Ti voglio nella mia vita. Tu mi vuoi nella tua?

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- Io... non lo so.

Caleb aveva abbassato lo sguardo e all'improvviso quel felice pomeriggio assolato era diventato grigio e cupo anche per Sandra, che iniziò a farsi trascinare dalla forte empatia che la caratterizzava.

- In che senso? - domandò confusa dal repentino cambio d'umore del compagno.

- Sto male e non so il perché.

La donna ammutolì per qualche istante, cercando di inquadrare la situazione - Ti fa male da qualche parte?

- Qui. - rispose lui, indicando il cuore con fare tanto drammatico da risultare teatrale.

L'asiatica non capì se scherzasse, fosse serio o la stesse prendendo in giro. Non disse una parola tornando ad addentare la fetta di pizza acquistata appena pochi minuti prima, notando poco dopo che Caleb stava trascurando la sua per cedere l'attenzione a pensieri all'apparenza più cupi.

- Se non la mangi, la mangio io! - si propose lei, svelando la sua tipica genuinità romanesca.

Lui la guardò con fare malinconico, occhi languidi e sopracciglia con le punte interne verso l'alto, segno di una profonda tristezza.

Sospirò, svelando - Invidio la tua allegria. Vorrei essere così superficiale anche io.

- ...superficiale?

Forse ho capito male.

- Beh, tu riesci ad andare avanti nonostante quel che ti è capitato. Non stai lì a pensarci troppo. Vorrei essere forte come te.

La donna si sentì adulata e insieme offesa, non capendo a quale delle due sensazioni dovesse cedere. Era un complimento o la considerava una persona poco profonda?

Ma soprattutto, perché adesso la giornata aveva preso quella piega?

- Io sono depresso, Sandra. Stare con me non ti porterà nulla di buono, credimi.

Lei rise, sollevata - Se è un modo per liberarti di me, sei fuori strada. Se ti sei stancato, dillo e basta.

Gli occhi verdi di lui la penetrarono fino all'altra parte del cranio, facendole capire che di tutto si trattava, fuorché uno scherzo - Io ti amo, Sandra. Tu per mei sei un'ancora di salvezza, non ti allontanerei mai da me.

La donna si sentì portare in alto tre metri da terra, vide angeli cantare in coro e sentì le campane suonare a festa.

L'emozione la colse senza preavviso, riempiendole il cuore di felicità: lui l'amava, gliel'aveva appena detto!

Però...

- Se mi ami, perché non ti trasferisci qui? Magari ti trovi meglio. Abbiamo il sole, buon cibo, la gente è sempre allegra e anche il paesaggio non è niente male. - concluse la sua proposta, strappando coi denti un altro morso del gustoso lievitato, che ormai si stava raffreddando.

Odiava quando la mozzarella induriva, quindi cercò di ingoiarne quanta più possibile.

Caleb le rivolse di nuovo quel sorriso malinconico, guardandola come se la donna non potesse capire, come se non fosse in grado di arrivare all'ovvietà, per rispondere - Non posso. Ho una moglie, ricordi? Ho dei figli. I miei genitori hanno divorziato quando ero piccolo, è stata una vita... molto triste la mia. Non voglio che i bambini rivivano le stesse cose.

- Scusa, ma non capisco. Dici di amarmi e poi però non vuoi far soffrire i bambini. E a me chi ci pensa? - Sandra iniziò a scaldarsi, intuendo un volerla sminuire da parte di colui che aveva appena affermato di tenere a lei in maniera particolare.

- Ti prego - supplicò lui - non innervosirti. Vivo un percorso che non mi appartiene. Sono depresso. Triste. Tu potresti alleggerirmi la vita, farmela apparire meno invisa, se solo mi assecondasti. Tuttavia non sicuro che non ti farebbe bene stare con me. Dovresti lasciarmi qui, adesso. Ne trarresti giovamento, credimi.

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