Capitolo 4 - "As she stalked the room I could feel the aura Of her presence"

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"As she stalked the room
I could feel the aura
Of her presence"

4.

Come promesso, Michael e i suoi collaboratori si ritrovarono la mattina successiva in compagnia di Mark Ryden. 

L'uomo era un noto pittore pop - surrealista di Pasadena, l'artista perfetto per poter trasformare le astratte volontà di Michael in un immagine concreta e ben definita. I due si strinsero la mano, presentandosi l'uno all'altro.
Michael tirò fuori dalla giacca il foglio con l'elenco preparato e rivisto la sera precedente, ma non appena lo lesse si sentì imbarazzato delle richieste espresse. Alzò gli occhi dal foglio spiegazzato e rivoltosi a Mark Ryden gli fece una proposta che suonò inaspettata anche a sé stesso.
"Le chiedo di fermarsi a Neverland domani per un paio di giorni, avrà così modo di conoscermi meglio per poter realizzare la copertina quanto più realistica possibile. Le farò vedere casa mia, il mio arredo, le mie preferenze artistiche e avrà un quadro più chiaro. "
L'uomo parve pensarci su per poi stringergli la mano e accettare con un sorriso.
"La ringrazio signor Jackson, sicuramente mi sarà d'aiuto. Chiedo scusa se mi permetto, quelli sono suoi appunti personali?"
Vide indicare il foglio che teneva fra le mani e glielo porse, annuendo col capo.
Lo vide studiare ogni parola, soppesandola. A tratti si corrucciava.
"Posso farne una copia?" "Certamente"
Si avviarono verso la copiatrice, Mark poggiò una mano sull'avambraccio di Michael, che si voltò a guardarlo in viso.
"La ringrazio per l'opportunità che mi ha dato e farò di sicuro il mio meglio. Trovo la sua idea di passare del tempo insieme perfetta per il quadro che vuole dipingere di sé stesso e da questo posso notare quanta cura e quanta dedizione vi è dietro ogni suo gesto. La ammiro molto e ci tenevo che lo sapesse"
"Mark, chiamami Michael"
I due si sorrisero.

Una volta uscita dal negozio di dischi, a mani vuote, si chiese se avesse fatto la scelta giusta.
Era incuriosita nell'acquistare tutto ciò che lo riguardava, pensava e desiderava ricavare dalla sua musica un modo per sentirsi più vicina al suo mondo e alle sue idee. Avrebbe potuto trarre ispirazione, creare un profilo di quell'uomo, così misterioso ed affascinante, sia in ambito lavorativo che emotivo. Ma improvvisamente sentì di sbagliare. Avrebbe voluto fosse lui a farsi conoscere, a consigliarle quale canzone fosse stata scritta in maniera sincera, quale fosse autobiografica e personale, non dettata da un bisogno discografico o da un'etichetta, non voleva sbagliare e giudicarlo per brani non suoi o non sentiti.
Avrebbe voluto vederlo ballare e cantare di fronte a lei, avrebbe avuto così la possibilità di incanalare tutta la sua energia e tutto il suo amore. Sistemò lo zaino in spalla e si ritrovò alla fermata del bus, pronta per tornare a casa.
La sua testa era decisamente lontana, altrove. Non degnò di alcuna attenzione la strada. Uno scossone ed una frenata la risvegliò dai suoi pensieri, notò con disappunto che non riconosceva il posto in cui si era fermato il mezzo. Il conducente si sporse dal suo posto e notandola le si rivolse.
"Signorina, tutto bene? Ho finito la tratta.. dovrebbe scendere"
Si sentì confusa e mortificata.
"Mi scusi tanto, mi sono distratta e.. dove ci troviamo, di preciso?"
L'uomo strabuzzò gli occhi.
"Al deposito dei Bus sulla 24esima, se l'avessi notata prima probabilmente l'avrei avvisata per tempo ma non mi sono reso conto della sua presenza."
La ragazza tossì, paonazza.
"Oh maledizione, la ringrazio" si alzò veloce, superò la fila di sedili vuoti e ringraziando un'ultima volta, scese e corse verso la prima segnaletica stradale per potersi orientare.
Imprecò e chiamò i genitori per avvisarli, prima di allarmarli con la sua assenza.
"Nina, tesoro tutto bene? Come mai non sei ancora a casa?" la voce squillante della madre sembrò raggiungerla a miglia di distanza. "Ciao mamma, tutto bene non ti preoccupare. Ti chiamavo appunto per questo.."
"Ti fermi da Helen? Basta che me lo dici e almeno non rimango in pensiero"
Sbuffò, continuava a interromperla.
"Mamma, se posso.."
"Ma certo che puoi rimanere da lei, ti chiedo solo di avvisarmi un po' prima e di non far tardi. Stamattina avevi una faccia così stanca" "Mamma, maledizione! Mi fai parlare?"
"Tesoro, sicura di star bene? Mi sembri parecchio innervosita"
Si massaggiò le tempie e iniziò a incamminarsi seguendo il viale alberato, cercava la fermata più vicina per tornare a casa.
"Sono innervosita perché non mi lasci parlare! Non ti ho mai detto di essere da Helen!"
"E dove sei allora? Non sarai a casa di un ragazzo? "
"Lascia stare, davvero. Volevo solo avvisarti che avrei tardato. Non aspettatemi per cena"
Così dicendo Nina attaccò il telefono e lo buttò nello zaino. Spesso sua madre le dava così tanta noia.
Si accorse di camminare da diverso tempo e di non aver trovato nessuna banchina.
Chiamò Nick, Helen non avrebbe potuto passarla a prendere in quanto la sua auto l'aveva lei.
Uno squillo.. Due squilli... "Romeo ti giuro che se non rispondi" imprecò.
"Cosa mi succede?" la sua voce dall'altra capo del telefono risuonò divertita e sconcertata.
"Romeo, grazie a dio! Sei impegnato, disturbo?" "Avrebbe importanza per te?"
"Hai ragione, vienimi a prendere, mi sono persa"
La sua risata fu l'unica risposta che sentì.
"Mi prenderai in giro dopo, sta facendo buio e una bella ragazza come me non dovrebbe stare in giro tutta sola. Non credi Romeo?" "Ma se ti sei persa e non sai dove sei, come posso venire a prenderti? Dammi qualche riferimento almeno"
La ragazza si guardò attorno, aumentò il passo alla ricerca di qualche dettaglio significativo da dare al suo amico.
"C'è un negozio di asporto di Donuts"
"Nina, siamo negli Stati Uniti! Ad ogni angolo ci sono negozi di ciambelle! Sii più specifica"
"Red Label Records" attimi di silenzio.
"Stai scherzando.. come ci sei arrivata li?"
"Be, non lo so! Ero sul bus, ero distratta e all'improvviso non c'erano più fermate"
"Sai di essere davanti ad una sede discografica,vero? "
Guardò l'edificio che si ergeva tanto alto da sfiorare il cielo. Aveva grosse vetrate a specchio in cui vide raffigurato il proprio riflesso, riconobbe il suo viso confuso e paonazzo. Si ricompose.
"Non mi interessa, voglio solo tornare a casa o aver avuto qui la mia auto. Quindi cos'hai intenzione di fare?"
"Michael Jackson starà registrando lì in questo momento, ho sentito che sta lavorando a un nuovo album"
La ragazza sentì le ginocchia incredibilmente molli.
"Non dire fesserie e vienimi a prendere."
"Voglio 1 Donut al doppio cioccolato per il disturbo"
"Ti piace il messicano?"
"Potrebbe"
"Proprio qui affianco c'è un ristorante messicano e pensavo.. sfondiamoci di tacos e dopo doppio Donut al cioccolato"
Il ragazzo rise.
"Mi stai invitando a cena con te?" "A dopo Romeo"
Nina attaccò il telefono e si sedette su una panchina poco distante. Continuava ad ammirare quelle vetrate e sognare.
Si divertì ad immaginare cosa celassero quelle spesse pareti insonorizzate. Ipotizzò chi vi potesse essere all'interno, se vi era un nuovo artista emergente o un grande colosso musicale e discografico. Proprio lì, a pochi passi dai suoi grandi incuriositi occhi verdi.

🆆🅷🅰🆃 🅰🅱🅾🆄🆃 🆄🆂?  - ᴀ ᴍɪᴄʜᴀᴇʟ ᴊᴀᴄᴋꜱᴏɴ ꜰᴀɴꜰɪᴄᴛɪᴏɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora