Genitori

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"Ho chiesto a Babbo Natale un regalo anche per te!" stava dicendo eccitato Alessandro dall'altro capo del telefono.

"Ma sei un tesoro! Anch'io ne ho chiesto uno per te!" risposi io sorridendo entusiasta, mentre finivo di apparecchiare la tavola per il pranzo.

"Ho avuto una macchinina, con il comando!" esclamò ancora, parlando veloce per l'agitazione "quando torno da te, giochiamo insieme?" mi chiese speranzoso.

"Non vedo l'ora" dichiarai provando un'infinta tenerezza per quel bambino. Senza neanche rendermene conto avevamo stretto un rapporto di profondo affetto. Amavo Alessandro.

Dopo averlo salutato, finii di sistemare alcune cose in giro per il salotto, in attesa di sederci a tavola. Beatrice stava cucinando con l'aiuto di Samuele, che quest'anno era rimasto da noi per natele perché sua madre era andata in viaggio con il suo nuovo fidanzato. Avevano vietato a me e Tommaso di avvicinarci alla cucina, memori dei nostri fallimenti culinari. Carolina sfortunatamente ci avrebbe raggiunto a breve, ma stavo iniziando ad abituarmi alla sua presenza, nonostante le sue battutine acide.

Quella mattina mi ero svegliata con il ricordo del giorno precedente ancora fisso nella testa, ma ero decisa a non farmi rovinare il natale, così mi ero imposta di non pensarci, e lo scambio dei regali, subito dopo colazione, aveva decisamente aiutato. Quest'anno avevamo deciso di non esagerare con le spese, dal momento che dovevamo cercare di risparmiare per la bambina. Da quando mi ero trasferita di qua, Tommaso si era rifiutato di farmi pagare l'affitto, sostenendo che era compito suo, ma sapevamo entrambi che in realtà se ne occupava suo padre, e quando avevo cercato di oppormi, Beatrice era stata irremovibile e aveva detto che non era una questione della quale ci saremmo dovuti preoccupare.

Nonostante questo, volevo continuare a lavorare il più possibile, gravidanza permettendo, perché non mi sembrava giusto farmi mantenere da qualcun altro. Se ero abbastanza grande per avere una figlia, lo ero anche per gestire me stessa e la mia vita. Tommaso era d'accordo con me, perciò si era trovato un lavoro, alla palestra di boxe avevano bisogno di un istruttore per i principianti e lui si era subito offerto. Doveva andare là quattro pomeriggi a settimana e la paga era abbastanza buona. Mettendo insieme i nostri risparmi, avremmo dovuto farcela, almeno all'inizio.

Stavo posizionando i cuscini sul divano quando sentii Tommaso chiamarmi dalla nostra stanza, così lo raggiunsi, trovandolo in piedi al centro della stanza con un sorriso dolce sul viso e le mani nascoste dietro la schiena.

Intuii subito quell'era il motivo della sua espressione e aspettai con ansia un nuovo regalo a sorpresa, piazzandomi davanti a lui e allungando le mani con i palmi rivolti verso l'alto.

"Non così in fretta" esordì lui, chinandosi verso il mio viso "prima voglio un bacio"

Mi sorrise maliziosamente, avvicinandosi ulteriormente e chiuse gli occhi in attesa. Passai le braccia intorno al suo collo e depositai le mie labbra sulle sue, lasciandomi andare in un bacio intenso. Stare con Tommaso era già un regalo più che sufficiente, ma proprio mentre pensavo a questo, lui mi sventolò un pacchettino davanti al viso.

Subito lo afferrai e lo aprii impaziente. E' vero, avere Tommaso era una bella soddisfazione, ma dai... a chi non piace ricevere regali?

Avvolta nella carta velina c'era una stoffa rosa acceso: era un piccolo costume da fragola, con abbinato un cappellino verde che simboleggiava le foglie. La nostra bambina sarebbe stata una bellissima fargolina!

Una volta seduti a tavola, mangiammo le prelibatezze di Beatrice, che era un ottima cuoca, e parlammo dei nostri progetti per il capodanno, che sarebbero stati gli stessi dello scorso anno: una festa pianerottolo! Poi, non so come, la conversazione finì nuovamente sul nome di nostra figlia. Non capivo perché tutti erano così ansiosi di affibbiarle un nominativo... bambina era così dolce!

"A me piace molto Lucrezia" disse la mamma di Tommaso, prima di bere un sorso di vino.

"No, secondo me sarebbe meglio Matilda, suona più dolce" intervenne Samuele mentre finiva di masticare il suo pezzo di arrosto.

"Sono nomi banali, io sceglierei qualcosa come Ippolita" ribatté Carolina, guadagnandosi un'occhiata preoccupata da parte di Samuele.

"A me piacerebbe darle il nome di un fiore, come Margherita o Rosa" rifletté Tommaso, alzando lo sguardo verso il cielo, come per ricevere un'approvazione divina.

Io non mi pronunciai al riguardo, era tutti nome bellissimi, ma non erano i nomi giusti per la mia bambina. Non avevo ancora chiaro quale sarebbe stato, ma ero sicura che appena l'avessi sentito, avrei capito che era quello giusto.

La conversazione continuò con altri nomi sparati a caso, e quando arrivammo al caffè, iniziarono a proporre assurdità come Ughetta o Mimina, così decisi che era arrivato il momento di cambiare argomento.

"Ora avrei proprio voglia di ciliegie" dichiarai, sospirando tristemente. Era un frutto che in questo periodo dell'anno non era facile trovare in giro, ma Tommaso sollevò subito le sue labbra in un sorriso e si alzò dalla sedia, correndo in cucina.

Tornò poco dopo con un barattolo di ciliegie sciroppate tra le mani e, piazzandomelo davanti agli occhi, esclamò: "Ogni tuo desiderio è un ordine!"

Come potevo non amarlo?


Le feste, sfortunatamente, passarono veloci e ci ritrovammo a gennaio senza neanche rendercene conto. Capodanno era passato tra festeggiamenti e risate, circondati dai nostri amici e avevo ricevuto tantissimi complimenti per la gravidanza.

Non avevo più sentito i mie genitori, ma Beatrice era stata di grande supporto e mi aveva regalato tanti momenti materni. Eravamo andate insieme per negozi, facendo una lista di quello che ci serviva e iniziando a scegliere alcune cose, ma dovevamo ancora organizzare tutto. 

In questo momento però, la mia mentre viaggiava su una dimensione totalmente diversa. Una dimensione magica: io e Tommaso stavamo andando dal dottore, per la prima volta insieme. Il ginecologo si mostrò molto contento di vedere il mio ragazzo con me, sosteneva che una coppia unita poteva superare qualsiasi ostacolo.

"Bene Camilla, sdraiati sul lettino così iniziamo la visita" disse gentilmente mentre preparava gli strumenti necessari.

Mi sdraia sulla schiena, sollevando il maglione e guardai Tommaso che subito mi sorrise agitato e mi strinse la mano. Il dottore mise il gel sulla mia pancia e iniziò a passare la sonda, osservando concentrato lo schermo del computer che mostrava incomprensibili macchie bianche e nere.

"Sembra tutto nella norma, la bambina sta crescendo" spiegò l'uomo con lo sguardo concentrato mentre continuava ad armeggiare con l'ecografo.

Abbassai le palpebre e respirai profondamente per cercare di riprendere il controllo delle mie emozioni: ero sempre preoccupata che potesse saltare fuori qualche brutta notizia e ogni volta che scoprivo che stava andando tutto bene, mi serviva qualche secondo per metabolizzarlo.

Mentre percepivo la tensione andarsene, ancora con gli occhi chiusi, un suono catturò la mia attenzione.

Tutum... tutum...

Trattenni il respiro per non perderne neanche uno.

Tutum... tutum...

Il cuore della mia bambina.

Tutum... tutum...

La nostra bambina. Sentii la stretta di Tommaso farsi maggiore sulla mia mano.

Tutum... tutum...

Una lacrima scese veloce lungo la mia guancia, mentre constavo come i battiti della piccola si infilassero perfettamente dentro i miei, creando la più bella melodia che avessi mai sentito.

"Questa è vostra figlia" disse il dottore, facendomi finalmente aprire gli occhi e indicandomi un corpicino sullo schermo.

Rimasi incantata come la volta scorsa, incapace di dire qualsiasi cosa, e quando mi voltai verso Tommaso per vedere la sua reazione, lo trovai con gli occhi pieni di pianto e d'amore.

In quel momento non ero in grado di pensare a nulla se non a quel dolce suono, ma la frase di un antico saggio mi riecheggiò nella mente: ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani.

Forse io e Tommaso non avevamo ancora compreso cosa voleva dire davvero fare i genitori, ma in questo preciso istante, sapevamo di esserlo. 

Una ciliegia tira l'altraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora