James imbianchino professionista

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Mi ha trascinato per il giardino sul retro fino all suo amabile studio

In realtá è un capannone, che ha allestito, ricoprendolo di tele e colori, mentre io uso il garage.
Se lui ama pitturare, io adoro aggiustare le auto.
Ho un futuro da meccanica

Quando finalmente mi mette giù, barcollo come una scema, rischiando di cadere sulle tele di James.
Finalmente mi scoglie il foulard, mentre reprimo l'istinto di maledirlo, dato che sono davanti a una vera e propria opera d'arte

È una tela grande, estremamente grande. Sono almeno cinque metri per sei, e sopra ci sono... Io
Un mio ritratto, come mi merito di essere rappresentata, essendo bellissima e fantastica

Indosso una specie di armatura rossa e gialla, e una coroncina di fiori.
La quale suddetta mi è appena stata poggiata sulla testa da James

«Che ne pensi?» chiede, trepidante

Vorrei ribattere con una battuta del tipo "dovresti fare l'imbianchino" ma le parole mi si fermano in gola

«È... bellissimo» lascio uscire

«Sei tu, ovvio che sia bello»

Arrossisco più rossa dell'armatura che indosso nel quadro

«È letteralmente la cosa più carina che qualcuno mi abbia detto»

«Come mai quella... Cosa?»

«Ti ho sognato»

«Non voglio sapere il perché»

«Stavamo salvando il mondo. E tu avevi quell'armatura addosso. E c'era anche... Peter»

Si morde la lingua dopo aver detto suo nome, mentre io stringo i pugni.

«È fantastico.» commento, distogliendo l'attenzione da Peter.
Mi allungo sulle punte e gli lascio un bacio sulla guancia.
Lui velocemente mi prende in braccio come una sposa, mentre io mi appendo al suo collo

«Che succede adesso? Mi rapisci e poi mi vendi alla mafia russa per dei Grisbì? Ricordati che valgo almeno una decina di pacchi»
Aggrotta le sopracciglia, confuso

«Cosa? Volevo fare un pic nic, no?»

«Mi accontenterò»

Mi lascio portare da James fino al laghetto nel giardino dietro casa.
Grande, per essere un giardino pubblico.
Nessuno ci viene mai, è piuttosto nascosto dall'erba, ma è paradisiaco, e poi porta direttamente alla foresta che si estende attorno qui

Diversi alberi di ciliegio costeggiano il laghetto, adesso in fiore. L'erba è verde da far male gli occhi, e l'acqua troppo azzurra per essere un lago.
Anche i pesci sono troppo belli per essere veri.

È tutto troppo... Perfetto.
Mi faccio mettere a terra da Jamie, e prima che possa fare qualche passo più in avanti lo fermo.

L'aria odora di erba appena tagliata.
Nessuno taglia l'erba qui, è un parco abbandonato
I ciliegi sono troppo rosa
L'acqua è troppo azzurra.
Il cielo ha delle nuvole troppo ben disegnate

Anche i pesci girano in cerchi perfetti

«Va tutto bene, cara?»

«No»

Dell'aria fredda mi accarezza, facendo rizzare ogni pelo che ho
Sta succedendo qualcosa

«È reale?»

«No»

Mi giro verso James

«Edith, non è reale»
Ripete, con voce mortalmente seria
Poi sorride

«Ho fatto i sandwich con l'avocado!» esclama, felice.
Inclino la testa

Sono paranoica.

Mi lascio trasportare da James sulla bellissima tovaglia a quadri stesa a terra, e mangio voracemente tutti i panini all'avocado.
Erano almeno mezza dozzina, o almeno a quel punto ho perso il conto.

«Te l'ho giá detto che fai dei panini fantastici?»

«Sì. Circa una decina di volte oggi, poi dobbiamo contare anche quelle della settimana scorsa saliamo alla ventina...»

«Ho capito, ho capito. Mi devi insegnare i tuoi segreti, biondino»

«Dovremmo trovarci dei soprannomi» commenta, disinvolto

«Ho giá la lista: "ragazzo d'oro d'america", "idiota", "principe azzurro", "imbecille"... Posso continuare»

«Qualcosa di dolce»

«Più dolce di così?»

Una leggera risata lascia le sue labbra.
«Per questo ti amo»

«Tutti mi amano»

«Lo so»

«Non si cita la grande Leila a sproposito, biondino»
Peter l'avrebbe colta al volo

«Porgo le mie grandi scuse a sua signoria Edith Stark»
Appoggio la testa sulla sua spalla, mentre lui inizia a giocare con le mie ciocche castane, più ordinate del solito

«Posso farti una domanda?»

«Certo»
Rispondo

«Perché ti chiami Edith?»

«Nessuna idea. Ma so che vuol dire "colei che lotta per la felicità". Poetico, non trovi?»

«Come lo sai?»

«Ho troppo tempo libero.
Perché hai come secondo nome "Abraham"?»

«Il mio secondo nome era un segreto! Chi te lo ha detto?»

«Un posto magico chiamato...»
Faccio una pausa drammatica, nella quale parte una musichetta atrettanto drammatica
«Internet!»

«Internet parla?»

«Certo che sei stupido a volte... No. Non parla. Ti ho cercato»

«Perché sono su internet?»
È seriamente curioso

«Tutti siamo su internet. Sei il figlio di Captain America, sei una celebritá»

«Anche tu sei su internet?»

Annuisco.
«Ovvio. Ho la mia pagina di Wikipedia, un mucchio di articoli di giornale, foto, tantissimi edit e diverse fanfiction»

«Fanfiction?»

«Storie inventate dai fan. In alcune ci sei anche tu. La mia preferita si chiama...»

«Le hai lette?»

Annuisco di nuovo «Cosa faccio alle tre del mattino secondo te?»

«Dormi?»

«Chi dorme di notte?»

Alza la mano, lentamente

«Vecchietto. Fai anche il riposino dopo pranzo?» lo prendo in giro

«Sono nato nel febbraio del 1951, ho tutto il diritto di fare il vecchietto»

«Alexa, daddy issues dei the Neighbourhood, per favore»

«Cosa?»

«Lascia perdere. Ti devo mettere anche la seconda copertina stasera?»

«Solo se dormi con me»

Faccio un respiro profondo
«Solo se non russi come fai sempre. O scalci. O mi abbracci»

«Quella che russa e scalcia sei tu. E poi ti aggrovigli a me e io non riesco a dormire
Ho bisogno delle mie nove ore!»

«Puoi sempre dormire sul divano»

«È una sfida questa?»

Annuisco, seguita da un sorriso dipinto sulle sue labbra

«E che sfida sia»

[𝐄. 𝐃. 𝐈. 𝐓. 𝐇.] 2» 𝙄 𝘼𝙢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora