"Povero Norman, lui vuole solo la sua mamma" esclamai tra le lacrime, mentre soffiavo il naso in un fazzoletto che Tommaso mi aveva gentilmente passato.
"Non è esattamente così Cami" mi contraddì Tommaso perplesso dalla mia esagerata sensibilità.
"Certo che sì! Ha solo bisogno di affetto" continuai piagnucolando, mentre le immagini della pellicola scorrevano davanti ai miei occhi.
"Ma è stato lui ad uccidere sua madre" sbottò Tommaso spalancando gli occhi. Mi guardava sconvolto, e sapevo di essere ridicola, ma non riuscivo proprio a fermarmi.
Dopo cena ci eravamo seduti sul divano, mentre Beatrice era andata in camera sua per leggere un libro in tranquillità. Alla televisione avevamo trovato Psyco di Alfred Hitchcock, uno dei miei film preferiti, l'avevo visto almeno venti volte, lo conoscevo a memoria, ma non avevo mai avuto una reazione del genere. Ultimamente soffrivo di sbalzi d'umore, sicuramente dovuti alla gravidanza, per questo ero stata contenta di vedere un horror conosciuto, convinta che non mi avrebbe fatto effetto.
Ovviamente sbagliavo!
Tommaso non sapeva più come fare per consolarmi, ma sinceramente non c'era un modo per farmi stare meglio. Sarebbe passato, così com'era venuto.
Quando uscì la scritta fine sullo schermo, Tommaso sospirò sollevato e mi dichiarò ironicamente: "Finché non partorisci solo film comici"
Io continuai a singhiozzare come una bambina, così lui si alzò sconfitto e si avvicinò alla sua giacca appesa all'ingresso. Quando tornò da me, aveva sul viso un sorriso furbo e il braccio nascosto dietro la schiena.
"Questo volevo dartelo domani mattina, visto che starò fuori tutto il giorno, ma credo ci sia bisogno ora di un po' di dolcezza"
Portò la mano chiusa di fronte a me, mentre le mie lacrime cessavano e poi ridacchiando aprì il pugno, mostrandomi sul suo palmo un chupa chups alla ciliegia.
I miei occhi si illuminarono e lo scartai subito per guastarlo. Era così complicata la gravidanza, mi trasformava fisicamente ed emotivamente, ma era anche così semplice, bastava il sapore della ciliegie per rendermi felice.
Arrivata al sesto mese di gravidanza, con febbraio ormai alle porte, stare in piedi sul marciapiede vestita in modo ridicolo era ancora più difficile del solito, ma non volevo rinunciare a questo lavoro, finché la pancia non mi avesse impedito di farlo ovviamente.
Stavolta ero fuori da una profumeria e il mio travestimento, logicamente, era quello di un profumo. Per la precisione una boccetta rosa, che ricordava vagamente la forma di una pera, non valorizzante in effetti, ma vista la mia sporgenza sempre più ingombrante, ero contenta che il costume fosse tanto largo in vita. C'era anche un'etichetta che capeggiava all'altezza del mio petto, sulla quale c'era la scritta: profumati di profumo.
Che slogan assurdo!
Mentre ceravo di dominare il senso di nausea che tutte quelle fragranze facevano nascere in me, notai in fondo al marciapiede Tommaso carico di sacchetti giganti, seguito da sua madre che appena sollevò lo sguardo su di me si bloccò, bisbigliando qualcosa all'orecchio del figlio.
Tommaso incontrò i miei occhi e impallidì. Vidi che si guadava intorno in cerca di una scappatoia, ma era evidente che ormai l'avevo riconosciuto. Non poteva più far finta di niente.
Si avvicinarono entrambi, tenendo i sacchetti ben saldi tra le mani, e quando cercai di sbirciare, Tommaso li nascoste dietro la schiena con fare sospetto.
"Ciao Cami, che coincidenza" disse agitato, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe. Era la prima volta che mi capitava di essere quella meno imbarazzato con un travestimento del genere addosso.
"Coincidenza non tanto... ti avevo detto che avrei lavorato qui!" gli risposi perplessa.
Beatrice tirò una gomitata al figlio quando sentì la mia frase e gli mormorò, non troppo silenziosamente in realtà: "Lo sapevi pure?"
"Mi ero dimenticato!" bisbigliò lui girandosi verso di lei, ma sfortunatamente per loro, sentivo tutto.
"Cosa sta succedendo?" cercai di indagare, con scarsi risultati. I due si scambiarono degli sguardi colpevoli e balbettarono una serie di scuse senza senso, per poi salutarmi in maniera frettolosa e sparire dalla mia vista. Molto strano.
Quando varcai la porta di casa, dopo aver finito il mio turno, Tommaso mi travolse, afferrandomi per un braccio e trascinandomi in salotto.
"Metti questa" mi disse, porgendomi una benda da posizionare davanti agli occhi.
"Perché?" domandai sospettosa, prendendola tra le mani.
"Mettila e basta" sentenziò lui impaziente, aiutandomi a stringerla dietro la testa. Senza più la vista mia disposizione, rimasi immobile dov'ero, finché non sentii il respiro caldo di Tommaso sul mio viso. I battiti del mio cuore aumentarono mentre con le sue labbra sfiorava le mie, per poi premerle con più decisione e baciarmi con passione. Oh, il sapore di Tommaso era pure meglio di quello delle ciliegie!
Quando si separò da me, continuai a percepire il suo respiro affannoso, e con un sorriso malizioso gli chiesi: "E' per questo che mi hai bendata?"
Lui rise divertito e dopo essersi posizionato di fianco a me, mormorò: "Forse"
Poi passò un braccio intorno alla mia vita e uno sulla mia mano, che era tesa in avanti, per paura di andare a sbattere da qualche parte e mi fece muovere qualche passo in avanti.
"Dai Cami, cammina!" mi esortò, guidandomi non proprio delicatamente verso una destinazione ignota.
"E' facile per te!" risposi, mettendo un piede davanti all'altro lentamente. Ad un tratto Tommaso arrestò la nostra camminata e si mise dietro di me, coprendo le mie spalle con le sue mani. Si chinò leggermente fino a raggiungere il mio orecchio e mormorò: "Sorpresa"
Mi slegò la benda, e quando aprii gli occhi, davanti a me trovai la cameretta della bambina, sistemata con tutto il necessario. Aveva lasciato le pareti bianche, tranne una dipinta di rosa pastello, davanti alla quale aveva posizionato una bellissima culla bianca. Appesi per la stanza c'erano dei quadretti che raffiguravano diversi fiori stilizzati, sempre sui toni chiari. C'era anche un grande armadio e un fasciatoio per neonati, oltre che un morbido tappeto che ricopriva quasi tutto il pavimento. Diverse mensole erano ripiene di pupazzi, mentre sopra alla culla pendeva una giostrino con la luna e tante stelle di stoffa.
Era perfetta. Semplicemente perfetta.
Mi portai le mani davanti alla bocca per l'emozione, ripetendo sottovoce: perfetta, ma non riuscendo ad aggiungere altro. Andava al di là di ogni mia aspettativa. Mentre giravo per la stanza, studiando ogni dettaglio, Beatrice apparve sulla soglia con un sorriso smagliante.
Disse che sarebbe tornata a casa quella sera stessa, ma che potevamo chiamarla quando volevamo, per qualsiasi cosa, e lei sarebbe corsa da noi senza neanche truccarsi!
Prima di salutarci, ci abbracciammo per tanto tempo, e attraverso quel gesto, cercai di comunicarle tutto il bene che le volevo, nonostante l'avessi conosciuta da poco.
Era la mia mamma dei sogni.
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Una ciliegia tira l'altra
Romance[Volume secondo] Questa storia è il seguito di SE SON ROSE...APPASSIRANNO. Continuano le vicende di Camilla, alle prese con i suoi vicini e le sue imbarazzanti vicende lavorative. Ma ora le cose si complicano ulteriormente. Come? Non vi resta che sc...