con gli zigomi alti e degli splendidi capelli biondo-ramati che si arricciavano a formare una grossa criniera sulle sue spalle. Aveva degli occhi di un celeste brillante, chiari ed angelici.
- Questo è Barney, il nostro batterista- disse Mitch. Sembrava circospetto. - Lui è, ehm, il mio amico del cuore. Andavamo a scuola insieme.
Mel gli sorrise e Barney la guardò da capo a piedi, sospirando con ammirazione: - Classe. Senza divvi classe. L'hai tenuta nascosta, piccolo bastardo. Non l'hai certo raccattata ad uno dei nostri concerti!
Mitch trasalì. - Dov'è Pete?
Barney scrollò le spalle. - Non qui. Credo che abbia avuto paura.
- Ma non può- disse Mitch allarmato. - È lui che deve ritirare il premio. Io nono lo faccio di certo.
- Vuoi scommettere?
Mitch chiese: - Sei venuto con qualcuno?
Barney fece un gesto con il pollice, indicando alle proprie spalle. Contro la parete, seduta proprio sull'orlo di una sedia dorata, c'era una ragazzina molto giovane con un'espressione molto assente. Era piuttosto trasandata, con una gonna corta di raso nero ed un paio di scarpe di raso bianco che appartenevano chiaramente alla sua sorella maggiore.
- Oddio, Barney...
- Si, beh, non ho avuto tempo di cercare qualcun'altra, e mi sono svegliato stamattina accanto a lei, allora ho pensato che tanto valeva prendere due piccioni con...- Gli occhi azzurri di Barney sorridevano angelici a quelli di Mel. - Vedi, nel nostro lavoro non c'è tempo per essere esigenti, ed aveva le mani pulite. Guardo sempre come hanno le mani oltre che...
Mitch disse, frettoloso: - Barney, dov'è Malc? È il nostro manager, può ritirarla lui il premio!
- Sta nel bagno degli uomini, a mettere la testa di Jhonny sotto il rubinetto. È completamente fuori di cervello. Crede di essere venuto a fare un concerto al Teatro Comunale di Sheffield. Era l'unico modo per farlo salire sulla limousine.
Mitch grugnì, turbato. - Veramente, Mel, non siamo così pessimi come sembra.
Barney annuì. - Terrore. Terrore puro. Ecco quello che l'ha rovinato. Tutti questi pezzi grossi e questi lampadari. Nessuno di noi voleva venire. Sono stato quasi sempre in bagno da quando sono arrivato e Mitch è terrorizzato che Roxy Leigh lo trovi.
- Roxy!- Involontariamente Mitch si guardò alle spalle con uno sguardo impaurito che fece ridere di nuovo Mel.
- Va tutto bene. Non è arrivata, non ancora- disse Barney.
Mitch grugnì di nuovo. - Scusami, Mel. Vado a prendere Malc, per sicurezza.
- Cos'è tutta questa storia di Roxy Leigh!- chiese Mel a Barney, incuriosita. - Pensavo che stessero praticamente per sposarsi.
Barney scosse la testa. - Non se lui riesce a evitarlo. Ne è terrorizzato. Lei l'ha inseguito per gli ultimi sei mesi. Per tutto il paese. Leeds, Birmingham. Glasgow. Spuntando inaspettatamente dietro le quinte. Lo sai che quando non siamo in viaggio Mitch non può usare il suo appartamento? Lei è capace di piombare lí nel bel mezzo della notte, svegliando tutti i vicini...
Allora è per questo che Mitch passava tutto quel tempo nel negozio di Lou. Mel disse: - Mitch non potrebbe semplicemente dirle che lei non gli interessa, se è così?
Barney rise. - Dirglielo? Gliel'ha ripetuto fino a diventare cianotico. Le ha scritto delle lettere. Le ha telefonato. Quello che non ha fatto per togliersela di torno! A Hammersmith è dovuto uscire strisciando dalla finestra del bagno. È uscito dal Gaumont di Ipswich con addosso una parrucca bionda. Malc gliel'ha detto. Io Gliel'ho detto. Ma lei non dà ascolto. In qualche modo si è messa in testa che lui è timido e riservato e sa che non ha una fidanzata. Veramente, Mel, in questo ambiente si incontrano persone egocentriche ma credimi, sono nulla in confronto a Roxy Leigh. Lei riesce ad ottenere tutto quello che vuole. Povero Mitch!
Scoppiò. A ridere di nuovo, piegando si in due. - C'è stata quella volta...
Mel vide che Mitch li aveva raggiunti, guardandosi ancora nervosamente alle spalle. - Malc sta facendo portare del caffè forte per Jhonny.
- Ehi, Mitch, raccontale di quella volta a Grimsby. Roxy l'aveva intrappolato da solo nel camerino e a un certo punto abbiamo sentito quelle urla: "Aiuto! Aiuto!"
- Guarda, Barney...
- Sai, pensavamo tutti che magari ci fosse un pazzo che voleva menarlo per avergli pizzicato la ragazza o qualcosa del genere, allora abbattemmo la porta. Eravamo tutti lì, il gruppo, gli accompagnatori, la troupe delle luci. Vero, Mitch?
- Si- disse lui amaramente. - Ma non c'è bisogno...
- E chi ti vediamo? Roxy, che si roteava intorno alla testa i jeans di Mitch, tenendolo a bada, e lui girava per la stanza tendendosi un asciugamano sul davanti, cercando di schivarla e urlando a squarciagola come una zitella vittoriana.
Mel scoppiò a ridere.
- Molto divertente- disse amareggiato Mitch. - Grazie Barney, vecchio amico. È divertente, un'ottima storiella da raccontare alla mia ragazza.
Barney colse il suo sguardo e cercò di fare una faccia seria. - E dai, Mitch, non significa nulla. Guarda Mel sta ridendo. Non è che tu stessi amo...
- Chiudi il becco, Barney!- disse Mitch minaccioso. - Senti, perché non vai da qualche parte trovarti una bella gabbietta tranquilla?
- ... come quella volta a...
- Tra un minuto ti uccido, Barney.
Incuriosita, Mel chiese: - Quale volta?
Ma prima che Mel potesse sentire la storia di Catfish Hodge, ci fu un trambusto vicino all'ingresso. Le teste si voltarono, la conversazione tacque.
Prima entrò un giovane molto piacente con un'elegante divisa da autista, scortando uno splendido levriero afgano, con lunghe gambe sottili ed occhi vivaci.
- Roxy!- esclamò Barney. - Va dappertutto con quel cane. È il suo ultimo status simbol.
L'autista prose il guinzaglio all'uomo che lo seguiva, grassoccio, con i baffi. Il manager di Roxy? Poi fece un passo indietro e fece un profondo inchino mentre Roxy Leigh in persona entrava dalla porta, fermandosi sulla soglia ad attirare tutti gli sguardi.
- Oh mio Dio- disse Mitch.
Indossava pantaloni attillati di pelle, in piccolo tutù da ballo di tulle bianco, stivali con tacchi alti a spillo da cui pendevano delle catene ed un enorme bomber di pelle borchiata. Sotto questo spuntavano le pieghe della stretta camicia di raso rosso, tirate sul suo splendido petto, la scollatura profonda fino alla vita, vibrante di piume nere di maribou. Il viso era una maschera di un pallore mortale, gli occhi cerchiati da una doppia striscia nera e verde che si allargava fin sotto le sopracciglia come un paio di occhiali. Le labbra erano viola e i suoi lunghi artigli erano smaltati di nero. I capelli dritti in testa, laccati a formare dei corti aculei verdi in cima ai quali stava seduto un piccolo cappellino fiorito con una velette a pois.
Si piazzò una mano sul fianco e contemplò la stanza, meditabonda.
- Salve Roxy- disse distintamente qualcuno che si trovava in piedi accanto alla porta. Lei ingorò il saluto. Il suo sguardo vagò per la stanza, fermandosi minacciosamente su Mitch, che impallidì visibilmente, e poi si spostò sul signor Saint Clair il quale, innocente e ignaro, si era avvicinato a parlare in tono paterno con Barney.
La voce rauca e penetrante di Roxy trafisse la stanza.
- Felix, tesoro!
Ancora una volta le teste si voltarono, ma adesso con incredulo diletto. Roxy percorse a grandi passi la stanza verso di loro, con quel suo strano incedere ondeggiante che faceva impazzire i suoi fan.
Il signor Saint Clair si voltò lentamente, ancora incredulo, e rimase a fissarla, con gli occhi di fuori. Uno dei suoi scagnozzi gli si avvicinò, sussurrandogli frettolosamente qualcosa nell'orecchio. Il signor Saint Clair annuì con aria truce.
- Buonasera, signorina... ehm... Leigh, giusto?
- Oh, non essere così frigido Felix, dolcezza. Morivo dalla voglia di vederti. C'è stato un terribile malinteso a proposito del mio contratto.
Il signor Saint Clair, glaciale, disse: - Singorina Leigh, non è questo il luogo nè...
- Ma che pallone gonfiato! Guarda, ragazzo, è una settimana che cerco di parlarti e sei sempre stato troppo occupato, quindi quale momento migliore di questo...
- La settimana prossima, signorina Leigh, non adesso.
- Ma chi diavolo ti credi di essere per rifiutare di parlare con me? Lo sai quanti soldi ho fatto a guadagnare alla tua scalcinata casa discografica?
Il suo manager cominciò a parlottarle istericamente nell'orecchio.
Il signor Saint Clair, dignitosamente, voltò le spalle con aria regale, congedandola.
- Abbiamo degli splendidi, ehm, eccentrici nell'ambiente musicale, non è vero?- disse rivolto a Barney e Mitch.
Uno dei due scagnozzi vestiti di grigio si fece prontamente avanti per presentargli Barney e Mitch.
- Ah, ma certo, gli onorevoli ospiti. Mi pare che sia il vostro gruppo, ehm, gli Assassination, che oggi siamo ai per festeggiare. Più tardi vi consegnerò un premio.
- Non a me, a Pete Lloyd- disse Mitch. - Ma comunque si, io faccio parte degli Assassination.
- Mi dicono che il vostro disco è, ehm, diventato d'oro, come si suol dire. Uno splendido traguardo. Splendido. Noi della compagnia vi rendiamo onore.
- Salute- disse Barney.
- E questa deliziosa fanciulla con gli occhi straordinari, fa parte anche lei del gruppo?
Mel rise. - Non so cantare neanche una nota.
Il d
Signor Saint Clair sospirò. - Per nulla insolito, al giorno d'oggi, mia cara. Nn te ne preoccupare.
- Voglio dire che non faccio...
- Michale! Pulcino!
Con la coda dell'occhio Mel vide Roxy in avvicinamento, con le braccia spalancate ed un grande bicchiere di vino rosso in mano.
- Cornettino mio!
Mitch non si voltò nemmeno, ma disse tranquillamente: - Questa è Melody Clader, signor Saint Clair...
- Mickey, tesoro! Culettino d'oro!
Mel incrociò lo sguardo di Barney e si schiarì la gola, cercando disperatamente di fardi venire un attacco di tosse. Mitch, con le orecchie scarlatte, la guardò un attimo, furioso, poi si rivolse di nuovo al signor Saint Clair. La sua voce si alzò, chiara e decisa. - Mel Clader, signor Saint Clair, la mia fidanzata. Ci sposeremo presto.
Alle loro spalle si udì un urlo strozzato.
- Michael, tesoro, ma cosa stai dicendo?- l'urlo di Roxy echeggiò sul tranquillo chiacchiericcio. Mel, sbalordita a sua volta, vide Roxy irrigidirsi, i suoi occhi dilatarsi, le sue dita che si stringevano attorno al bicchiere, ed era già quasi pronta, quando, senza ulteriore esistazione, Roxy le lanciò il bicchiere con il suo contenuto dritto addosso. Mel fece prontamente un passo indietro, il bicchiere le veleggiò davanti al naso ed atterrò, a colpo sicuro, al centro della splendida giacca di shantung del signor Saint Clair.
- Signorina Leigh!
Il presidente fece un passo indietro, facendosi scudo con le mani, pronto a ricevere un nuovo attacco, e pestò il levriero afgano che sedeva educatamente accanto al manager di Roxy. Il cane lanciò un ululato di dolore, strappò il guinzaglio dalla mano inerte del manager e si mise a correre in giro per la stanza guaendo.
Un ragazzo accanto alla porta si lanciò ler cattirarlo mentre gli passava davanti, con il guinzaglio a strascico, ma il cane sterzò, il ragazzo perse l'equilibrio e scivolò sui piedi di un cameriere che stava entrando dalla porta con un vassoio carico. I bicchieri si sollevarono lentamente in aria e discesero ad arco sugli invitati vicino alla porta. Ci furono urla di indignazione, risate, grida.
Fu a questo punto che il gatto rese nota la propria presenza.
Si stava facendo strada con insopportabile eleganza sul tavolo del buffet splendidamente apparecchiato.
L'afgano odiava i gatti. Con un ululato di rabbia il cane si lanciò per catturarlo, avventandosi sulla tovaglia e trascinandola a terra. I piatti precipitarono oltre il bordo come una cascata. Il gatto, con un miagolio di derisione, si mise in salvo saltando sul punto più alto eh potesse trovare, il quale, sfortunatamente, si rivelò essere la spalla del signor Saint Clair. Con gli artigli saldamente piantati nel collo e nella spalla del presidente, sibilò una serie di raccapriccianti sfide all'indirizzo del cane. Il quale, infiammato, si lanciò nuovamente all'attacco del gatto, lo mancò e, non trovando di meglio per consolarsi, affondò profondamente i denti nel polso del signor Saint Clair.
Roxy barcollò, svenendo, addosso a Mitch. Lui la depose frettolosamente per terra, senza far caso alle forchette di servizio sparse sul pavimento. Con un ululato che poteva competere con quello del cane, Roxy schizzò nuovamente in piedi, tenendosi il sedere e pestando i suoi tacchi a spillo nelle morbide scarpe scamosciate del signor Saint Clair.
Ovunque regnava il caos più totale.
Mel e Barney erano aggrappati l'una all'altro, in preda ad un attacco isterico di risate. Mel, con lo stomaco dolorante, stava disperatamente cercando di riprendere a respirare normalmente. Ma la vista di Mitch che cercava colpevolemente di scoprire dove esattamente si fosse fatta male Roxy la fece ripartire di nuovo.
Adesso il signor Saint Clair stava barcollando in una specie di microgirotondo, emettendo dei piccoli squittii, cercando contemporaneamente di scrollarsi di dosso il gatto ed il cane e di tenersi il piede. I suoi attendenti lo osservavano trafitti dall'orrore. Il vino adesso sgocciolava sanguinolento lungo la giacca, sulla sua mano...
Mel si riprese improvvisamente, rendendosi conto che non tutto il liquido rosso che sgocciolava era vino. Una parte di esso, che diventava sempre più consistente, era sangue. Il cane l'aveva morso piuttosto seriamente strappandogli tutta la pelle. Non era possibile che i suoi lacchè non si fossero accorti che stesse perdendo sangue. Qualcuno - chiunque - doveva fare qualcosa.
L'afgano si era ricordato del suo originario rancore contro i piedi del signor Saint Clair e cominciò a insidiargli le caviglie, mentre il signor Saint Clair saltellava danzando una specie di fox-trot per tenerlo lontano.
Mel deglutì, sentendo che la sua risata stava per ricominciare. Qualcuno doveva fare qualcosa. Gli scagnozzi erano in trance catatonica. Fece un passo avanti e prese il guinzaglio dell'afgano.
- Cane cattivo- disse. - Cuccia.
L'animale la guardò, stupito e offeso.
- Cuuucia- mormorò Mel. - Cuuuucia!- stavolta il cane si sedette. Mel diede il guinzaglio al manager di Roxy. - Lo orti fuori di qui, presto- disse, con la voce tremolante per le risate soppresse.
Il cane fu trascinato via mentre abbaiava, protestando. Mel si rivolse al gatto - Scendi giù, micetto. Povero micetto. Il cagnaccio se n'è andato.
Il gatto respinse sdegnato le sue mani con una zampa irta di aculei e saltò ad un livello più basso - sulla testa di Roxy - puntando al pavimento. I suoi artigli si impligliarono nella veletta punteggiata del cappellino di Roxy.
- Toglietemelo di dosso- urlava Roxy, scuotendo violentemente la testa. - Odio i gatti. Levati di mezzo, rognoso sacco di pulci.
Il gatto, perdendo l'equilibrio, saltò sul tavolo, portandosi addosso il cappello di Roxy, e non solo quello. Attaccata a questo c'era un'irsuta parrucca verde. Roxy improvvisamente sembrò sorprendentemente calva, la testa coperta da una peluria color topo.
Barney, sopraffatto dalle risate, sembrava che stesse per avere un infarto.
Il gatto, seccato, si districò le zampe, scelse un petto di pollo e con questo di ritirò sotto il tavolo.
Mel, con voce malferma, disse: - Venga con me, signor Saint Clair, è ora di andarsene.
Lui la fissò stordito. I suoi pallidi occhi azzurri erano esattamente come quelli del cane, stupiti ed offesi, increduli di quello che gli era successo. Le porse il polso ferito, con il viso che si contorceva come quello di un bambino che sta per scoppiare a piangere. Nella mente di Mel cominciarono a scorrere le lezioni di pronto soccorso. Emorragia e shock. Fermare l'emorragia, allentare i vestiti, riscaldare, far riposare. Deglutì un improvviso attacco di panico, lo prese per mano e lo condusse alla porta, parlandogli in tono consolatorio.
- Povero signor Saint Clair. È tutto passato, adesso. Presto starà bene. Ora deve stendersi per riprendersi, finché non arriverà alla sua macchina.
- Animali!- disse lui petulante. - Quelle persone sono animali. Mai più produrrò un disco pop. Mai. Non mi interessa quello che dicono. Roxy Leigh deve andarsene. Tutti devono andarsene...
- Adesso è sconvolto. Domani tutto le sembrerà diverso. È stata una brutta esperienza per lei. Su, su...
Sulla porta c'era un uomo in abito da cerimonia che si torceva le mani. Il direttore dell'albergo, pensò Mel sollevata. Una persona sana di mente.
- Il signor Saint Clair ha bisogno di una camera per stendersi. È molto scosso- disse barcollante tra gli sbigottiti inservienti dell'albergo che si erano radunati intorno alla porta, sibilò: - e faccia venire subito un medico. Perde sangue.
- Sangue!- disse il direttore dell'albergo sconvolto. - Non si sanguina in quest'albergo.- Battè le mani. - Signor Hinkson! Cameriere!
- Un dottore, oppure potresti ritrovarvi con un cadavere- suggerì gentilmente Mel, cercando di mantenere una faccia seria, mentre il direttore, irrigidito dalla disapprovazione, li conduceva all'ascensore. Il signor Saint Clair le si aggrappava patetico alla mano.
- Avrei dovuto immaginarlo- disse il direttore amareggiato, premendo il bottone dell'ascensore. - Sangue. Cadaveri. Mi avevano avvertito di non ammettere questi folli musicisti rock nel mio albergo.- Fissò rabbiosamente il signor Saint Clair.
Mel tossì per soffocare le risate e si rivolse a uno dei due trotterellanti scagnozzi.
- Lo avvolga nelle coperte, appena arrivate lassù. Gli legni un asciugamano stretto dove sanguina di più, credo al polso. Portategli del tè caldo. Tenetelo tranquillo finché non arriva il dottore. Avete capito? E lei veda se riesce a fargli pulire la giacca.- Si fermò a pensare. - Sarà meglio che telefoniate a casa sua e lí avvertiate che sta per arrivare, in modo che possano prepararsi a riceverlo. Ah si, e procuratevi una bottiglia di brandy. Potrebbe averne bisogno quando il dottore avrà finito con quel morso di cane. Il miglior brandy.
I due uomini, l'uno accanto all'altro, annuirono solennemente e Mel sentì che stava per arrivare un altro attacco di risate.
Il singor Saint Clair si lamentava e ondeggiava. Mel lo sorresse. - Adesso c'è l'ascensore. Il direttore la condurrà in una bella camera tranquilla. E c'è un dottore che sta arrivando per dare un'occhiata al suo polso. Presto tornerà a casa.
Il signor Saint Clair le strinse forte la mano. - Sei una ragazza molto gentile. Ti sono molto grato. Quando tornerò in me...
- Non c'è problema- disse Mel. - Non si preoccupi di nulla.
- Ma mi sono dimenticato come ti chiami.
- Mel Calder.
- Ah si- disse lui. - Adesso mi ricordo. La fidanzata di Mitch Hamilton.
- Non è...- disse Mel. Ma ormai era troppo tardi. Le porte dell'ascensore si erano chiuse.
Lei si voltò dall'altra parte, dando finalmente libero sfogo alle risate e si imbattè in un uomo massiccio con il viso rubicondo con indosso un abito a grossi scacchi, che era stato lì ad ascoltare.
Lui le strinse la mano. - Se l'è cavata molto bene. L'ordine dopo il caos. Mi è sfuggito il nome.
- Mel Calder.
- McKinley.
Ovviamente si aspettava che lo riconoscesse. Un produttore? Un manager?
Lui la guardò da vicino. - Non sapevo che Mitch stesse per sposarsi.
Ficcanaso. Non le andava di spiegarglielo. - Ah no?- disse lei, sempre ridendo, e tornò nella stanza del ricevimento, giusto in tempo per vedere Roxy Leigh che veniva portata fuori su una barella, mugolando, con gli occhi chiusi, la mano con i suoi lunghi artigli neri posata delicatamente sulla fronte, accompagnata da due fotoreporter. Mel doveva concederglielo: non perdeva un colpo.
Mel si fece strada tra le macerie. Gli ospiti sobri e rispettabili se ne erano andati, lasciando gruppuscoli di musicisti ridacchianti e per la maggior parte ubriachi. In un angolo i menpmbri di un complesso molto noto stavano ingaggiando una battaglia a colpi di budino.
Mitch e Barney erano stati raggiunti da altro tre ragazzi. Stavano seduto tutti per terra, con le schiene appoggiate alla parete, le gambe distese in avanti, protetti dai colpi di budino dalla presenza del tavolo. Stavano pacificamente addentando cosce di pollo e passandosi di mano in mano una bottiglia di champagne.
Mel li guardò distrattamente e si lascio quasi sfuggire un urlo. I Night Mission! Il suo complesso preferito in assoluto. Ronnie, Mike e Cliff dei Nifht Mission in persona. Fantastico. Intimidita, si avvicinò al gruppetto.
Mitch disse acidamente: - Allora, hai finito di tenere la manina al signor Saint Clair?
Mel arrossí. - È sotto shock.
- Già. Una cosa terribile. Vodka e coca sul suo bellissimo vestitino.
- Non coca, sangue- disse Mel pacatamente. - Ecco perché l'ho portato via. Ho pensato che forse vi sarebbe piaciuto se vi rinnovasse il contratto.
Smisero tutti di mangiare per fissarla.
Barney le fece cenno di sedersi. - Vieni a sederti, amore.
Lei diede un'occhiata alla moquette incrostata di cibo e decise che non era il caso. Meglio rischiare un budino vagante. Raccolse una tovaglia da terra, la usò per ripulire il tavolo e ci si sedette sopra felice di non stare, almeno per un pò, in piedi su quei tacchi. Si passò le dita tra i capelli. Erano incredibilmente morbidi e leggeri. Vide che tutti la stavano osservando.
- Non mi avevi mai detto che i ricevimenti di premiazione fossero così- disse a Mitch per nascondere il proprio imbarazzo. - Sembra quella discoteca in High Street dopo l'ultimo raid della polizia. Immagino che la premiazione sia stata rimandata?
- Ti dirò, è il miglior ricevimento di premiazione cui abbia mai partecipato- disse Mike Adams, sogghignando. - Lancerà una nuova moda.
- Per te non c'è problema- disse Mitch malinconico. - Non riuscirò mai a farmelo perdonare. Mai. E chi ci sarà sul tappeto domani?
- Una dozzina di aspirapolvere, direi- disse Mel sorridendo. - Sto morendo di fame. Dove avete preso quello che state mangiando?
- Serviti pure- Mitch fece un ampio gesto con la mano.
- Il gatto ha annusato tutto.
- È un gatto pulito- disse Cliff Hawkins, offeso.
- Sarà un gatto morto, se continui a lasciargli mangiare ossa di pollo- disse lei. - Gli si spezzeranno nello stomaco.
- Cosa?!
Allarmato, Cliff si mise a camminare a carponi sotto i tavoli. - Sammy, Sammy, Sammy...
Mel cercò di trattenersi, ma l'isterismo di tua la situazione la catturò nuovamente, e scoppiò. A ridere senza riuscire ad evitarlo.
- Sapeva che Roxy avrebbe portato il cane, allora ha portato Sammy- spiegò Mike. - Aveva un conto in sospeso con lei.
- Non credo che il gatto fosse necessario. Questo posto stava già crollando. Ma non c'è problema. Non lo dirò a nessuno.- Sorrise lei.
Loro la guardarono incuriositi. - Come ti chiami, tesoro?
- Mel Clader.
- Io sono Mike Adams e questo è Ronnie...
- Craig. Si, lo so. Night Mission.- Sorrise timidamente. - Sono una vostra fan. Porto sempre una delle vostre spillette.
Mike ricambiò il sorriso, guardandola da capo a piedi. - Ti andrebbe di fare una cenetta, tesoro? Stiamo per andare a mangiare in qualche bel posto.
- Ragazzi- disse Barney indignato, guardando Mitch che sembrava sprofondato nel suo silenzioso malumore. - Giù le grinfie. È la ragazza di Mitch. Stanno per sposarsi.
Mel sorrise a Mitch, aspettando che negasse, che spiegasse che era tutto uno scherzo. Lui la guardò per un attimo e poi distolse gli occhi. Incredibilmente stava zitto.
- Ehi, ma è fantastico- disse Ronnie Craig, sorridendo e dando una pacca sulla schiena di Mitch. - Credevo che Roxy ti avesse incastrato.
Mitch disse, evitando lo sguardo insistente di Mel: - Finora era un segreto.
Mike rise. - L'hai scampata bella, stavolta. Quella Roxy!
Ronnie aggiunse: - Adesso non è più un segreto. Melvin McKinley era al telefono qui fuori.
Mitch mugolò. Mel disse: - Chi è questo McKinley?- proprio mentre Cliff rientrava con la sua borse da viaggio che si divincolava in modo strano. - Porto a casa Sammy e vi raggiungo più tardi. Dove vi trovo?
Si alzarono tutti e cominciarono a discutere sulle opposte alternative del San Andreas e dell'Explosion.
Il San Andreas era un locale per musicisti professionisti, piccolo, raccolto e non troppo affollato. Offriva ottimo cibo e musica dal vivo ed era molto costoso. Si sedettero insieme a un tavolo d'angolo e mangiarono moltissimo.
Mel guardò in giro per il tavolo. Riusciva a malapena a crederci. Trattenne le risate "Andrai al ballo, Cenerentola!" Il sogno di ogni ragazza. Se lo avesse raccontato a scuola non ci avrebbero creduto che era stata in un locale con tre membri del suo complesso preferito, i Night Mission, e due del gruppo che attualmente era al primo posto in classifica, vestita bene ed osservata discretamente da tutto quelli che stavano ai tavoli circostanti.
Da qualche parte durante il tragitto Mike e Barney avevano pescato altre due ragazze. Mel era confusa sulla loro provenienza, ma sembravano molto simpatiche. Tutti erano di ottimo umore. Di tanto in tanto qualcuno si ricordava di un'altra cosa successa al ricevimento e scoppiavano tutti a ridere di nuovo. Mike disse che era riuscito a impadronirsi della parrucca di Roxy e che l'avrebbe regalata a Cliff come trofeo.
Il vino che era stato servito insieme al cibo stava sortendo su Mel un piacevole effetto di galleggiamento. C'era un sacco di vino.
- Chi pagherà tutta questa roba?- chiese finalmente all'orecchio di Mitch, preoccupata.
Lui sembrò divertito. - È solo una cena. Non ti preoccupare, non dovrai lavare i piatti!
Improvvisamente le fece scivolare un braccio intorno e la baciò sul collo.
Forse il vino era troppo. Mitch sembrava essere diventato di umore molto romantico. Lei scostò il suo braccio, ma odio pochi minuti se lo ritrovò di nuovo intorno, e lui le stava baciando dolcemente l'orecchio. Sapeva che avrebbe dovuto fermarlo, ma si sentiva così calda, sicura e a proprio agio che non ne aveva la forza. Sapeva che non significava nulla di particolare. I musicisti rock erano fatti così e basta.
Ballò con Cliff, con Mike, con Barney, e soprattutto con Mitch, che le fece ballare tutti i lenti, tenendola abbracciata molto stretta a sè. Cominciò a sentirsi accaldata e piuttosto strana. Anche le sue labbra e il resto del suo corpo si sentivano strani. Sensibili, formicolanti. Bevve ancora vino per riprendersi, cercando di non far vedere a Mitch che le tremavano le mani.
Più tardi lasciarono il locale ed approdarono nell'appartamento di qualcuno per ascoltare degli incredibili dischi blues d'annata e bere ancora vino. C'erano soffici e spessi tappeti e morbidi divani, e poi c'era soltanto Mitch, da solo, che la baciava. Si ritrovò a ricambiare i suoi baci.

MEL - Liz BerryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora