Lavando la colpa

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Sotto la pioggia battente la luce dei lampioni appariva sfocata e di conseguenza il taxi avanzava con estrema lentezza nonostante la strada fosse libera, risultato del binomio condizioni metereologiche più orario improbabile per uscire di casa nel mezzo della settimana.

- Può accelerare, per favore? - il nervosismo di Ivy trapelò dalla sua voce, ma il tassista non si fece influenzare - Signorì, piove troppo forte e co 'ste buche rischio le gomme!

E pure te c'hai ragione, ma Sandra...

Quando giunsero alla fermata dei bus dell'Anagnina, ben quaranta minuti dopo la chiamata, la donna si spaventò nel constatare che la sua amica non era più lì.

Dov'era finita?

Cosa le era successo?

Forse i suoi genitori l'avevano trovata e riportata a casa?

O forse era stata rapita?

Afferrò il telefono, chiamandola con mani tremanti dal nervoso - Signorì, il tassametro corre! - la sollecitò il tassista.

E 'sti cazzi!

- Guardi che la pago anche per aspettare. Faccia silenzio che prende mal... Sandra? Sandra, dove sei? - tirò un sospiro di sollievo non appena l'amica rispose: se non altro era viva e stava bene.

- Dietro di te. - rispose quella con tono funereo - Mi sono messa sotto una banchina che mi stavo facendo la doccia.

Quando la vide infilarsi nel taxi, Ivy pensò che una doccia le servisse veramente, notando che il trucco le era colato sul viso, non capendo se per effetto dell'acqua o del pianto. Aveva il naso rosso e gli occhi gonfi, alla camicetta erano saltati i bottoni mentre una scarpa era slacciata.

La donna intimò al tassista di tornare indietro ma non ebbe cuore di chiedere all'amica cosa fosse accaduto, nonostante la curiosità la stesse divorando.

- Non tornerò più indietro. - disse a un tratto l'asiatica rompendo il pesante silenzio calato nell'abitacolo. Persino il tassista aveva abbassato il volume della radio, come se temesse di disturbare.

La pioggia smise di scendere, il cielo presentò un principio di schiarimento, fenomeno visibile grazie al fatto che una triade di stelle fece capolino da uno squarcio creatosi tra le nubi.

Yvonne non rispose e il tassista continuò la sua corsa senza neanche muovere la testa, all'apparenza disinteressato, tanto che la donna ringraziò il cielo per la sua discrezione.

Quando scesero dall'auto fu Ivy a caricarsi il misero bagaglio di Sandra su per le scale, ma solo dopo aver aperto la porta si rese conto di cosa aveva fatto: i lamenti di Perseo le colpirono subito l'orecchio, misti a quelli di Anakin, che se ne stava in corridoio girando come un piccolo fantasma.

I pantaloni del pigiamino bagnati le fecero intuire che si era fatto la pipì addosso e, presa dai sensi di colpa, gli corse subito incontro lasciando l'amica a se stessa.

Quando fece per prenderlo in braccio, quello la rifiutò agitando i pugnetti e mordendole la mano

- Insomma, Anakin! - sbottò lei e Sandra si avvicinò con calma, comprendendo la situazione.

- Li hai lasciati soli senza avvertirli, eh?

- Grazie al cazzo. - ringhiò la padrona di casa mentre cercava di afferrare il piccolo, che invece scappò via.

- Lo so, scusa. Ma è stato... poi ti spiego, ora occupiamoci di loro. Consolalo, rassicuralo, fai qualcosa per lui.

La donna corse dietro al bambino, che vagava urlando come un'aragosta viva nell'acqua bollente, e lo afferrò da dietro, stringendolo a sé - Scusa, amore mio. - disse, baciandogli la testa.

I coefficienti di difficoltàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora