Here we go again

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«Papà, devo per forza?» chiedo quasi supplicante

«Sì» risponde, per la milionesima volta.

«Ma perché?»

Non risponde questa volta.
Sbuffo e giocherello con un paio di ingranaggi che avevo in tasca

«Sei stata in grado di farti cacciare da una scuola di supereroi. Creata in mio onore!» mi rimprovera

«Scusa se ero preoccupata a salvarmi la pelle»

Silenzio di nuovo

Papà mi sta portando ad Havard. Esatto, Havard. Perché? Perché a quanto pare devo finire il mio percorso di studi, nonostante sia in grado di costruire un motore a vapore con un paio di elastici e una maniglia.

Per prima cosa mi sono dovuta improvvisare scrittrice, ho fatto un test incredibilmente facile, poi mi sono fatta scrivere una lettera di raccomandazione da parte di Melinda May (non commentate) e adesso devo fare uno stupido colloquio.

Cavolo, non possono ammetermi a basta?

No.

Scendiamo dall'auto e io sono sempre più tentata dallo scappare in Burundi

«Ricordami un altra volta perché sono vestita così» borbotto

«Devi fare bella figura. Cosa ti ho insegnato sullo stile?»
Posa gli occhiali da sole nella custodia. Sì, i miei, se li è ripresi
Mi aggiusto la cravatta e spolvero la gonna.
A James sarebbe piaciuta.
Sopprimo la fitta di dolore al cuore e entro nella struttura.
Dei ragazzi ci guardano e parlano sottovoce.
Ovvio, sono ridicola

Chiediamo indicazioni e ci indicano una stanza, dove entriamo. è ampia, con una donna seduta dietro una scrivania di vetro.  Non appena ci vede entrare alza lo sguardo da dei fogli e sorride 

«Signor Stark» saluta papà, per poi farci segno di accomodare su delle sedie lì davanti. Mi siedo a disagio, con la vaga voglia di vomitare. Cosa sto facendo.

«Tu sei Edith, giusto?» mi chiede.

«Potrei»

«Perché vuoi studiare qui?»

«Papà sta cercando di distrarmi dalle imprese transtemporali, immagino» lancio un occhiataccia a quest'ultimo, che mi guarda serenamente

Abbiamo già avuto questo discorso, non meglio ripeterlo. Sta seriamente cercando di distrarmi, dai sensi di colpa precisamente. Abbiamo risolto il paradosso di Diana, parlando della sua realtà alla me passata, rimandandola indietro con la gemma del tempo, prestata gentilmente dallo stregone supremo, dopo parecchio tempo di noiosa diplomazia da parte della piccola Rogers. è stata mandata indietro, da sola, senza però il permesso di parlare con James del fatto che non sia tornato. Ho provato a riaggiustare la macchina ma ho solo peggiorato i danni. E quindi è nel passato, da solo, senza sapere perché è bloccato nel dopoguerra, non potendo andare ne avanti ne indietro. Ed è colpa mia

Se rimase sorpresa da questa affermazione, non lo diede da vedere

«Cosa vuoi fare una volta finito gli studi?»

«Iron man, anche se mi devo trovare un nome migliore, Iron girl forse, ma mi sembra scontato... Ma nel tempo libero credo che gestirò le Stark industries»

Stavolta sbatte le palpebre un paio di volte. e poi inizia un lungo e noioso discorso sulle attività extracurriculari, ma io non l'ascolto. Se io adesso mi trasferisco qui, non avrò più tutto il materiale e i miei progetti per la nuova macchina del tempo, e non ce la farò mai

Finiamo il noioso colloquio e mi consegnano i corsi e gli orari, insieme a tutto il resto

Ma, almeno vado a vivere da sola. Cioé, Friday si divertirà a guardare ogni mia singola mossa ma se voglio fare qualcosa di pericoloso comunque sarò più libera. E ci sono gli scatoloni da mettere al loro posto, ma ehy, devo prima cucinare. Anzi, ordinerò take away, cinese. Ceno con papà, ridendo come dei decelebrati durante l'invasione dei nani a casa di Bilbo, fantastico, assolutamente fantastico.

«Ehy» mi chiama papà «Ed la devi smettere di addormentarti. Ci ho messo sette giorni per farti finire Ritorno al futuro quando eri piccola» continua

Salto in piedi e mi metto in posizione di combattimento «Chi devo uccidere?» chiedo, per poi realizzare che non ha senso. Sbadiglia, stiracchiandosi «È tardi e domani tu hai il tuo primo corso»

Quando papà finalmente mi lascia, dopo trecento raccomandazioni sul fuoco e sulla roba esplosiva, e sul fatto che non devo usarli, e sul fatto che non debba fare qualcosa che lui non farebbe, ma nemmeno cose che farebbe, e un altro migliaio di roba inutile. Quando finalmente riesco a chiudere la porta chiamo Peter, che voleva sapere com'è andata.
Lo aggiorno e ci chiacchiero un po', chiedo come sta Mj e Ned, mi mancano...

Quando chiudo faccio un sospiro, buttata sul mio nuovo letto matrimoniale.

Faccio per alzarmi e andare a dare la buonanotte a Morgan, ma poi realizzo che non c'è Morgan.
Mi metto a fissare il telefono.
Il numero di Diana mi scorre davanti.
Non ha senso darle fastidio.

E poi quello di James.
Indugio parecchio, guardando la foto di profilo.
Scorro il pollice sulle labbra, come se potessi toccarle

Poi premo il tasto per chiamare.

«Ehy, qui è James, questa è la mia segreteria... Lasciate un messaggio dopo il... Rumore?» dice la voce registrata, mentre mi sento un groppo in gola
«Perché sono così complicati, non era così ai miei tempi...»  borbotta lamentoso. Poi sento il fischio e deglutisco diverse volte

«Ehy Jamie...» lo saluto «Ti volevo dire che mi manchi.» cerco di non singhiozzare, mentre due lacrime mi scendono sulle guance
«E che dovremmo andare a ballare. Sì, a ballare. Hai un appuntamento con me, da oggi.
Domani, alle otto. E faremo il karaoke, sì» sto sparlando, ma è meglio di nulla
«Non fare tardi. Sono io quella che fa tardi» naturalmente non risponde nessuno, e così dico «A domani, allora»
Nulla
«Ti amo, idiota» sussurro a fior di labbra, per poi chiudere la telefonata e ricominciare a singhiozzare.
Devo cancellare il suo numero

_Spazio me_

Penso che inizierò a pubblicare una volta a settimana

La scuola mi sta distruggendo :-)

[𝐄. 𝐃. 𝐈. 𝐓. 𝐇.] 2» 𝙄 𝘼𝙢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora