"Dai Cami, non essere così melodrammatica! In realtà, ha solamente detto che ci deve pensare. Tu ci hai aspettato un mese prima di dirglielo!"
Effettivamente Rebecca aveva ragione. Ieri sera ero così sconvolta che mi ero lasciata prendere dalle emozioni, ma forse ero arrivata alle conclusioni sbagliate. Forse dovevo solo lasciargli il suo spazio. Ma, quanto avrei potuto resistere, con quest'ansia nel corpo?
Anch'io, come stava facendo Tommaso, ci avevo pensato giorno e notte: avevo valutato tutte le possibilità, considerato i problemi e le difficoltà. Ma poi, avevo accantonato tutto, perché nella mia testa era prevalso un pensiero che non ero più riuscita a cancellare. Questo era il mio bambino. E io già lo amavo.
Seduta davanti al tavolo, nel mio appartamento, stavo parlando con Rebecca al telefono, mentre controllato gli orari dei corsi e cercavo di incastrare, tra una lezione e l'altra, i miei impegni lavorativi. Guardando i documenti universitari, non riuscii a fare a meno di pensare alle parole di Tommaso la sera prima.
Cosa farai con l'università?
Ovviamente ci avevo già pensato. Ero sicura di voler continuare e portare a termine i miei studi, o almeno ci avrei provato. Non sarebbe stato facile fare tutto, e probabilmente avrei dovuto saltare tante lezioni, ma avrei potuto farcela, con un po' di aiuto... ma da parte di chi?
Per me era davvero importante riuscire a laurearmi. Ero sempre stata brava nell'apprendimento dalle lingue straniere, riuscivo a memorizzare facilmente i termini e gli accenti. Al liceo infatti, avevo fatto il linguistico, e poi avevo deciso di continuare questo percorso di studi, specializzandomi in particolare nel russo. Era stata una decisione dettata dal mio amore per la letteratura. Fin da piccola avevo sempre divorato libri su libri: qualsiasi genere, qualsiasi autore, qualsisia cultura. L'importante era leggere.
Poi crescendo avevo scoperto che, tra tanti scrittori che mi appassionavano, prediligevo quelli russi. Amavo Dostoevskij, Tolstoj, Pasternak, Chekhov, Bulgakov. Così all'ultimo anno del liceo, quando mio padre aveva già inoltrato la domanda per farmi frequentare l'indirizzo di legge, mi impuntai sulla decisione di studiare il russo.
Ne conseguì la sua privazione di qualsiasi aiuto verso la mia futura carriera e verso la mia vita in generale. Ma non mi ero mai pentita. Il mio sogno, una volta finiti gli studi, era di diventare traduttrice di libri per qualche casa editrice, occupandomi in particolare della letteratura russa. Perciò, nonostante la decisone di tenere questo bambino, avrei usato tutte le mie capacità per realizzarlo.
"Tommaso non è uno stupido, anche se lo sembra" riprese a dire Rebecca seriamente "vedrai che andrà tutto bene"
"Forse" riposi dubbiosa. Non ne ero molto sicura. Lei non aveva visto l'espressione sconvolta e preoccupata di Tommaso. Quasi come se avesse sentito il mio pensiero, il ragazzo aprì la porta del mio appartamento, chiedendo di poter entrare. Magari l'avesse fatto anche ieri sera!
"Ciao" esordì visibilmente a disagio, grattandosi la testa come era solito fare quando ero agitato.
"Ciao" risosi io timidamente. Da quando eravamo così impacciati?
"Io..." iniziò lui, posando lo sguardo su qualsisia oggetto della casa, tranne che sul mio viso "... ci ho pensato bene, per tutta la notte..."
Trattenni il respiro, pronta per la frase che mi stava per colpire.
"... credo di aver bisogno di tempo. Non è una decisione da prendere alla leggera. Non voglio pentirmene più avanti. Devo esserne sicuro" sottolineò la parola devo, che mi trapassò violentemente il cuore.
STAI LEGGENDO
Una ciliegia tira l'altra
Romance[Volume secondo] Questa storia è il seguito di SE SON ROSE...APPASSIRANNO. Continuano le vicende di Camilla, alle prese con i suoi vicini e le sue imbarazzanti vicende lavorative. Ma ora le cose si complicano ulteriormente. Come? Non vi resta che sc...