Il dolore della cecità

871 29 3
                                    

Sono nato non vedente, nonostante tutto sono diventato un impero forte. Ma sono certo che non  vivrò molto. Sono sempre stato pessimista e solo una cosa mi può rendere felice. La musica. Mi fa male pensare che le mie opere non saranno mai perfette perché non so quale nota metto sotto le mie dita, vado ad orecchio, ma le mie opere imperfette mi rendono triste, come quello che voglio scrivere. Ma non mi abbatterò, continuerò a lottare, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Anche se tutti i miei tentativi sono vani e volano nel vento come gli spartiti di mio padre, volano, volano come uccelli che si librano nell'aria, volano come l'anima dei giorni miei passati.
Oggi come oggi, dove la guerra è il modo più facile per arrivare a quello che vogliamo, mi sento inutile, uno scarto. Il ventotto giugno del 1914 è stato ucciso Ferdinando, quel giorno una tristezza mi pervase, una tristezza che mi prese nella parte più profonda del cuore. Sono 4 anni da quando è morto, la guerra doveva durare poco, me lo aveva promesso anche Lui. Impero Tedesco l'unico che mi abbia trattato con rispetto, l'unico che sapeva cosa voleva dire soffrire, l'unico che mi avesse capito. Così pensavo fino il fatidico primo novembre 1918, giorno in cui capimmo che la guerra non era fatta per noi, che questa stupida guerra era solo un capriccio mio e di Serbia, che questa guerra l'avremmo persa. Quel giorno era particolarmente stressato, oserei dire nervoso, ma non ne capivo il motivo, la mia cecità non mi permette di vedere i visi e le espressioni ma le emozioni le percepisco, ed ero certo che lui fosse stressato lo sentivo dall'area scura che emanava. Per calmarlo decisi di preparargli qualcosa da mangiare, un dolce, quello che più mi rappresenta, la Sacher, è nera proprio come quello che percepisco, la rifiutò cortesemente ma io volevo sapere se qualcosa non andava, infondo ero suo amico e forse qualcosa di più, così glielo chiesi, gentilmente ma pur sempre con quel tono che mi caratterizza da sempre, un tono cinico. Impero Tedesco mi toccò la guancia, quasi come se fosse  una carezza per darmi invece uno schiaffo, inaspettato come il dolore che provai all'interno di me. Non capivo quali erano i miei errori, ma evidentemente gli errori non erano solo i miei. Sapevo che la guerra non era il mio punto forte, ma speravo che saremmo riusciti a vincere. Il mio alleato mi urlò di svegliarmi, di aprire gli occhi e vedere quello che stava accadendo, apaticamente aggiunse che era ora che non esistessi più, che se fossi morto sarebbe stato meglio e , come una pugnalata al petto, disse che il mio amore era così disgustoso, innaturale così come tutte le sue dimostrazioni d'affetto erano solo per guadagnarsi un fidato alleato e che non gli interessavo minimamente e così se ne andò a passo spedito, dove?, non lo saprò mai. In quel momento le lacrime iniziarono a scendere e le mie gambe iniziarono a tremare finché non trovai appiglio nel pavimento. Mi strappai le bende dagli occhi e li aprii, cosa che non avevo mai fatto, sentii un senso di sollievo come se una parte di me iniziasse a rinascere, ma quella sensazione non durò molto.Venni scosso da conati di vomito, ma l'odore e il sapore metallico mi fece capire che non era solo vomito ma soprattutto sangue, quel sapore stava nella mia raffinata bocca e in cerca d'aria, cosa che iniziava a mancarmi, così mi afflosci sul pavimento marmoreo. Svenni. Quando riapri gli occhi erano passati undici giorni, ma la cosa più importante fu come per miracolo che vidi un colore, il rosso, ero felice ed immediatamente incurante dei richiami dell'infermiera corsi nella stanza di Impero Tedesco, anche se una parte di me sapeva di non trovarlo lì e quando quella parte sapeva di aver avuto ragione mi sentii spezzato in due, esattamente come il mio cuore undici giorni prima. Mi sdraiai sul suo letto aspirando i suoi profumi a lungo, sapevo che quello che avevo provato per lui non lo avevo provato per nessun altro. Nel buio di questa stanza scrivo questi pensieri in rosso, l'unico colore che ho potuto vedere, il colore del mio sangue, il colore preferito di Impero Tedesco, il colore che ci accumunava, il colore che macchia ormai tutta la mia retina. Così il rosso sarà l'ultimo e il primo colore che avrò visto.
Addio Mein Liebe.                                                                 
                                                                                                                            12 novembre 1918
Impero Austroungarico

Una corte di polvere si innalza e l'impero svanì sotto gli occhi del suo grande e unico amore, un amore nato nella cecità. L'amore che gli aveva costato tanto dolore, l'amore che non gli aveva fatto mai vedere il suo viso. Tutto ciò che ci rimane di quell'impero sono le sue bende e questa pagina di diario.

—————————————————————————————————————————
Spazio autrice

Spero vi sia piaciuta questa piccola One-shot.
Questa è in assoluto la prima One-shot che scrivo e devo dire che mi ha dato un senso di sollievo scriverla.
Per spiegare in breve: Impero Austro-Ungarico sa scrive, perché da piccolo suo padre (Impero Asburgico o D'Austria) gli insegnò tutti i movimenti per scrivere le varie lettere associandole a suoni.
Impero Austro-Ungarico sapeva che il colere rosso era presente sia sulla sua bandiere che su quella di Impero Tedesco perché quest'ultimo gli descrisse tutto ciò che li circondava spesso nel dettaglio.
Per i pensieri e il discorso indiretto di Impero Tedesco ho cercato di vedere con la mentalità di un tempo dove l'omosessualità era un reato.

Piccolo incidente è che l'Impero Tedesco si è dissoluto nel 9 novembre 1918, di logica lui non dovrebbe apparire alla fine ma per fin di trama ho dovuto metterlo.

One-shot sui countryhumans Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora