Quel mattino non era stato come gli altri.
Quando avevo aperto gli occhi solleticati dal sole e mi ero ritrovata nel letto del vichingo, tale Sami, avevo provato sin da subito sentimenti contrastanti.
Alla fine ero davvero diventata una groupie?
Ero riuscita a finire nel vortice che avevo tanto agognato dall'anno precedente, quando avevo conosciuto meglio le storie di Anita Pallenberg, Bebe Buell e Maryanne Faithful?
Avevo solo sedici anni, ero innamorata di quella band e avevo scelto di andare sola a quel concerto, volendo ascoltare un po' di musica live e incontrare le mie amiche che erano già lì.
Ma in effetti era stata un'idea da pazzi: come le avrei mai ritrovate in mezzo a quel marasma?
Avevo rischiato molto e me ne ero resa conto solo dopo essermi svegliata.
Che idiota.
«Buongiorno.»
Il flusso dei miei pensieri s'interruppe grazie alla voce profonda di lui, che mi guardava con un mezzo sorriso, il gomito puntellato sul letto e la mano sotto la mascella, quasi come se stesse aspettando una risposta
«Ciao», borbottai, scendendo dal letto, «Vado via. Chiudi gli occhi, per favore.»
Sbottò a ridere, «Adesso ti vergogni? Stai facendo sul serio?»
Diamine se aveva ragione.
Le mie guance si tinsero di rosso per la mia ipocrisia, ma cercai comunque di infilarmi i vestiti tenendo la coperta sulle spalle: un conto era farsi vedere di schiena in una posizione goffa e sgraziata, un altro farsi ammirare durante una seduta di sesso.
Anche se avevo preteso la luce spenta. Insomma, ero ancora vergine, la vergogna ci stava.
La stessa che provavo mentre cercavo d'infilare una scarpa, saltellando su un solo piede e dando così motivo al tipo di ridersela alle mie spalle.
E dire che lui era così bello, mentre io... beh, io ero io. Imbranata, fino a poche ora prima ancora una verginella, di certo non smaliziata come le mie amiche, e votata alla musica anima e corpo.
Tirai fuori i capelli dalla maglia larga a righe colorate e afferrai la chitarra per la custodia, infilando il braccio nella fettuccia per tenerla a mo' di zaino, salutando con la mano il mio compagno notturno. Si allarmò quando capì che me la stavo dando a gambe sul serio.
«Ehi, aspetta, ma dove vai?» domandò, scendendo da letto come mamma l'aveva fatto.
Cristo santo!
Rossa come un peperone aumentai il passo senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Non ho ancora capito se lo stessi tenendo d'occhio o se volessi solo ammirare quel fisico proporzionato, tant'era...
Mi limitai a mostrare indice e medio in un'improbabile cenno di vittoria per poi svignarmela, sbattendomi la porta alle spalle.
Uscii sul corridoio dell'hotel, tirando un sospiro di sollievo: non sarebbe certo uscito nudo lì, rischiando di lasciare le sue grazie alla mercé di tutti!
Peccato, però. Era veramente... bellissimo.
Guardai di nuovo la porta, dubbiosa se andarmene per davvero.
...ma quando mi ricapita?
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I coefficienti di difficoltà
RomanceQuando Yvonne Foschi riceve tra le mani la convocazione del Tribunale dei Minori di Roma, non si preoccupa più di tanto: ci deve essere per forza uno sbaglio. Quale persona sana di mente affiderebbe due bambini piccoli a lei? Una groupie di trentaci...