Capitolo 1 La fuga

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Era una folle notte d'estate italiana quando presi la decisione più importante della mia vita, che la cambiò radicalmente ed inesorabilmente. Rischiai, con la consapevolezza di ciò che mi sarebbe successo se avessi fallito. Sapevo che se le cose non fossero andate per il verso giusto sarei morta. Ma se non ci avessi provato, la mia fine non sarebbe stata diversa.

Fu la conseguenza di una lunga serie di eventi negativi spesso piombati nella mia vita come meteoriti: improvvisi, violenti ed inevitabili. Nell'ultimo decennio era stato un susseguirsi di errori, scelte sbagliate, amici sbagliati, amori sbagliati. Toccai il fondo e mi resi conto che non potevo andare oltre, allora presi in fretta le poche cose che possedevo, mi appropriai anche del borsone nero che stava lì, momentaneamente incustodito sulla poltrona della sala da pranzo e scappai. Conoscevo usi e abitudini in quella casa abbastanza da poter uscire senza farmi vedere e sapevo che, se la fortuna mi avesse assistito, avrei qualche ora di tempo per svanire e dissolvermi nel nulla. Dovevo fare un tentativo. Fuggii nel bel mezzo della notte senza voltarmi, volevo scrollarmi di dosso quel posto e il modo in cui ero costretta a vivere. Volevo andare il più lontano possibile da quella realtà e dalla strada senza via d'uscita che mio malgrado avevo intrapreso. Ricordo bene la sensazione, era un po' come quando non vedi l'ora di sfilarti un vestito troppo stretto. Allontanandomi speravo di provare almeno un po' di quel sollievo che si prova, quando con soddisfazione riesci a liberarti del tremendo fastidio che provoca l'affascinante, ma solo in apparenza vestito. Non avevo certezze ma di una cosa ero sicura: non mi sarebbe mancato ciò che ero determinata ad abbandonare. 

Roma non era più il mio posto.

Uscii di casa e nessuno se ne accorse. Una volta in strada chiamai un taxi, gli diedi appuntamento lontano da lì poi, senza indugio, corsi per raggiungere il posto. La notte era calda e l'agitazione amplificava la sensazione. Avevo anche l'affanno e le gambe sembrava dovessero cedere da un momento all'altro. Vidi il taxi fermo ad attendermi, lo raggiunsi, aprii lo sportello e mi infilai dentro attenta che non ci fossero occhi indiscreti a guardare. Resi nota la destinazione, specificai che se mi avesse portata all'aeroporto in breve tempo sana e salva, gli avrei pagato la corsa il doppio.

Se fossi riuscita davvero a prendere il primo aereo in partenza, avrei avuto una possibilità. Non potevo più tornare indietro e se qualcosa fosse andato storto, sarebbe stata la fine. In tal caso, se non altro, ci avevo provato.

Tutto si sarebbe deciso in poche ore.

Durante quel tragitto in taxi guardavo scorrere il paesaggio pensierosa: non provavo nostalgia. Le strade, le case, i palazzi, tutto ciò che fino a quella notte era stato lo sfondo della mia vita sembrava soffocarmi, non appartenermi più. Sentivo la mia città ostile e per questo mi sentii triste e tradita, perché io l'avevo amata tanto.

Quel gesto estremo aveva provocato sensazioni contrastanti: ero eccitata per una nuova prospettiva, ma avevo paura, non sapevo cosa stessi facendo e dove stessi andando, oltretutto stavo affrontando tutto completamente sola. Tuttavia, la cosa che più mi terrorizzava, era la consapevolezza che comunque fossero andate le cose quella notte, il passato non mi avrebbe mai lasciata. Non potevo scappare da me stessa e da ciò che ero stata. In fondo, quella situazione era causa mia, della mia ingenuità, la mia testardaggine e della troppa fiducia che riponevo nel prossimo. Questi erano i fatti e non sarebbero cambiati, qualsiasi fosse stata la parte del mondo in cui sarei riuscita a rifugiarmi.

Assorta da mille dubbi e domande, mi ripetevo che era la cosa giusta da fare che, se volevo cambiare le cose dovevo quantomeno provarci.

Non avrei mai creduto di poter essere davvero in grado di prendere una decisione del genere, lo avevo immaginato e pianificato nella mia testa ogni giorno in quegli ultimi mesi, finché trovai la forza e il coraggio di mettere in atto quello che era sempre e solo stato un pensiero. Proprio io, quella con le crisi di panico per ogni insignificante cambiamento, quella con ansia e apprensione per ogni piccola cosa fuori dallo schema quotidiano. Quella notte, qualcosa scattò nella mia testa dopo aver visto l'ennesima pietosa scena a cui non avrei mai voluto assistere, decisi che non avrei più sopportato oltre, mi armai di tutto il coraggio di cui ero capace, attesi il momento giusto e varcai veloce e in silenzio quella porta.

Una sola via d'uscitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora