La tua risata

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Aprile passò così velocemente che quasi non me ne resi conto, la maggior parte delle mie giornate erano occupate dagli acquisti che dovevo fare nei vari negozi, cercando di recuperare tutto quello che serviva a Elisabetta, e anche se ogni volta credevo di aver concluso, saltava sempre fuori un particolare che mi mancava.

Ma quante cosa servivano ad una bambina tanto piccola?

Quando non impazzivo tra tutine e pannolini, mi dedicavo alla lettura di libri che trattavano l'argomento neonati o genitori, e spesso mi recavo al bagno perché la mia vescica era sempre più pressata.

Quella mattina in particolare, mi ero alzata dal gabinetto già cinque volte, quando sentii suonare al campanello. Senza esitazione aprii la porta e rimasi congelata sul posto quando mi apparve il volto serio di mio padre.

Oh cavolo, non ero preparata a questa visita! 

Sentii il bisogno di chiudermi nuovamente in bagno, questa volta per scomparire dalla vista di quest'uomo che mi metteva sempre in soggezione. Nessuno dei due parlò per diverso tempo, e l'atmosfera tra di noi si fece sempre più tesa, finché il silenzio non venne rotto dalla voce incoraggiante di mia madre, che sbucò alle spalle di suo marito.

"Ciao tesoro, siamo venuti a trovarti" disse, mentre prendeva Pietro a braccetto e lo portava oltre la soglia di casa mia.

Io mi spostai automaticamente per lasciarli passare e rimasi sorpresa dal fatto che mio padre non si era opposto al gesto di Vittoria. Solitamente non si lasciava comandare da nessuno.

Ci accomodammo tutti e tre sul divano, io ero evidentemente a disagio e lo manifestavo torturandomi le mani, mio padre sembrava disorientato, mentre mia madre sorrideva allegra, cercando di alleggerire la situazione.

"Come stai?" mi chiese poi lei "ormai manca poco al termine"

Le spiegai nel dettaglio tutti gli esami che avevo fatto dal ginecologo e la rassicurai sul fatto che la bambina stava bene ed era già nella posizione corretta.

Parlammo per diverso tempo, solo noi due, mentre mio padre ascoltava attentamente, ma senza dire nulla. Io, non sapendo come fare e non riuscendo nemmeno a capire le sue intenzioni, decisi di ignorarlo, finché non raccontai a mia madre la mia disavventura del falso allarme. Entrambe scoppiammo a ridere sinceramente quando arrivai al dettaglio del pigiama con il gatto obeso, e fu allora che Pietro decise di intervenire.

"La tua risata..." disse in un sussurro, interrompendoci e mostrandomi un'espressione che non avevo mai visto sul suo volto: nei suoi occhi leggevo malinconia e colpevolezza.

"La tua risata Camilla..." ripetè a voce più alta "... era così tanto tempo che non la sentivo più"

Mia madre trattenne il respiro, mentre io rimasi immobile con lo sguardo fisso su di lui, in attesa di sentire altre parole che mai avrei pensato potessero uscire dalla sua bocca.

Mio padre rimase qualche secondo in silenzio, spostando lo sguardo da me e a sua moglie, poi sospirò tristemente e aggiunse: "Se tu sarai capace di perdonare i miei sbagli Camilla, vorrei che la tua risata tornasse a far parte della mia vita."

Non era un gran discorso di pentimento e perdono, ma lo conoscevo e sapevo che per lui non era stato facile ammettere i suoi errori e tornare sui suoi passi. Ma l'aveva fatto. 

Forse, dopo tutto quello che mi aveva fatto passere, non avrei dovuto accettare la sua richiesta tanto facilmente, ma avevo aspettato per più di un anno di sentire parole del genere uscire dalla sua bocca e sapevo che non avrei ottenuto più di così. Era più che sufficiente. Era il suo modo contorto e angusto di dirmi che mi voleva bene. E io lo conoscevo abbastanza bene da capirlo.

Gli sorrisi sinceramente e notai che la tensione sul suo viso si allentò. Forse in tutto questo tempo non ero stata l'unica a soffrire. Forse aveva un modo di ragionare incomprensibile e antiquato, ma non aveva mai voluto allontanarmi da lui fino a questo punto. La luce che illuminò i suoi occhi, quando capì che potevamo ricominciare a costruire il nostro rapporto, ne era la conferma.

Non era un uomo cattivo, era solo il figlio di suo padre, cresciuto con idee sbagliate e convinzioni errate, ma era stato abbastanza saggio da capire che stava sbagliando. Ora io volevo essere abbastanza saggia da non cancellare la possibilità di avere un padre vero nella mia vita.

"Papà, io non ho mai smesso di aspettarti" dissi in un soffio, addolcendo il mio sguardo.

Lui abbozzò un sorriso, un vero sorriso... mio padre stava sorridendo! Stava sorridendo a me!

Allungai una mano, incoraggiata da mia madre e la infilai in quella di mio padre, che sussultò al mio tocco. Era sempre stato così rigido che anche il minimo contatto gli creava disagio. Forse avevo esagerato, lui aveva appena incominciato ad aprirsi, non volevo fare passi falsi. Ma con mia grande commozione, poco dopo, senti le sue dita stringersi intorno alle mia. Era la sua prima dimostrazione di affetto.

Pensavo di aver già provato abbastanza emozioni per quel giorno, ma poi lui aggiunse qualcosa che mi tolse un grosso peso dal cuore.

"Non vedo l'ora di sentire anche la risata di Elisabetta"

Tutti i tasselli della mia vita sembravano finalmente tornati al loro posto, mi sentivo più leggera, nonostante il mio peso fisico che non faceva che aumentare sulla mia pancia, quello emotivo era sparito dal mio cuore. 

Guardavo alla mia futura vita da mamma con meno timore. 

Meno, non zero: avevo sempre l'ansia di non saper cambiare un pannolino, oppure di non essere in grado di calmare la mia bambina durante le innumerevoli notti insonni che avrei sicuramente passato. Avevo paura di non riuscire ad allattare e peggio ancora di non essere in grado di cucinare le pappine quando sarebbe stato il momento. Ma ero fiduciosa perché avevo intorno a me tante persone pronte ad aiutarmi e farmi sentire meno inadeguata.

Perché, come era già stato detto da qualcuno, crescere un figlio è avanzare verso il futuro e tornare indietro nel passato. È fare progetti e provare ricordi, è essere adulto e bambino, come un cavallo a dondolo che ondeggia nella stanza del tempo.

Io ero pronta a dondolare con la mia Elisabetta, tra il mio ieri e il mio oggi, insieme verso il nostro futuro, tutto da scoprire. 


Una ciliegia tira l'altraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora