31 Marzo

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"Passo domani mattina alla solita ora" Così gli aveva detto Michael la sera precedente, prima di andarsene. Lo aveva visto uscire dalla stanza con lo sguardo più triste che avesse mai avuto. Nonostante la discussione della mattina, Michael aveva provato a non rovinare ulteriormente il loro rapporto, aveva finto indifferenza per il resto della giornata.

Andreas, invece, aveva faticato a nascondere le sue emozioni. Era pentito di aver usato quelle parole, erano cattive oltre il necessario. Però erano state sincere, nonostante la crudeltà.
Perciò non nutriva troppe speranze di veder davvero arrivare Michael alla stessa ora delle mattine precedenti.
Infatti, Andreas non vide nessuno attraversare la soglia della porta. Si era svegliato apposta, ma rimase deluso non vedendolo arrivare. Il suo senso di colpa aumentò esponenzialmente.

"Sei in ritardo" gli scrisse per messaggio.

Michael lo visualizzò subito. Si asciugò le lacrime con la seta morbida delle lenzuola e rispose.

"Scusa. Mi faccio perdonare con la colazione. Cornetto alla crema?"

Poco più di mezz'ora dopo Michael arrivò in ospedale con il sacchetto dei cornetti e due bicchieri pieni di cappuccino.

Fecero colazione insieme, anche se il silenzio la fece spesso da padrone.

"Michael" lo chiamò il biondo.

Il cantante alzò lo sguardo.

"Mi dispiace per ieri" ammise Andreas.

"Anche a me" disse. Trattenne le lacrime.
"Non so cosa dire, o cosa fare. Non so nemmeno se dobbiamo continuare a vederci"

Quelle parole gli costarono tutte le energie di riserva che aveva, non poteva neanche immaginare una vita senza di lui.

Lo stesso pauroso pensiero attraversò la mente del biondo. Non voleva rinunciare al suo amore, nonostante tutto.

"Davvero non vuoi più vedermi?" Questa volta furono gli occhi di Andreas a diventare lucidi. Michael non mancò di notarlo, allungò una mano per accarezzargli una guancia.

"Continuo a farti del male. Io non voglio questo"

"La soluzione è lasciarmi da solo? Di nuovo?" Andreas si affidò alla disperazione.

Michael circondò il collo del ragazzo con le sue mani, si sporse quel che bastò per baciarlo sulle labbra. Sentì la tristezza sprigionarsi ad ogni schiocco.

"Ti amo più della mia stessa vita" gli sussurrò Michael all'orecchio.

"Perché suona come un addio?" Chiese Andreas, stringendo forte le spalle del riccio.

"Non lo è, te lo giuro" lo rassicurò, per quanto potesse.
"Non ho cambiato idea, voglio ancora sposarti" aggiunse, provando a sorridere.
"Cerco di lasciarti lo spazio di cui hai bisogno. L'ultima cosa che voglio è intrappolarti"

Gli occhi di Andreas si incatenarono a quelli del riccio. Dentro la sua testa c'era una guerra sanguinosa, nel suo cuore solo pace.

"E se io avessi cambiato idea?"

Michael trattenne il respiro per pochi secondi, incredulo. Poi, espirando forte si rese conto che non poteva esserci niente al mondo di più falso.
Desiderare tanto una cosa non significa ottenerla, almeno non sempre. Quello era uno di quei casi.

"Non ci crederei"

"Perché no?"

"In una sola notte hai cambiato idea?" Il suo tono di voce rispecchiò la sua incredulità.
"In una notte, tra l'altro, in cui io non ho fatto niente per fartela cambiare"

Vide Andreas accusare il colpo. Perché si ostinava a voler sostenere quella bugia?

"Non deve per forza succedere qualcosa di concreto.."

In un attimo, capì.

"Andy" lo chiamò, stringendogli le mani. "Sono onorato del fatto che tu abbia paura di perdermi" disse, accarezzandogli la guancia.
"Ma questo non deve obbligarti a fare cose che non vuoi"

Lo vide sospirare, certo di aver centrato il punto.

"Mi sento uno stupido" ammise Andreas.

"Uno stupido carino" aggiunse il cantante, sorridendogli.

Si abbracciarono. E Andreas non si lasciò sfuggire quel dolce profumo dal collo di Michael.
Forse, più avanti, avrebbe imparato a superare le sue paure. La prospettiva di quel profumo sotto il naso per ogni mattina successiva era un incentivo a riuscirci.

"Ti aspetterò" gli disse il riccio, baciandolo sulle labbra. "Dovessero passare anche cento anni"

Andreas pensò che, se fossero andati avanti così, sarebbero bastati anche solo cento secondi.

3.7.14Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora