*L'epilogo della mia vita*
26 ottobre, un anno dopo
Dormivamo assieme nella "nostra" casa, il nostro sogno a poco stava prendendo forma: avevo lasciato l'ospedale già da qualche mese, mi sentivo bene, Johnny in qualche modo era riuscito a salvarmi.
Forse la malattia aveva solo bisogno di un nome diverso, aveva bisogno di essere dimenticata e lasciata da parte.O almeno...
Era questo ciò che pensavo.Ho conosciuto i suoi genitori, hanno imparato ad apprezzarmi e mi hanno amata dal primo giorno. In loro ho da sempre visto quella pace che ho sempre cercato.
<< Tesoro sono tornato >> annuncia chiudendo la porta per cercarmi in ogni dove ma questa volta gliela facilito: lascio tutti i piatti nel lavello e corro da lui che mi stringe fra le sue braccia riempiendomi di baci. Riaverlo a casa è la parte del giorno che preferisco.
<< Ti ho preparato la cena >>
<< Tu mi vizi troppo >> e ride, è così bello mentre sorride e suoi occhi si riaccendono. Mi piacerebbe vederlo sempre così e invece, qualcosa va storto... poche ore dopo, solo pochi maledetti istanti dopo tutto ciò che ho intorno inizia a girare, la testa diventa pesante, un leggero mal di pancia inizia a bruciare, gli occhi faticano a tenersi aperti e l'unica parola che riesco a dire prima di buttarmi sul pavimento è:
<< Johnny.... >>
Il buio si impossessa di me, non sento più nulla, come se mi trovassi in una bolla lontana dal mondo. Non ho paura, non sento nulla. Nulla per davvero.
Quando mi risveglio, il mio peggior incubo è ancora con me: sono immobile, ferma, distesa su un lettino, il mio vecchio lettino, quello che pensavo di poter dimenticare e invece sono accompagnata da un sondino, un catetere attaccato alla pancia e, una flebo collegata al mio braccio con un ago che si intravede anche sotto-pelle.
<< Amanda! >> mi chiama stringendo la mia mano e gli sorrido, lui è sempre il mio miglior risveglio...<< Non ce l'ho fatta >> gli dico chiudendo gli occhi
<< Non ti preoccupare, ora...ora ce la farai. Amanda- >>
<< Johnny, ti prego... >> con qualche sforzo gli passo un diario. Non lo toccavo da un bel po' e a quanto pare è giunta l'ora; lo avevo nascosto sotto al cuscino prima di andare via dopo l'ultima visita così che nessuno lo avrebbe potuto buttare, me lo avevano promesso. Accarezza la copertina fecendo scorrere le dita fino alla fine. << Perdonami, ma... non riesco ad essere più felice di così >> sussurro sull'orlo delle lacrime, so bene quello che mi attende, so bene ciò che gli attente. Il mio sguardo passa da lui a Betty, che è ferma sulla soglia mentre non smette di singhiozzare.
<< Avrai tempo. Io lo so che avrai tempo. Dobbiamo andare a Parigi...Amanda, Amanda ti prego. Non guardarmi così, noi...noi d- >>
<< No Johnny, smettila di farti male, io non avrò alcun tempo. Sto bene, okay? Sto bene, adesso tocca a te. >>
<< Aman...Amanda no... A- >>
Amanda...Johnny's POV
La guardo con le lacrime agli occhi mentre lei non c'è, non mi risponde, non mi parla, non si muove. La richiamo più volte fino a che il dottor Kal non arriva correndo per fermare il mio attacco di panico, la mia rabbia e il mio dolore. Guardo dietro di lei: puntando direttamente a un elettrocardiogramma.Sullo schermo solo una linea dritta, nessuna onda, nessuno sbalzo. Solo una fottutissima linea dritta. Mi accascio contro il muro e lo inizio a picchiare mentre l'infermiera spenge ogni macchinario, le toglie il sondino, la flebo, le toglie tutto senza darle altre opportunità...non doveva andare! Non adesso.
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I'll stay among the stars... forever
Romance#romanzo Amanda Johns, ormai la sua casa è l'ospedale, soffre di tubercolosi e a quanto pare sembra aver accettato il suo destino, nettamente segnato, doloroso... Odia essere "malata" ma sa bene ciò che gli spetta, tuttavia, quando per puro caso, i...