Maggio era iniziato da due giorni e si sentiva quella piacevole brezza primaverile che invogliava a fare lunghe passeggiate per le strade della città. Tommaso era già andato al lavoro, dopo aver pranzato a casa con me, perciò decisi di uscire a mia volta e incontrarmi con Rebecca, per fare un giro insieme.
Presi la mia borsa e aprii la porta, ma rimasi immobile sulla soglia perché davanti a me apparve un uomo che non avevo mai visto prima. Lui sembrò sorpreso quanto me, fermo con la mano ancora sollevata nell'intento di bussare.
Mi ricomposi e gli chiesi cortesemente: "Buongiorno, cerca qualcuno?"
Lui riportò il braccio lungo il corpo e mi fissò con un'espressione che si fece sempre più truce man mano che scendeva lungo il mio corpo, studiandomi con attenzione. Quando arrivò alla mia pancia, i suoi occhi si assottigliarono e subito risalì velocemente al mio viso.
"Tu devi essere quella Camilla" dichiarò scocciato.
Rimasi spiazzata dal suo atteggiamento. Ma chi si credeva di essere?
Questa domanda mi portò a guardarlo meticolosamente. Era un uomo alto, con le spalle larghe e i capelli scuri, pettinati perfettamente con la riga di lato, grazie all'aiuto del gel. I lineamenti del viso erano squadrati e duri, la mascella pronunciata senza il minimo segno di barba. Tutto il suo aspetto era molto curato, compreso l'abbigliamento che consisteva in un completo scuro, sicuramente di marca. Al polso notai un orologio che doveva essere decisamente costoso.
Oh cavolo...
Ciò che mi lasciò interdetta furono i suoi sottili occhi di un verde chiarissimo, tanto da apparire quasi incolore e freddi, come il suo atteggiamento.
"Scusi, posso sapere con chi ho il piacere di parlare?" chiesi stizzita, anche se ormai avevo già capito chi avevo di fronte.
"Edoardo" rispose lui continuando a fissarmi dall'alto verso il basso "sono il padre di Tommaso". Cercava di sminuirmi, ma io ero abituata a questo tipo di atteggiamento, e di certo non mi sarei lasciata intimidire tanto facilmente.
"Tommaso è uscito"
"Sono venuto per parare con te"
"Va bene, forse siamo partiti con il piede sbagliato. Io..."
"Tu sei furba, ragazza" mi interruppe lui, continuando a guardarmi con ostilità.
"Mi scusi come ha detto?" sperai di aver capito male, ma in fondo sapevo che era esattamente quello che voleva dire.
"Sei riuscita ad incastrare quel cretino di mio figlio"
"Io non ho incastrato proprio nessuno!" risposi alzando il tono di voce e avvertendo il nervoso che si faceva strada nel mio corpo.
"La tua gravidanza lo dimostra chiaramente" ribatté lui piegando la testa e accennando alla mia pancia.
"Mi scusi la franchezza, ma lei invece dimostra solamente ignoranza" non riuscii a trattenermi, mentre il nervoso si trasformava in rabbia.
"Quanti soldi vuoi?" chiese poi lui, intendendo chiaramente quanti soldi volevo per sparire dalla vita di Tommaso.
Non controllai più le mie emozioni, quella frase fece scattare un interruttore dentro di me.
Come poteva essere tanto stronzo?
Ero così arrabbiata che sibilai tra i denti con voce controllata ma tagliente: "Non voglio niente da lei, né i soldi, né il suo aiuto, né la sua presenza qua."
Lui chiuse la bocca in una linea sottile, irritato dalla mia determinazione, ma in qualche modo anche colpito. Forse mi aveva giudicato troppo presto. Aveva fatto male i conti.
Restammo in silenzio, mentre i nostri occhi conducevano una guerra fredda, fatta di silenzio e sguardi velenosi. Mi ritrovai velocemente con il respiro affannoso e il cuore che batteva forte per l'agitazione. La rabbia era ancora lì, ma presto mi resi conto che si stava trasformando in qualcosa di diverso: dolore.
Sentii una sensazione strana all'altezza del basso ventre e subito dopo mi ritrovai con i pantaloni bagnati, mentre una pozza si allargava sotto i miei piedi. Abbassai la testa, spalancando gli occhi per la sorpresa, mentre realizzavo quello che stava succedendo.
Il padre di Tommaso seguì la direzione del mio sguardo e sembrò anche lui preso in contropiede perché la sua maschera di sicurezza cadde e ci ritrovammo a fissarci nuovamente negli occhi, questa volta entrambi nel panico.
Si erano rotte le acque: Elisabetta stava per nascere e io non avevo nessuno con me se non quest'uomo odioso.
La mia solita fortuna.
Cari sostenitori delle disavventure di Camilla, avete riso con lei, o meglio riso di lei, il più delle volte, pianto con lei, amato con lei, sofferto con lei. Ora è arrivato il momento di provare dolore con lei. Nel prossimo capitolo verrà affrontato un momento cruciale della vita di Camilla e come tutti i momenti cruciali, merita una certa descrizione. Non sarò tanto dettagliato da sconvolgervi, ma insomma ci sarà qualche dettaglio sì!
Volevo semplicemente preparavi, il miracolo della vita è bello certo, ma solo quando è finito il parto! Come al solito commentate, commentate, commentate! Mi fate sempre troppo ridere!
Baci baci la vostra Zietta!
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Una ciliegia tira l'altra
Romance[Volume secondo] Questa storia è il seguito di SE SON ROSE...APPASSIRANNO. Continuano le vicende di Camilla, alle prese con i suoi vicini e le sue imbarazzanti vicende lavorative. Ma ora le cose si complicano ulteriormente. Come? Non vi resta che sc...