Auschwizt e storie d'amore: qualche consiglio

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Tempo fa ho letto "I fiori non crescevano ad Auschwizt", un libro che, da molti punti di vista, somiglia alle storie demolite da Demoni di EFP... ma fatte bene!

A mio parere è un libro che chiunque voglia ambientare love story in un lager dovrebbe leggere. Non dico che sia la risposta a tutte le domande, ma offre ottime tracce.

Sappiamo come sono gestite le storie del genere: la protagonista Hope è una bellissima ebrea (magari anche dottoressa ventenne, andiamo convinti!) di cui l'ufficiale nazista s'innamora a prima vista. Costui potrebbe fare molto, ma agirà solo per il bene della tipa figa, lasciando morire un numero imprecisato di persone senza battere ciglio. Non di rado questo ufficiale delle SS non conosce nemmeno i piani di sterminio, non ha mai letto quel libro di Hitler che a quei tempi era piuttosto venduto (non lo ha letto nemmeno se è figlio dell'autore, come Draco - io sono buono – Hitler) e non sa nemmeno a cosa servano i forni crematori.

Ma passiamo al libro: il protagonista è tedesco (nazista solo di vetrina) e cerca la fidanzata ebrea, dalla quale è stato separato. 

Come è arrivato a una buona posizione ad Auschwizt, se non è nazista? Ha uno zio ufficiale e altri agganci, inoltre l'addestramento lo ha fatto. Ma soprattutto (ogni riferimento a "Campo di concentramento", la ficcina con Justin Bieber, è voluto) FINGE di essere a favore del nazismo. Non sta a lì a dire "i nazisti sono cattivi, io non sono come voi!" perché sa che se venisse il minimo dubbio verrebbe rimosso e magari spedito al fronte. Fucilato se si comportasse come i personaggi delle ficcine.

E che grado ha? Generale? Macché, è un Obersturmführer (primo tenente) l'equivalente di un contabile/supervisore che svolge mansioni importanti.

Seppur non siano descritte nel dettaglio, sono mostrate diverse scene crude: i prigionieri sono stipati come bestiame (altro che "treno scomodo"!) e abbastanza persone da riempire un treno vengono uccise col gas all'istante. Ciò lo sconvolge, ma sa che se vuole salvare la sua donna (e magari anche qualcun altro) deve indossare una maschera. A differenza dei "generali ventenni" che, vista l'ebrea figa, rigorosamente tirata a lucido dopo essere stata schiacciata in un treno sudicio più affollato dell'autobus che porta gli studenti all'università, pensa anche gli altri. E agisce! Perfino quando gli viene detto che la sua fidanzata è già stata uccisa in un altro campo, lui si prodiga per salvare più persone possibili. Elabora strategie, cerca compromessi, tiene la vetrina di scaltro uomo d'affari per giustificare i suoi comportamenti ("non uccidete i miei dipendenti, altrimenti chi li rimpiazza?!").

Si parla anche dei sonderkommando, i "prigionieri privilegiati", che svolgono mansioni meno pericolose (come frugare tra i cadaveri alla ricerca di oggetti di valore) ma possono mantenere la loro identità (es: mantenere la loro capigliatura). Questo sarebbe il lavoro che potrebbe fare la protagonista di un racconto. Preciso che la durata della loro vita era di tipo due mesi, quando andava bene. Non ci sta assolutamente che qualcuno sopravviva a cinque anni di abusi, per il semplice fatto che, quando eri lì da un tot di tempo, ti prendevano e ti mettevano nella camera a gas. Sopra di loro ci sono i kapò, prigionieri che supervisionano altri prigionieri. E infieriscono.

Altra mansione interessante (che nel libro non c'è, ma storicamente era presente) è lo spionaggio, compiuto anche dagli aspiranti privilegiati: questa strategia, oltre a neutralizzare qualsiasi forma di ribellione (quindi non aspettiamoci prigionieri che fanno i buffoni e ridono come se fossero in un clima scolastico) preveniva il cameratismo: tutti temevano tutti e ogni persona poteva essere una potenziale spia, pronta a inventarsi fandonie per un tozzo di pane in più.

Già questi elementi sono più che sufficienti per dare almeno una discreta traccia su cui lavorare. Se certe autrici avessero letto qualcosa del genere e ci avessero messo un minimo d'impegno nel trattare un periodo storico così oscuro, non avrebbero fatto certi errori.

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