Al tuo servizio

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Mi svegliai tra le braccia di Tommaso, che dormiva ancora profondamente. Il suo naso mi solleticava il retro del collo: era una sensazione fantastica. 

Lui era qui con me.

Decisi di saltare la lezione quella mattina, mi sarei fatta passare gli appunti. In quel momento volevo solamente restare nel letto con Tommaso e respirare il suo profumo.

Mi voltai verso di lui, avvicinando il mio viso al suo e percorrendo con lo sguardo i suoi lineamenti. Quando arrivai alle sue labbra non riuscii a fare a meno di sfiorarle con le dita e questo contatto lo svegliò. Mi mostrò un sorriso radioso prima ancora di aprire gli occhi.

"Buongiorno" sussurrò, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, "era da parecchi giorni che non dormivo così bene"

"Anch'io" risposi, chinandomi per lasciagli un bacio leggero sulla bocca "preparo la colazione?"

Lui fece una faccia spaventata e si sollevò su un gomito, guardandomi dall'alto verso il basso: "Credo si meglio andare al bar"

"Stai forse dicendo che non sono in grado di fare un caffè?"

"No, diciamo solo che non vorrei iniziare male la giornata!"

Spalancai la bocca, facendo finta di essere offesa, poi mi alzai e mi fiondai nella doccia, per prepararmi il prima possibile. Ma, evidentemente, la mia percezione del tempo non era delle migliori, perché quando riemersi dal bagno, finalmente pronta, Tommaso era già seduto al tavolo che mi aspettava, con la colazione servita.

"E questa?" chiesi confusa, ma quanto ero stata sotto l'acqua?

"Sono andato a prenderla nel posto che ti piace, qua sotto!"

"Hai preso anche i muffin al mirtillo?'"

"Certo, so che sono i tuoi preferiti"

Guardai le pietanze posizionate davanti a me con un brontolio allo stomaco e subito mi accomodai, non senza difficoltà. I vestiti iniziavano ad essere troppo stretti sulla pancia, avrei dovuto prenderne di nuovi.

Presi il dolcetto, ma appena ne morsicai un pezzo, il suo sapore in bocca mi fece venire un senso di nausea così forte, che dovetti sputarlo nel tovagliolo. Tommaso mi fissò sconvolto, mentre io cercavo di darmi un contegno.

"Ehm" balbettai per scusarmi "io non so cosa stia succedendo... ma non posso proprio mangiarlo"

"Non è buono?" chiese lui, strappandomelo dalla mano e prendendone un pezzo. Sul suo viso si dipinse un'espressione perplessa, perché non era il muffin ad avere qualche problema ma ero io.

"Non per me. Ultimamente non sopporto certi gusti e odori. E' colpa della gravidanza" spiegai.

"Cosa posso fare?" chiese lui affranto.

Mi veniva da sorridere per la sua dolce preoccupazione: "Certe volte ho delle strane voglie di cibo, e non sempre ho quello che cerco, in casa."

"Sono al tuo servizio!" esclamò lui, raddrizzandosi con la schiena e portando una mano tesa alla fronte "dimmi quello che ti serve e io lo troverò"

Ci mettemmo a ridere entrambi e gli raccontai delle schifezze che avevo mangiato negli ultimi giorni. Avevo letto sui libri che era normale avere questi desideri, soprattutto nei mesi centrali della gravidanza, ma non credevo che sarebbe stato così complicato gestirli.

La voglia di mangiare qualcosa era costante, ma spesso non riuscivo a capire cosa, perciò mi ritrovavo a bere il succo alla pesca, per poi ingurgitare un'intera confezione di patatine. Oppure mi compravo i cetrioli che avevo sempre odiato, trovandoli decenti. O ancora chiedevo a Rebecca di portarmi un barattolo di gelato alla vaniglia, per poi gustarmelo usando i grissini al finocchio come cucchiaio, sotto lo sguardo schifato della mia amica. Insomma, sentivo il bisogno di tante pietanze, ma in realtà non ne volevo davvero nessuna. La voglia era sempre presente e finora non ero mai riuscita a capirla o metterla a tacere. Maledetti ormoni!

Una ciliegia tira l'altraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora