Capitolo 15 - "Believe in yourself no matter what it's gon' take"

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"Keep the faith, baby, yea
Believe in yourself no matter what it's gon' take"

15.

"Nina" la richiamò costringendola ad aprire gli occhi e incrociare i suoi, scuri e magnetici.
"Non posso venire ed abbandonare il lavoro, devo organizzare gli ultimi dettagli per il lancio dell'album"
La ragazza, nonostante fosse speranzosa all'idea di passare ulteriore tempo in sua compagnia, sorrise.
"Lo capisco" si calcò in spalla lo zaino e si voltò. Aprì la porta e trovo il SUV scuro ad attenderla sui ciottoli.
Si voltò e lo salutò con la mano, frettolosamente, per poi sedersi sui sedili di pelle scura e richiudersi alle spalle la portiera.

Michael ricambiò il gesto, muovendo appena le dita.
A passo spedito si diresse verso l'ufficio, sprofondando nella seduta e iniziando un intenso giro di telefonate con tutti coloro che aspettavano da giorni delle sue risposte. Sbuffò più volte e con un indice alle tempie, dette precise istruzioni.

Passò ore in quella stanza, si alzava camminando avanti ed indietro, gesticolando animatamente e sbirciando fuori dalla finestra la nebbia scendere sul Ranch.
Aveva portato via il sole quella ragazzina vivace, pensò. Sorrise poggiando il palmo sul vetro freddo.
"Sì, direi che è tutto. Mi aspetto un grande impegno e una grande distribuzione di copie sin da subito. Sì, non mi importa! Più di 40 milioni" socchiuse gli occhi "A domani" attaccò gettando il ricevitore su una delle poltrone più prossime a lui.

Non appena il SUV marciò fuori dai cancelli di Neverland, un velo di malinconia si pose sul suo cuore. Guardò con acceso interesse la scritta che sorgeva padrona sull'intero Ranch e la casa in lontananza, cercò con lo sguardo la collina e sorrise stringendosi nelle spalle. Si sedette comoda, rilassando il proprio collo contro quella pelle morbida ed accogliente. Bill sorrideva, sbirciandola di tanto in tanto. "40 minuti di auto, giusto?" "Esatto signorina" "Oh, ti prego chiamami Nina" sollevò una mano per aria e aprì la sua borsa. "Le dà fastidio l'odore di pittura?" "No" "Ottimo"
Sollevò le gambe e poggiò il foglio bianco sulle proprie cosce tese.
Raccolse i capelli con una matita e iniziò a buttare fuori tutta l'ispirazione che quel giorno aveva tenuto a bada. La sua attenzione adesso era rivolta esclusivamente al suo forte ed impellente bisogno di sfogarsi.
Durante quei giorni la sua concentrazione era stata rapita da quell'uomo eccentrico e pragmatico, lo aveva scoperto senza alcun velo e aveva adorato farne la sua conoscenza. Lo trovava molto colto e un ottimo conversatore, la sua idea era sempre ben contestualizzata e amava la sua umiltà, la grazia che riponeva in tutti i suoi gesti. Il suo modo di parlare, posato e gentile, e soprattutto provava una forte affinità e un forte affetto per quell'uomo dagli occhi scuri, grandi, dolci ma spesso malinconici.
Si era trovata più volte a chiedersi quanto un uomo del suo calibro potesse sopportare, quanto essere umano potesse essere difficile per lui sempre sotto il giudizio di milioni di persone. Lo avrebbe aiutato ad essere sé stesso e a rendersi conto della sua straordinaria persona. Lo trovava terribilmente critico nei suoi stessi confronti e non concepiva come non potesse essere semplicemente orgoglioso di tutti i suoi successi, personali e lavorativi. Lei aveva conosciuto Michael ma era ben propensa a conoscere anche il suo lato eccentrico, la persona internazionale e amata da molti.
Strinse forte il labbro tra i denti, come era solita fare mentre disegnava, le pennellate erano rapide e quasi rabbiose. I pensieri e i ricordi si stavano materializzando veloci riempiendo il quadro sotto di sé di colori ed ombre.
Un leggero scossone all'auto e si trovò a sbattere il capo in avanti.
"Bill" lo ammonì, massaggiandosi la fronte "Mi scusi Nina ma la strada è bloccata"
Si sporse, stringendo tra le mani il sedile dell'uomo. Ciò che noto la sconvolse. Una grossa folla di persone si avviava nella loro stessa direzione, le macchine era ferme in colonna e diversi clacson ora suonavano perdendosi nell'aria insieme all'eccitazione e i mormori delle persone. "Posso scendere Bill?"
"Non sarebbe opportuno, signor Jackson non me lo perdonerebbe" "Signor Jackson non è qui, arrivo subito"
Spostò il quadro posizionandolo con cura sul sedile accanto e aprì velocemente la portiera per immergersi nella folla. Diverse persone la guardarono con interesse mentre scendeva dal SUV a vetri scuri.
"Che ti guardi?" Nina guardò in direzione di una ragazza che la scrutava attentamente.
"Boh" la superò a grandi passi e seguendo la scia di quell'immensa folla arrivò di fronte a una grossa vetrata di una casa discografica, Epic Records. Ascoltò i bisbigli delle persone accanto "Lo ha annunciato" "Esce domani, che emozione" "E' appena entrato qui dentro" "Io l'ho visto, l'ho visto". Si voltò in direzione dell'entrata e capì. Michael Jackson era tornato al suo lavoro, ad essere l'uomo adorato dalle folle e l'artista più amato ed odiato del mondo.
Sorrise, furba, e tornò al SUV, sbattè forte la porta e si sporse di nuovo verso Bill.
"Credo sia tutto nella norma Bill, è solo Michael" "Signorina, tutto bene?"
Intavolò una conversazione con l'autista mentre la sua mano stringeva forte il pennello, terminando il proprio lavoro.
"Certo, guardiamo i lati positivi Bill. Ho più tempo per concludere il mio dipinto e siamo al caldo"
Bill rise e scosse il capo.
"Mi ricorda molto il signor Jackson lei"
"Lavora da molto con lui?" "Sono anni oramai"
"Si deve trovare bene, ne parla con una luce negli occhi"
"Il signor Jackson è una persona autoritaria, precisa e obiettiva. Ma è un uomo molto rispettoso e gentile, non ho proprio alcuna brutta parola sul suo conto. Lavoro al suo fianco da anni e anche quando è nervoso ed arrabbiato non mi ha mai mancato di rispetto, non mi ha mai risposto male e non è mai diventato rude. Tutt'al più diviene taciturno, si chiude in sé stesso e mi chiede" si schiarisce la voce e prosegue "<Bill, potresti fare un giro un po' più lungo?>"
Nina si portò l'indice alle labbra, ad immaginarselo lì solo con i suoi pensieri. Solo in auto e solo al rincasare in casa.
"E' una brava persona, mi spiace a volte soffra così tanto"
"Penso sia inevitabile Signorina. Se scoprisse quanto le sto per raccontare probabilmente mi licenzierebbe ma i suoi occhi mi ispirano molta fiducia" Nina annuì e fece segno di cucirsi la bocca e gettare l'ago, l'uomo rise.
"E' una persona difficile, è difficile stargli accanto. Nel lavoro mette pressione ed agitazione, vuole ogni cosa svolta nel modo in cui desidera. Ti ringrazia ma ti chiede di più, spremendoti fino alle ossa. E' stanco, frustrato e abbattuto. A volte mi ricorda mio figlio" Bill tolse gli occhiali da sole scuri "A volte per tirarlo su di morale lo porto a mangiare pollo fritto e gli passo un chupa chups, mi sorride, mi ringrazia e dice di sentirsi già meglio. Avrebbe tanto bisogno di un amico, estraneo al suo mondo, una persona come lei. La prego di non comprendere male ciò che sto per dirle ma... Non lo ferisca. Non stia al suo fianco se non è sicura di poterlo fare. E' un uomo sensibile e molto insicuro, se ci tiene a lei farà il possibile per renderla felice e ciò che meriterebbe è ricevere il medesimo trattamento. Il suo mondo è pesante e condiziona tanto. Le critiche che gli vengono rivolte sono ingiuste e dalle ultime accuse ricevute non è lo stesso uomo."
Nina corrucciò la fronte.
"Bill, di cosa stai parlando? Quali accuse?"
Bill infilò di fretta gli occhiali "Questo non è compito mio, Nina. Meno ne sa, meglio è"
Alzò il volume della radio e Nina lo toccò appena sulle spalle per farlo voltare.
"Io non ho alcuna intenzione di ferirlo, ci tenevo a precisarlo"

🆆🅷🅰🆃 🅰🅱🅾🆄🆃 🆄🆂?  - ᴀ ᴍɪᴄʜᴀᴇʟ ᴊᴀᴄᴋꜱᴏɴ ꜰᴀɴꜰɪᴄᴛɪᴏɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora