🍂𝙲𝖺𝚙𝗂𝚝𝗈𝚕𝗈 𝚞𝗇𝚘🍂

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Guardavo fuori dalla finestra, un panorama che non aveva nulla di interessante se non una leggera coltre di nubi che copriva il cielo invernale facendo si che, tutto quello che mi circondava, fosse oscuro e inquietante.

Sorseggiavo il mio caffè lentamente cercando di non scottarmi la lingua cosa che, odiavo enormemente: era molto fastidioso.

Sistemai meglio il mio iconico berretto di lana sul capo cercando di reprimere l'ansia che mi stava divorando in quel momento.

Mi morsi il labbro inferiore facendo affondare gli incisivi nella carne procurandomi un leggero taglio.

D'istinto, portai un dito sul graffio e lo tastai ritrovandomi con il polpastrello insanguinato: a quanto pareva, le emozioni, stavano avendo il sopravvento su di me.

Di nuovo..

Osservai il liquido così familiare per alcuni minuti pulendomi, poi, su un tovagliolo.

Chiunque mi fosse passato di fianco, avrebbe intuito che stavo aspettando qualcuno.

Da cosa? Vi chiederete voi

Beh, per iniziare, portavo, ripetutamente lo sguardo sulla porta d'ingresso, la mia gamba tremava scossa da una vibrazione continua e la quantità di bevande posate sul mio tavolo era alquanto notevole: cinque caffè, due bicchieri d'acqua e uno di liquore.

Presi un bel respiro, chiudendo gli occhi, ed appoggiandomi con la schiena alla poltrona su cui mi ero accomodato.

I suoni, all'interno della tavola calda, si ripetevano in un ordine ben definito: bicchieri di vetro che si scontravano tra loro, le risate di alcuni ragazzi in lontananza, la cassa che veniva aperta per dare il resto ai clienti e passi che andavano e venivano costantemente.

Pensai alla mia vita, a quello che ero diventato, a quello che ero tempo prima..

Durante il mio cammino, avevo perso molte persone ed altre erano entrate a far parte della mia quotidianità.

Non era stato facile: per nessuno lo era mai..

A volte ci fermavamo per un tempo interminabile a focalizzarci su un singolo ricordo, una singola emozione, perdendo di vista ciò che ci stava più a cuore.

Decisi di togliere quei pensieri dalla mia mente scuotendo il capo e ritornando alla realtà notando qualcuno che mi stava osservando da lontano.

Il soggetto, portava un lungo cappotto beige e un cappello del medesimo colore.

Mi riposizionai sul sedile cercando di assumere un atteggiamento rispettabile e composto.

L'individuo si fermò di fronte a me sfilandosi gli indumenti rimanendo soltanto con un maglione, tipico di quest'assurda stagione, e il distintivo della polizia.

Presi un profondo respiro alzandomi per poi rivolgergli un garbato 

J:"Buongiorno".

L'uomo, mi fece cenno con il capo di risedermi

Agente:"Signor Jones, giusto?" chiese posizionandosi di fronte a me ed estraendo un fascicolo dalla valigia di pelle che si era portato dietro "Questi sono i risultati dell'autopsia del ragazzo" mi informò porgendomi i fogli.

Presi un grande respiro giocherellando con la fede che portavo al dito:  allungai titubante la mano afferrando i documenti leggendoli uno ad uno mentre, i miei occhi, diventarono sempre più lucidi

Agente:"Le serve un minuto? Magari.."

J:"No, sto bene" risposi portando una mano sul viso asciugandomi le lacrime

Agente:"La signora Jones non è venuta?" domandò l'uomo tamburellando le dita sul tavolo

J:"No, purtroppo, dopo quello che è successo, non ha avuto la forza di affrontare di nuovo tutto questo" affermai osservando la foto allegata..

Agente:"Tenga" mi disse porgendomi una penna 

J:"Grazie"sussurrai firmando il documento restituendoglielo.

L'uomo guardò fuori dalla finestra per alcuni minuti con fare pensieroso: come se dovesse dire qualcosa.

E, infatti, poco dopo parlò

Agente:"Sa, si celano numerose storie dietro a quella notte signor Jones".

Annuii invitandolo a continuare

Agente:"Mi chiedevo se lei.."

J:"Potesse raccontarmi come sono andati realmente i fatti?" chiesi finendo la frase per lui.

L'uomo annuì quasi imbarazzato.

Mi allungai verso il tavolo osservandolo attentamente

J:"D'accordo, ma partiremo da dove io vorrò" affermai "Un bicchiere di rum, prego" dissi al cameriere di fianco a me

Cameriere:"E lei signore?" domandò picchiettando, ripetutamente, la penna sul blocchetto di carta che aveva in mano

Agente:"No io..solo un tè" concluse lasciando andare via il dipendente

J:"Le sue origini britanniche non la smentiscono mai" affermai con un leggero sorriso

Agente:"Sa com'è, nulla può mettersi in mezzo tra un inglese e il suo appuntamento pomeridiano" rispose scoppiando in una calda risata trascinandomi poco a poco.

Qualche minuto più tardi, il cameriere tornò con i nostri ordini e mi sorpresi nel vedere che, ad accomoagnare il tutto, c'era un vassoio di biscotti ricoperti con lo zucchero a velo

Agente:"Vuole favorire?" chiese cortesemente

J:"Certo, non rifiuto mai il cibo" risposi prendendone uno iniziando a mangiarlo.

L'uomo mi seguì a ruota imbiancandosi i baffi con lo zucchero

Agente:"Se non sono troppo indiscreto: perché beve tanto?"

J:"Perché è molto più facile affrontare questo discorso senza essere sobri" affermai iniziando a bere l'alcolico.

L'agente annuì poco convinto per poi sorseggiare il suo tè

J:"Bene, penso di poter iniziare"affermai osservando il mio bicchiere "Ma stia attento: dopo questa storia, l'Halloween che conosce, sarà solo un ricordo".

-spazio autrice-

Ciao raga!

Oh che bello!

Sono riuscita a scrivere il primo capitolo

Non potete capire che parto

Uff

Bene

Spero che questa parte vi sia piaciuta

Noi ci vediamo più tardi

Baci

-EliNoRisoff

Twins||BugheadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora