Scusa: espressione appena entrata, con difficoltà, nel mio vocabolario

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Lui si sposta e io mi butto sul suo letto

Jamie, con tono freddo, chiede «Sei qui per usare il mio letto o vuoi scusarti?»

«Perché non entrambi?»
Prendo un respiro profondo
«Sai che sono una testa di cazzo. Quindi penso che tu sappia tutto quello che io ti voglia dire, passiamo a quando facciamo pace?»

«Non lo so, se non lo dici»

«Hai messo fuori le palle? Complimenti. Allora: sono scappata, ho passato una notte a salvare ragazzine indifese e farmi male arrampicandomi su un palazzo, poi Loki - Vestito di verde, elmo, capelli trattati una merda, presente? - Mi ha ritrovato, sono stata cacciata di casa, ho fatto un giretto su asgard, ho corrotto la regina e sono tornata qui. E ti ho preso dei colori» completo
«Quindi scusami per essere una testa di cazzo che ti ha evitata fino a ora.»

«Pensavo che avessero preso anche te»

Sbuffo, fissando ancora il soffitto di James, non ho il coraggio di guardarlo negli occhi. Tra parentesi, un soffitto fantastico. Quasi tutta la superficie è dipinta, con fiori e rampicanti a sfondo azzurro. E una scala è appoggiata vicino all'armadio, con diversi secchi di vernice lì vicino. 
E Jem indossa un camice sporco di, appunto, pittura. Aspirante imbianchino?
Però i disegni sono belli

«Ci speravi, eh? Mi dispiace le tue aspettative. Non sono facile da catturare«

«Immagino». Mi giro finalmente di lato. fissandolo «Scusa» mi lascio sfuggire. «La prossima volta che scappo su un  altro mondo ti scrivo»

James mi fa segno di spostarmi, e io lo assecondo. Mi stende vicino a me, spostando i capelli volati davanti alla mia faccia

«In realtà sapevo perfettamente cosa mi avresti detto. Ma mi piace quando chiedi scusa»

«Dimenticatelo Rogers. Questo è un avvenimento più unico che raro»

Sogghigna «Per questo ti ho registrato. Non appena Diana mi spiega come lo metto come suoneria»

Lo fisso, spalancando gli occhi in modo treatrale 

«Sei un piccolo bastardo» commento

«Io e te dobbiamo discutere di questa storia del tuo linguaggio scurri-» lo interrompo, baciandolo. Lui non si rifiuta, avvicinandosi sempre di più, e facendo scorrere le mani nei miei capelli. Adesso chiedo rispettosamente di lasciarmi tra le sue braccia per sempre, a costo di distruggere l'universo intero, grazie.

Poi qualcuno spalanca la porta

«James-» chiama il biondo, per poi fermarsi sul posto. Diana, il ragazzo d'oro d'america scatta in piedi, mettendosi a una distanza dignitosa

«Al mio paese si bussa» commento, ancora stesa per metà, e 

«Non volevo... Cioé James... Cosa stavate facendo?» chiede, con sguardo sospettoso

«Noi? Nulla, assolutamente nulla» dice a disagio, con i capelli scompigliati

«Se non fossi entrata da lì penso un bambino, ma ehy, si può rimandare» dico, mettendomi seduta. La ragazza diventa rossa, almeno come il fratello. Diana dice qualcosa che non comprendo, dato che il volume della sua voce è troppo basso, e troppo imbarazzato

«cosa volevi chiedergli?» riprendo la conversazione in mano

«Sai cosa? Lo andrò a chiedere a mamma» dice, richiudendo la porta dietro di sé.
«Cercate di non far rumore» sussurra attraverso la serratura

«Diana Natasha Rogers!» esclama James

«Ha ragione» commento, riprendendo una posizione normale

«Edith Charlotte Stark!»

«Come conosci il mio secondo nome, scusa?»

«Peter» risponde.

Parli del diavolo e ne spunta la ragnatela. Qualcuno batte il pugno sulla finestra, e una testa mascherata appare nell'inquadratura dell'apertura

«Pete?» chiedo incredula, battendo sul tempo James ad aprire la finestra

«Pa- Tony mi ha raccontato cosa è successo»

«Immagino» rispondo
«Scusa per aver ignorato anche te» sbuffo
Peter piega le labbra in un piccolo sorriso.

«Bene. Che casino vogliamo combinare oggi?»

«Edith!» urlano i due ragazzi contemporaneamente

«Va bene, nessun casino... Almeno oggi

Appunto mentale:
Mai, e dico mai, accettare di andare a correre con James e Peter

Quando ero piccola e Steve andava a correre mi aggrappavo alla sua schiena e lui mi trascinava in giro, ero come un peso vivente.
Ma a quanto pare adesso peso più di quindici chili, quindi mi tocca inseguire il Rogers e Parker.
Dannato siero e dannato morso del ragno
Mentre io mi trascino James rallenta un pochetto e esclama
«Siamo solo al quidicesimo isolato! Sei giá stanca?»

«James un altra parole e giuro che non arrivi a stasera» lo minaccio, gentile come sempre.

«Vuoi una mano»

«un buffet, ho bisogno di un buffet»

«Edith tutto okay?» si aggiunge Peter.
Lo fisso truce, reggendomi sulle ginocchia e respirando

«Spero che il vostro cuscino sia caldo da entrambi i lati, e che non riusciate a dormire per colpa delle zanzare che vi punzecchiano e che le lenzuola siano calde e appiccicose, e che non troviate una bella fanfiction da leggere e vi riduciate alle Donald Trump x Biden»

James mi fissa confuso «eh?»
Mentre Peter controbatte «pesante questa»

«Grazie» mi butto drammaticamente a pancia all'aria sul marciapiede fissando il cielo azzurro, senza neanche una nuvola.

Ho bisogno di una doccia, puzzo di calzini di papá lasciati nel laboratorio per tre mesi.

Dopo una lunga occhiata, i due riprendono a correre

«Vi odio!» urlo, inseguendoli

[𝐄. 𝐃. 𝐈. 𝐓. 𝐇.] 2» 𝙄 𝘼𝙢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora