Prologo

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Quando persino la vita sembra andarti contro, continuare a resistere, a combattere e a farlo solo ed esclusivamente per te stessa non è più poi così tanto bello.
Mi chiamo Amanda Johns, ho 20 anni e sono morta da più di 5 anni.
Sono morta da quando sto qui dentro e le persone mi parlano ma non le ascolto, le guardo ma non le osservo, sono una di quelle ragazze che fa parte di chi esiste ma non vive. La mia malattia mi ha spiazzata e portato via tutto condannandomi a restare qui dentro fino alla fine dei miei giorni; i miei genitori hanno lasciato questo peso che sono diventata agli infermieri e a tutti coloro che si trovano qui, in Australia.
Soffro di una delle malattie più antiche che colpiscono il genere umano, la tubercolosi, causata da batteri appartenenti al complesso del Mycobacterium tuberculosis.
So che tutto finirà, punto...e, mi sta bene.

Quando ne sono venuta a conoscenza ero ancora una bambina nel pieno dell'adolescenza, sapete no? Quel periodo strano con sbalzi d'umore, ragazzi nella testa, voglia di cibo ogni due per tre con la solita scusa del ciclo anche se continuava a saltare. Quel periodo con intense litigate con la mamma per i vestiti fuori posto e la nonna che invece mi difendeva portandomi il tiramisù. Si, tutto sommato la mia vita mi piaceva, avevo molti amici a Camden, mi piaceva anche un ragazzino che non mi si filava per nulla ma proprio per nulla, più mi avvicinavo più scappava, quanti pianti che feci ma alla fine, ora che ci penso, mi vien da ridere e poi...piangere ancora, perché la mia vita è finita, mi è scivolata dalla mani senza neanche presentarsi e non sono mai più riuscita a vedermi in forma, bella o semplicemente abbastanza per qualcuno che non fosse Amanda, non che per me fossi abbastanza.
La mia malattia è una di quelle che a volte diventa contagiose: o non respiro io o ti allontani tu. Queste sono le regole o quelle che ho dovuto seguire per almeno un mese ogni anno.
Ho dovuto più volte resistere alla prepotenza della tosse che sembrava volesse squartarmi la gola, vampate di calore e febbre altissima.
La maggior parte del tempo la passo in camera, la stessa da quando sono qui, ormai ho appeso disegni ovunque, ho diari infiniti posti nella mia libreria personale, fatta installare qui vari mesi dopo la mia presenza costante; studio usando il mio computer portatile per non lasciare il resto delle ore più vuote del previsto; odio tutto, ho provato a darci un taglio più volte ma ogni volta sbucava qualcuno a levarmi le armi da mano mentre piangevo come una disperata, spesso pensavo che il mio angelo custoste li andasse a chiamare ogni volta che mi passava per la testa un'idea stupida...e l'odiavo.
Ormai, anche quella fase è passata, lascio che il sangue continui a pulsare nelle mie vene finché vuole.
Tanto...
Io sono già altrove.

Tanto...
Sono un morto che cammina.

I'll stay among the stars... foreverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora