Capitolo 14 (La Melodia Depressa Delle Lacrime)

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MIREA'S POV

"Ok! L'allenamento termina qui!"

Le ragazze tirano un sospiro di sollievo mentre io mi rigetto a terra, stanca. Jieun, corre accanto a me e si prende gioco di me, affettuosamente.
Abbiamo creato un bel rapporto io e questo piccolo libero. Jieun, oltre ad essere bassa, ha dei lineamenti del viso davvero attraenti. Ha due occhi a mandorla molto stretti e scuri. I suoi capelli lisci, folti neri e molto lunghi la fanno sembrare molto affascinante, in realtà, lo è.

Jieun, dopo avermi preso in giro, mi aiuta a sollevarmi. Dopodiché ci avviamo nello spogliatoio.
Io mi cambio frettolosamente, volendo correre tra le braccia di mio fratello e stringerlo saldamente, fino ad abbreviargli il respiro.
In fretta e furia, esco dallo spogliatoio, salutando con la mano le mie compagne di squadra e mi incammino verso casa.
La strada è irradiata dalla luce bianca dei lampioni, nonostante ciò, la luce è lieve e impercettibile. I piedi si alternano anche se stanchi ma al pensiero che ci sarà mio fratello, mi fa risollevare. Magari, quel piccolo pezzo di puzzle, quel piccolo cespuglio biondo, potrà far obliare il mio stato di sfinimento.
I miei occhi vagano per tutta la via, almeno per far fluire il tempo, sperando che questi passi saranno più scattanti.
La serata non è alquanto serena, le nuvole si radunano verso nord con il loro colore grigio cupo che minaccia una pioggia incessante. Le stelle non si intravedono ma solo una metà della luna che illumina debolmente poiché, l'altra metà, è coperta dalle nuvole cineree.
Ad un tratto, senza preavviso, i miei occhi vengono presi alla sprovvista da una scarica che segna un lampo in mezzo alle nuvole. Un altro lampo abbozza le nuvole. Ancora un altro tratteggia il cielo. Ancora un altro. Ancora e ancora. Fin quando, anche le mie orecchie vengono prese alla sprovvista a causa di un tuono che ringhia furente, lassù. Un tuono. Ancora un altro. Un altro ancora borbotta tra le nuvole, minacciando tempesta.
E così fu.
Una goccia si appoggia, con garbo, sulla mia fronte per poi giungere al mio occhio e cascare, morente, sul cemento della strada. In seguito, altre gocce piovono morenti sulla strada, sulle macchine, sui capelli, su tutto.
Le persone corrono frettolosamente, trovando rifugio nelle macchine. Altre, proprietari di bar e ristoranti, portano dentro i loro tavoli anche se la maggior parte sono stati già bagnati. Io, invece, corro, sperando di non inciampare a causa di tutta quest'acqua. Mi copro la testa con il borsone della palestra e continuo a correre mentre la pioggia continua a scivolare dalle nuvole, ma questa volta, si fa più lieve. Le nuvole sembrano essersi liberate da un peso che ponderava nel loro corpo e ritornano a splendere di bianco nel mentre si lasciano traslocare, condurre dal vento in una nuova zona da irrigare con le loro lacrime di abbattimento, per liberarsi di un altro peso arduo.

Riposo il borsone attorno alla mia spalla e da lontano scorgo la mia casa. Cammino velocemente ma appena intravedo tre figure sul tetto, mi arresto.

"Mamma? Josh? E... Kippeum?" mormoro non intuendo la situazione.

Ciò nondimeno, una sensazione strana si fa spazio nel mio petto, una sensazione che non definirei del tutto appagata, una sensazione mi sta avvertendo del pericolo e, di conseguenza, i miei occhi luccicano di un chiarore timoroso.
Con le mani tremanti, afferro le chiavi e le inserisco nella serratura. Dopodiché, mi fiondo, come una pazza, sul tetto.
Spalanco la porta con tanta prepotenza, con tanta forza, così tanta da far sobbalzare Kippeum e Josh mentre la mamma non distoglie lo sguardo dal paesaggio che le si apre dinanzi.

"Cosa sta succedendo qui?" questa volta si gira anche la mamma con tutto il corpo dalla nostra parte, scrutando uno ad uno.

"Mirea, non fare nemmeno un passo" bisbiglia Josh, non degnandomi di uno sguardo.

"C-cosa sta succedendo?" provo a richiedere, questa volta, guardando anche Kippeum. Lui china il capo e non risponde "Perché la mamma si trova al limite del terrazzo? Mamma, fatti più dentro! Tu cadrai giù!" grido a squarciagola, per farmi sentire.

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