Avrebbe voluto cantare Holy diver di Ronnie James Dio, ma visto che il pubblico non le sembrava acculturato in materia musicale, Yvonne aveva deciso di propendere per qualcosa di più semplice.
Alla fine aveva scelto Sick and tired, una vecchia hit di Anastacia che le sembrava una delle meno peggio da intonare, considerato il fatto che il suo timbro vocale non era molto alto.
Forse un contralto, come aveva detto una volta Claudio mentre Lucio li accompagnava al piano per capire come sposare al meglio i loro vocalizzi.
Pensava che non facesse molto colpo, ma alla fine il pezzo, eseguito per ultimo solo perché si erano ritrovati con un buco di qualche minuto da riempire, era piaciuto agli avventori del night club, stupendola.
E poi era partito il servizio notturno vero e proprio, con le varie ragazze che si esibivano al palo, permettendo a Yvonne si rientrare nei camerini, bloccata subito dopo da Sandra.
- Che c'è? - domandò la donna, beccandosi indietro un sorrisino.
- Adesso c'è il privè. Vuoi tirarti indietro quando sei quella che forse stasera riceverà più richieste di tutte? - le sussurrò all'orecchio per aggiungere enfasi - Potresti accaparrarti un sacco di verdoni!
- Oh, no, no, no, non voglio fare quelle cose con chiunque! - rispose Ivy facendo per andarsene.
- Scusa la franchezza, ma fino a qualche tempo fa non hai fatto la stessa cosa?
La domanda della francese la colpì come una coltellata, lasciandola quasi stordita: era la verità.
Ma era anche vero che aveva deciso di chiudere col passato. Eppure eccola di nuovo lì, a prestarsi al piacere altrui.
Questa è l'unica cosa che so fare.
Strinse i pugni e sorrise sforzandosi di farlo - Grazie per avermi ricordato che sono solo una puttana. - disse a Sandra, che rispose pronta - Guarda che qui lo siamo tutte!
Ma Yvonne se n'era già andata, controllando se il trucco era a posto. In fondo la ragazza aveva ragione: questo o quello, qual era il problema?
Una volta li sceglievo io ed erano belli. Inoltre avevamo qualcosa in comune di cui parlare.
Che ci faccio co' 'sti bavosi?
- Yvonne. - la voce di Christine che entrava nel camerino la riportò a terra - Che fai così? Devi essere pronta per il privè. Forza, cambiati. Metti la biancheria scura e le parigine. Non dimenticare i copri capezzoli. Mounsier Bartèz non deve vedere nulla, altrimenti non gli piace. Ah, vecchio porco! - sospirò la ragazza, segnando qualcosa sul taccuino.
- Come? - la donna era confusa: mounsier chi?
Christine inclinò il viso, guardandola con un'espressione di rimprovero - Ivy, suvvia. Acume, acume! Un tipo che ha tanti soldi vuole un privè con te. Non vuole donne nude, solo vedo non vedo. Gli è piaciuta la tua voce. Stimolalo solo dall'esterno, capito?
Il suo datore di lavoro la lasciò sola con il tanga di pizzo in mano: stimolarlo dall'esterno?
Oh, no...
Dandosi della cretina per non aver imparato a fare nient'altro nella vita, Yvonne infilò la biancheria, appiccicando degli adesivi bordeaux a forma di cuore sui capezzoli, sentendosi non solo volgare ma anche stupida, privata della sua serietà.
Si guardò allo specchio: era una macchietta.
Rimpianse i tempi in cui suonava con gli altri tre, e non appena le venne indicato dalle colleghe il signore che la stava aspettando al bar, ebbe la forte tentazione di girare i tacchi e tornarsene a casa da quegli angioletti dei suoi bambini.
STAI LEGGENDO
I coefficienti di difficoltà
RomansQuando Yvonne Foschi riceve tra le mani la convocazione del Tribunale dei Minori di Roma, non si preoccupa più di tanto: ci deve essere per forza uno sbaglio. Quale persona sana di mente affiderebbe due bambini piccoli a lei? Una groupie di trentaci...