*New York*
4 maggio
Lo seguo restando molto più dietro, la realtà è che forse aveva ragione Betty, non ci sarei dovuta venire e probabilmente devo trovare il momento giusto per parlare di qualcosa che quando sono con lui sembra irreale.Già da qualche ora, dopo un lungo viaggio, siamo atterrati a New York: la grande mela, la città che non dorme mai, la città delle città! Mi guardo attorno perdendomi con poco, qui basta alzare la testa e il sorriso nasce spontaneo fra le luci delle auto che proseguono a passo lento, i colori, la gente, i grattacieli posti l'uno vicino all'altro e di certo non meno importante il cielo che a poco diventa sempre più scuro accentuando ogni minimo particolare luminoso; quando vedo una coppietta baciarsi con passione cammino all'indietro per seguire Johnny senza perdermi questa scena degna di un film, sono così belli e il loro modo di fermarsi solo per sorridersi li rende ancora più attraenti.
Quando mi rigiro sbatto direttamente sul suo petto scoperto grazie alla camicia lasciata con i primi quattro bottoni al caso<< Scu-Scusa >> indietreggio tenendo le mani in alto inciampando nei miei stessi passi ma afferrandomi dai fianchi mi ritira a sé stabilendo il mio equilibrio.
<< Va tutto bene >>
<< Non ci sono mai stata qui. Mi
piace >><< E allora aspetta di vedere dove siamo diretti >> mi prende la mano, gesto che letteralmente mi fa perdere la testa per poi scivolare fino a circondarmi la bassa schiena, quasi come se volesse avermi più vicina, con lui mi sento al sicuro e se c'è una cosa che so è che girerei il mondo a piedi restando al suo fianco.
Arriviamo in un punto di Brooklyn, esattamente sotto l'omonimo ponte, sulle rive del fiume East River dove si presenta il "River Café". Credo uno dei locali più belli e romantici che abbia mai visto, sarà forse perché da quell'ospedale non sono mai uscita e ogni posto lo osservavo solo grazie a Google maps ma qui fuori è tutto maledettamente bello. Entriamo accolti da uno dei camerieri che ci indica la strada fino al tavolino più isolato e nascosto, la sala ha un'atmosfera calda ed accogliente, le luci sono date solo dalle piccole lampade poste su ogni tavolo, ci sono grandi vetrate che permettono una vista eccezionale su Manhattan, sul Brooklyn Bridge e perfino sulla Statua della Libertà.
Dopo aver ordinato la specialità del posto - piatti freschi di mare - continuiamo la nostra serata.
<< Siamo a New York! >> esordisco guardandomi attorno come se non gli fosse ancora chiaro e probabilmente lo faccio più per convincere me che lui.<< Qui ci sono cresciuto e portarti mi sembrava il minimo >>
<< È fantastico Johnny! Questo posto sarà aggiunto alla lista delle cose che mi piacevano di questa vita >>
<< Come? >>
<< Oh...no, niente >> sorrido e camuffo tutto riempiendo un bicchiere d'acqua.
Sono le 23.28 quando usciamo da quest'atmosfera con la pancia decisamente piena, era tutto ottimo, peccato che non sono abituata a mangiare così tanto!
<< Cosa si fa adesso? >> domando camminando all'indietro per poterlo guardare mentre stringo la sua mano per non perderlo fra tutto questo caos.<< Adesso si andrà a casa >>
<< Di già? >> chiedo con una nota triste facendolo avvicinare, c'è qualcosa che mi sfugge e quando realizzo che ha appena usato il mio rossetto per colorarmi il viso è già troppo tardi.
<< Ti era caduto >> ride chiudendolo mentre lo fulmino con lo sguardo
<< Giuro! >> alza le mani indietreggiando
<< Ma...ma ora sei più bella >> precisa con un sorriso paraculo
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I'll stay among the stars... forever
Romance#romanzo Amanda Johns, ormai la sua casa è l'ospedale, soffre di tubercolosi e a quanto pare sembra aver accettato il suo destino, nettamente segnato, doloroso... Odia essere "malata" ma sa bene ciò che gli spetta, tuttavia, quando per puro caso, i...