Capitolo 4

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*Quell'istante qualunque*
30 aprile
Mi stavo guardando allo specchio per l'ultima sistematina, sembrava tutto perfetto, fra qualche minuto ti avrei visto, avrei potuto parlarti e perdermi qualche passo della mia sofferenza, perché alla fine va così, io che ti guardo e tu che mi sperdi; ho usato anche del trucco per potermi vedere bella sperando che tu potessi fare lo stesso.

Per la serata Betty mi aveva procurato un bel vestitino rosa cipria con corpetto strettissimo e una gonna che scendeva morbida fino a metà coscia, ciò che omisi da tutto furono le scarpe, solo a vedere quei tacchi mi venne il voltastomaco, preferivo restare con i piedi per terra in tutti i sensi, tanto già sapevo che mi sarebbe bastato salutarti per arrivare in paradiso.
Guardavo intensamente i miei occhi scuri e avevo capito che quella strana luce che si nascondeva all'interno era rivolta a te che mi portavi lontano pur restando fermi, a te che mi mostravi la vita soltanto sorridendo. Più ci pensavo più mi sentivo ridicola, tuttavia, accettare il semplice fatto di aver finalmente conosciuto un ragazzo che avesse acceso in me tutto quel fuoco mi faceva stare magnificamente.

Uscii da quel piccolo bagno e mi ritrovai a pochi centimetri dal tuo petto, ci guardammo a lungo prima poter fare un passo nella stessa direzione, nella nostra direzione.
<< Sei pronta? >> ti avvicinasti mettendo una mano sulla mia guancia per poter sussurrare al mio orecchio << adesso infrageremo qualche regola >> quella frase mi fece spalancare gli occhi e deglutire con un misto di ansia e gioia. Come se mi trovassi dinanzi al più bel paesaggio di montagna, con tanti fiori rosa e il cielo colorato che sfumava nell'arancione, stare con te mi faceva sentire così piccola ed impotente rispetto a tutto ciò che avevo attorno...
e mi piaceva.

Prendesti la mia mano senza aspettare risposta ed inziasti a correre trascinandomi con te, in quel momento, a contornarci non c'erano le mura spente e bianche, non c'erano i dottori, non c'erano neanche i rumori o le grida di coloro che ripetevano che nei corridoi non si corre.
In quel momento non c'era nulla, nulla di importante oltre noi, oltre la nostra voglia di sfidare il razionale, il vento, il dolore e per una volta, neanche la mia malattia poté intromettersi.
Correvamo, ti giravi spesso ed io ti guardavo perdendomi come ogni volta nel tuo sorriso: bello, disarmante e maledetto, oh cavolo quel sorriso, quel maledetto sorriso! Avrei ucciso pur di continuare a vederlo.
Arrivammo giù, dove il fiatone prese il posto del sorriso e le risate quello delle parole.
<< Sono fuori allenamento >>

<< Non sei l'unico >> risposi cercando di respirare quanto più naturale possibile, correre non era il mio forte, non lo è mai stato e se è per questo neanche respirare. Mi fermai per osservarti: ti stendesti improvvisamente e guardavi me, mi guardavi come se neanche per la luna ti sciogliessi così tanto ed io ti assecondai buttandomi al tuo fianco;
eravamo in un ospedale qualunque,
su delle mattonelle qualunque
ma in uno spazio temporale
che di quel "qualunque",
non aveva nulla.
C'eravamo noi, le stelle, la luna e i nostri occhi che si incontravano. C'era tutto ed era bello.
<< Questo è un appuntamento? >> ti chiesi ingenuamente senza mai smettere di guardarti e di tranquillizzare i miei polmoni.

<< Questo è più un "me che ti porto a vedere le stelle" >>

<< Se però guardi me le perdi >> ti girai il volto sorridendo ma lo riportasti a me subito dopo

<< Loro sono lì e saranno lì anche quando uscirò da qui >> allungasti una mano fino a prendere la mia << tu no. >> ed io stavo morendo, per una volta in 20 anni, quella frase "io mi sento morire" mi piacque davvero, perché era vero, mi sentivo morire, ma di te: del tuo modo di essere, di cercarmi, di prendermi, semplicemente...mi sentivo morire...d'amore.
Sono passati mesi eppure il cuore che si affanna, lo stomaco che fa le capriole e le farfalle che svolazzano non sono spariti e arrivati a quel punto erano una certezza, non sarebbero spariti mai.
La nostra serata passò in modo piuttosto lento, iniziammo a raccontarci di più, mi spiegasti ciò che ti piaceva fare nel tempo libero, mi parlasti della tua famiglia, del tuo modo di vivere ed io feci altrettanto, in breve: ci stavamo semplicemente conoscendo e ad ogni tua parola che sembrava cullarmi ti sentivo sempre più vicino, sempre più "mio".
A volte chiudevo gli occhi per far entrare tutte le tue note nello spazio più piccolo e buio di me, così da poter custodire tutto e difenderti con le unghie se fosse stato necessario.

Non lo sapevi neanche, probabilmente non lo immaginavi, in effetti non l'avrei immaginato neanche io, però, mi rendesti quella semplice giornata, una semplice giornata indimenticabile, direi quasi speciale.
Diversa.
Rendesti quel semplice 30 aprile il giorno più bello della mia vita.
Ormai era tardi, in quel posto isolato dal mondo c'eravamo solo noi e tu ti girasti completamente verso di me, mi guardasti ed io ringrazi la poca luce che nascondeva le mie guance rosse
<< Mi piace il tuo sorriso, sa di bello. Sa di qualcosa che non deve essere rovinato >>
In quel momento anche se non volevo, anche se forse è sembrato da paraculo ti sorrisi, era uno di quelli con gli occhi luminosi, umidi e intrisi di te.

<< Io voglio che siano rovinate dolcemente... Ma da te! >> mi guardasti portando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio e la tua fronte improvvisamente si fece molto più vicina

<< Dopo non si può più tornare indietro Baby >>

<< Il tempo è un casino, la maggior parte delle volte non viene diviso bene ed io...ne ho davvero troppo poco per continuare a dire di no >> forse non ti furono state chiare in quel momento, in effetti, non ti diedi neanche il tempo di pensarle che mi precipitai sulle tue labbra come se desiderassi quell'attimo dall'anno zero e finalmente, il mio sogno più grande si era avverato.

Mi staccai subito per abbassare il viso e tu eri ancora fermo per capire cos'era successo in quel tornado, in quell'attimo qualunque breve quanto intenso. Ti riavvicinasti mettendo una mano sulla mia guancia che si spostò frettolosamente dietro la mia nuca, mi guardasti con quegli occhi che boh, solo io so quanto cazzo erano penetranti; il petto mi bruciava, le farfalle avevano perso il controllo e il mondo si era silenziato facendosi superare dal battito che ci teneva in vita, ormai, uno diviso in due. È stato il bacio più lungo e intenso della mia vita:

C'eravamo noi a un passo dalla luna, c'era l'Australia, c'eri tu, tu che eri tutto quello che volevo e c'ero io, c'era quella parte di me che non credevo neanche esistesse e invece, con te ero completa; mi tenevi il volto fra le mani ed io mi sentivo vera, amata, desiderata. Non sapevo se ciò che ci circondava era amore o solo passione ma in entrambi i casi, eravano noi e, forse il giorno dopo non ci saremmo rivisti e, forse quel bacio lo avrei odiato dopo qualche ora o, forse non sarei più riuscita a farne a meno; probabilmente eravamo solo amici o forse amici non lo siamo stati mai.
Ma tanto a chi importava?

Esattamente come lo immaginavo,
il mio primo bacio:
sdraiati sotto le stelle,
con una musichetta nelle orecchie,
quella suonata dalle nostre
anime intrecciate.
Io fra le tue braccia,
Tu sul mio respiro.
E mi hai baciato,
E ci siamo baciati ancora,
E ci siamo baciati forte.

I'll stay among the stars... foreverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora