Improvvisamente il cuore balzò fino alla gola di Yvonne: Sami si aggirava con aria tranquilla per la sala, discutendo con The su chissà cosa.
Musica, a giudicare dalla gestualità. Naturale.
I due vennero fermati da Annika, che armeggiò col suo smartphone. Era in difficoltà e la donna pensò che dovesse essere ancora agitata per lo shock precedente riguardo la notizia di Sandra, così decise di eclissarsi tra la folla per starsene in santa pace ed evitare domande a cui non avrebbe saputo rispondere.
Cercò i suoi colleghi nell'ampio salone, lasciando loro i bambini per una decina di minuti quando li trovò, intimando di non far mangiare nessun dolce ad Anakin, dirigendosi poi verso l'esterno mentre quelli protestavano dicendo che li stava trattando come dei baby sitter a suo piacimento. Aveva proprio bisogno di una bella boccata d'aria.
Il balcone dava sul giardino dell'hotel, del quale il buio celava piante e fiori variopinti per il dispiacere della donna, che poté comunque ammirare il panorama puntellato dalle luci di Berlino, che adornavano la notte come un luminoso girocollo di diamanti.
Era una visione magnifica e attese ancora qualche secondo prima di accendersi una sigaretta, motivo per il quale aveva deciso di lasciare di nuovo i bambini: non voleva né che respirassero il fumo, né che prendessero il cattivo esempio.
Le era sempre piaciuto guardare le luci nella notte e fantasticare mentre fumava una sigaretta. Qualsiasi città illuminata la faceva sognare come quando era piccola e guardava il panorama su Roma dalla finestra della casa dei suoi nonni, infilando lo sguardo tra i tetti di fronte al terzo piano.
Quante notte insonni aveva passato, cullata dalla musica che non le permetteva di dormire.
Qualcuno la chiamò e si voltò seppur distratta, dispiaciuta dal dover staccare gli occhi da quella magnifica visione.
Arrossì quando si trovò davanti Conrad, che le sorrideva con quell'espressione angelica su cui in passato aveva tanto fantasticato.
- Ti sei presa un attimo di pausa?
Lei annuì, un po' intimorita. Non le sembrava vero, non poteva essere vero che si stesse interessando a lei.
Perché era lì? L'aveva seguita?
Ma no, sarà una coincidenza.
L'uomo si avvicinò, piegandosi sulla ringhiera di marmo ad ammirare il panorama, i ricci che ricadevano morbidi sugli zigomi pronunciati. Ivy immaginò di stringersi a lui, e in quel mentre il suo bassoventre sussultò per l'eccitazione.
- Anche io ho dei figli, so come ci si sente. - disse lui, piantandole addosso i suoi occhi chiari privi di malizia.
C'era qualcosa di strano: non sembrava volerla sedurre. Ma allora perché era lì?
Prova solo simpatia per me?
Empatia? Complicità?
Qualsiasi cosa fosse, l'istinto della donna le suggerì che Conrad non aveva secondi fini nei suoi confronti.
- Insomma, non sono miei figli e... sono la madre adottiva. In realtà siamo cugini. - rispose lei, quasi rimproverandosi. Che bisogno c'era di fare quella stupida puntualizzazione?
Non sono più la vipera di prima, eh no.
L'uomo le sorrise ancora, tanto da farle sentire il cuore sciogliersi: quanto sarebbe andata ancora avanti questa sensazione imbarazzante?
E poi lo vide: oltre le sue spalle, sulla soglia della porta finestra, rigido come un ciocco di legno se ne stava Sami.
Li aveva visti, aveva fiutato qualcosa e la stava guardando assumendo l'espressione di chi non approvava il suo comportamento.
STAI LEGGENDO
I coefficienti di difficoltà
RomanceQuando Yvonne Foschi riceve tra le mani la convocazione del Tribunale dei Minori di Roma, non si preoccupa più di tanto: ci deve essere per forza uno sbaglio. Quale persona sana di mente affiderebbe due bambini piccoli a lei? Una groupie di trentaci...