𝕵𝖚𝖓𝖌 𝕳𝖔𝖘𝖊𝖔𝖐

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"L'invidia sempre vile e bassa, avversa alla giustizia e alla benevolenza è quella che sbandisce dall'animo ogni pace e tranquillità nel suo livore, che è capace del tradimento e della calunnia per opprimere ed abbassare il merito, che si espone giustamente all'odio ed all'esecrazione di tutti."

Tra i racconti orientali, una figura mitologica di enorme significato è sicuramente il dragone.
Nelle leggende della mitologia antica, i draghi fungono da veicoli o da traino per le grandi divinità, per esempio il Padre d'Oriente e la Regina Madre d'Occidente. 
Era considerato un animale benevolo, ma molto spesso questa creatura assumeva anche connotazioni negative. Era inoltre anche la figura rappresentativa dello stesso imperatore, tant'è che in seguito questo animale fantastico divenne per i cinesi una sorta di simbolo, difatti quando parlano di loro si definiscono "figli del drago" .

Cina, imperatore Quin Shi Huang.

Si narra, secondo un'antica leggenda, che durante una notte d'autunno, alle porte della città di Xi'an si intravide qualcosa di insolito. La voce iniziò a spargersi così migliaia di persone si recarono sul posto a controllare cosa ci fosse di diverso ma non videro nulla. I giorni passavano e la notizia venne dimenticata.

Calata la notte, la città era sempre silenziosa, fatta eccezione per il palazzo reale, in cui i festeggiamenti erano ancora in corso.
Il silenzio era talmente evidente che ogni minimo rumore, debole che sia, fosse amplificato.

Lungo la strada principale della città, ad un tratto, iniziò a passeggiare indiscreta una figura alta e magra con al seguito sette mila uomini dall'armatura sofisticata e lucente , che man mano che avanzano producevano in unico rumore, ovvero quello dei loro passi.
Tutto ciò che si trovava sulla strada si spostava oppure evitava di tagliare il percorso dell'uomo misterioso.
Arrivò ai piedi del palazzo reale, che per un attimo cessò di fare rumore, in quanto tutto si affacciarono dalla struttura per capire cosa stesse succedendo.
Iniziarono a vociferare che si trattasse di qualcosa di malvagio, proveniente dal regno dei morti, ed effettivamente non avevano tutti i torti.
Al contrario degli altri fratelli, Hoseok era colui che visse di meno tra i mortali, anche se, al contrario di ciò che si crede, l'invidia influenza gli uomini da molto tempo.

Senza dare importanza a chi lo stesse osservando, Hoseok incrociò lo sguardo del sovrano per qualche istante, fece un ghigno e riprese il suo cammino.

Giunse in un luogo non molto lontano dalla città che gli uomini definivano "le porte del cielo" in quanto era una montagna spaccata.
Arrivò sulle cime, e in giro di poco tempo, comparve un santuario.
Poi dal nulla, un bagliore illuminò l'oscurità tersa del cielo e cadde esattamente al centro della fessura.
Si formò così una sottospecie di ponte che congiunse le due estremità, dalle quali uscì qualcosa. Era un dragone, e più precisamente il dragone dell'invidia.

Questo serpeggiava all'interno delle mura della città tant'è che l'imperatore stesso, pretendeva di avere un esercito più vasto di quello che aveva visto qualche sera prima.

Così chiamò al suo comando parte della corte e ordinò che gli venisse creato un esercito migliore.
Questi si radunarono per cercare una soluzione al problema ma non ci riuscirono.

I giorni passavano e con l'invidia del sovrano aumentava anche quella dei sudditi che davano spesso vita a delle rivolte o a piccole liti.

Dei passanti intravidero il possente tempio che ergeva sulle due cime e provarono ad avvicinarsi. Tentarono di scalare la parete rocciosa, ma non ci riuscirono perché arrivati, un forte ruggito li spaventò tanto da farli scivolare.

Hoseok nel frattempo si godeva la sua sosta in  Cina, d'altronde aveva già visitato altri Paesi.

Era lì che scriveva le pergamene e di tanto in tanto un addetto alla cura del tempio lo aiutava a sistemare le pergamene nella biblioteca.
La parte più importante del tempio però non era la statua, bensì una piccola vasca dove si trovavano delle carpe e tra queste si nascondeva il dragone.

Hoseok passava le giornate ad occuparsi dei suoi animali domestici e spesso quando capitava scambiava qualche parola con il comandante dell'esercito.

Una notte, sempre secondo uno scritto che apparentemente sembra essere una sorta di "diario segreto", accadde che i festeggiamenti del sovrano e il fragore della corte non si sentirono e le luci del palazzo che solitamente erano accese per mostrare alla città la potenza dell'imperatore erano spente.
Il motivo non fu subito chiaro. Di solito accadeva che il palazzo era silenzioso quando il sovrano si dedicava alla campagna militare combattendo in prima linea, mancando così dalla stessa Xi'an.
Effettivamente il sovrano con l'intero esercito al suo seguito si trovava a percorrere quello che era il sentiero che conduceva nella zona del tempio.
Passata qualche ora infatti, sì ritrovò alle pendici della cima ad attendere quello che ormai il popolo definiva "lo straniero semidio".

Hoseok però quella notte non aveva chiuso occhio in quanto sin dalla mattina qualcosa lo turbava. Cambiò la veste, si sistemò e tentò di rilassarsi osservando la pallida luna.

Ai piedi della montagna spaccata, nel frattempo, l'esercito per ordine del sovrano, aveva sistemato enormi sacchi di polvere da sparo e, dopo che tutti si allontanarono, un rappresentate dell'artiglieria si avvicinò e accese la miccia.

L'esplosione avvenne, ma la montagna rimase intatta.

Subito, tra i soldati dell'esercito iniziarono ad esserci discussioni e ipotesi sul perché fosse rimasta illesa.
Ad un tratto, la nebbia calò, le stelle nel cielo erano sparite e la luna era l'unica luce, apparire l'enorme fuoco ad illuminare la zona.

Il sovrano che tentò di fuggire si fermò in quanto sia il suo cavallo, come quelli della fanteria so imbizzarrirono e scapparono.
Le ali dell'esercito si compattarono mettendosi in posizione di difesa. Una luce, che man mano diventava sempre più luminosa, emerse dalla spaccatura della montagna, si diresse verso il cielo e si ripiombò sulla Terra.
Hoseok, la cui tranquillità fu interrotta si era posto, insieme al suo fedelissimo esercito e il dragone, esattamente di fronte al sovrano e ai suoi soldati.
Il combattimento iniziò e durò varie ore ma Hosoek capendo la debolezza dei mortali e la loro facile resa, decise di terminare lo scontro, ma avvertí l'imperatore dicendogli:
"Ciò che non ferisce, uccide, seppur lentamente. Che la città di Xi'An sia maledetta sotto il tuo regno. Ciò che tanto desideravi si avvererà . Anche tu avrai il tuo esercito immortale."

Detto questo di Hoseok non si ergere molte notizie, se non il fatto che dopo quella battaglia, la noia si era resa partecipe delle sue giornate.

A Xi'An invece la situazione era nettamente cambiata. Le persone erano arrivate a commettere veri e propri genocidi, e addirittura compivano veri e propri sacrifici per far tornare la pace e la tranquillità, utilizzando come capri espiatori i figli o comunque i membri delle famiglie di sacerdoti. Delle volte non se ne rendevano neanche conto, ma arrivano a commettere veri e propri atti di cannibalismo.

Così man mano che gli anni passavano, la popolazione di Xi'An diminuiva e con essa anche la resa dei raccolti.

L'operatore così decise di compiere una campagna militare con una città alleata, ma quando convocò l'esercito, nessuno si presentò.

La situazione fu a dir poco agghiacciante, quando, nella necropoli dove era stato prefissato il mausoleo della famiglia imperiale, trovò tutto il suo esercito sotto forma di statue di terracotta e con questi anche gli stessi cavalli.

Resosi conto di ciò che era accaduto per colpa della sua invidia, recatosi di fronte alle porte del palazzo si inginocchiò con il capo chino in direzione del tempio del semidio.
Iniziò a pregarlo e a chiedere la redenzione del suo peccato ma tutto quello che ottenne fu la morte che Hoseok gli concesse, sfilandogli la spada dalla cintura e recidendogli la testa con un colpo deciso.

L'mperatore era morto, la sua anima vene legata all'esercito del comandante immortale e Hosoek rimase in compagnia del suo fedele dragone.
La voce si sparse e prima che potesse essere eletto il successore dell'imperatore, Hoseok sparì insieme ai suoi rotoli e quello che era il suo fedele dragone rimase a Xi'An trasformandosi in un bassorilievo del tempio sacro all'invidia.

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Annyeong! Ecco a voi anche la storia di Hoseok. Chissà chi sarà il prossimo!
Al prossimo aggiornamento 💜

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