Prologo

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Ciaaaaaao a tutt*. Come promesso, ecco a voi la mia nuova traduzione! È una soulmates!AU, e cioè Harry e Louis sono anime gemelle (Ma vaaaa). La storia è davvero bellissima, e secondo me è il giusto connubio tra angst e fluff. Sarà composta da quindici capitoli e questo è il prologo. Continuerò la storia quando sarò a buon punto con le altre mie traduzioni. Spero davvero possa piacervi perché io l'ho amata.
Potete trovare il permesso dell'autrice in alto, mentre il link alla storia originale è su ao3.
Vi lascio al prologo, e come sempre grazie per lo splendido banner alla mia bellissima angurietta del cuore, e cioè Fede @youremebecause su twitter.
Buona lettura!






Nameless Night









Prologo.


Louis si svegliò per colpa di qualcuno che gli afferrò la caviglia e la tirò leggermente

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Louis si svegliò per colpa di qualcuno che gli afferrò la caviglia e la tirò leggermente. Gemette, tirandosi il piumone sopra la testa e scalciando i piedi per sbarazzarsi dell'intruso.
"Loooooouuuis." Quella era Lottie, decisamente. "Dai, alzati."
"Vaffanculo," mormorò nel cuscino, sicuro che lei non potesse nemmeno sentirlo.
Qualcuno tirò via il piumone e Louis si raggomitolò all'istante, gemendo in gola.
"Louis, c'è la colazione pronta." E quella era Fizzy. Quindi era stata lei la cattiva a rubargli il piumone. Avrebbe pagato per quello.
Prima che Louis potesse anche solo pensare a qualcos'altro, però, quattro mani corsero a fargli il solletico. Non ebbero pietà, non importa quanto cercasse di dimenarsi.
"Alzati, Lou!" Gridarono Daisy e Phoebe, entrambe sul letto adesso, bloccandolo.
Quando Louis finalmente aprì gli occhi, la prima cosa che percepì fu sua madre in piedi sullo stipite della porta, che sorrideva affettuosamente. "Perché mi stai facendo questo?"
"Buon compleanno!" Dissero tutte le sue sorelle all'unisono, e lo solleticarono di nuovo, cercando di abbracciarlo allo stesso tempo. Louis fece del suo meglio per stringerle come meglio poteva, ma tutto ciò che riuscì a fare fu di prendere molti capelli in bocca e di essere schiacciato da otto braccia. Sospirò e si arrese, lasciandosi rilassare nello strano abbraccio.
"Grazie," mormorò, cercando di togliersi i capelli di Lottie dalla bocca. "Avreste potuto lasciarmi dormire, però."
"Sono quasi le dieci," disse sua madre quando si avvicinò. "E poi, non dobbiamo festeggiare soltanto il tuo compleanno oggi."
Il giovane inclinò la testa, così che sua madre potesse baciargli la guancia. Come ogni anno, non era solo il compleanno di Louis, era anche la Vigilia di Natale, e questo significava che c'erano molti preparativi da svolgere per il loro pranzo di Natale il giorno successivo.
Le sue sorelle lo lasciarono andare e Phoebe gli prese la mano per condurlo al piano di sotto. Lo seguì obbediente e sorrise quando vide il tavolo abbellito nella loro sala da pranzo. Sentiva odore di uova e bacon, e c'era un piatto per tutti.
"Dov'è papà?" Chiese Louis dopo aver contato i piatti.
"Già al lavoro," rispose Jay mentre portava una pentola di fagioli al forno. "Siediti, piccolo, e mangia."
Louis pensava che, nonostante la sfortuna di ricevere regali solo una volta all'anno, il suo compleanno fosse il più bello di tutti. Aveva avuto modo di fare colazione con la sua famiglia ogni anno e passare tutto il giorno con loro. Non c'era niente di meglio al mondo.
"Il tuo primo regalo," annunciò sua madre quando finì di mangiare, "è questo."
Il castano si accigliò alla vista della semplice busta bianca che la donna aveva tra le mani. Il suo nome era stampato al centro, nessun indirizzo, nessuna aggiunta. Si leggeva solo in grassetto, in lettere semplici, Louis William Tomlinson.
Per un momento rimase interdetto perché non aveva idea di cosa si trattasse, ma poi una consapevolezza lo colpì. Aveva diciotto anni. Era il suo diciottesimo compleanno, e questo significava che era maggiorenne e che poteva sposarsi. Questo ovviamente significava che doveva incontrare la persona che avrebbe sposato un giorno.
Ci sarebbe stata una data lì dentro. Solo un piccolo pezzo di carta con una data che gli avrebbe detto quando avrebbe incontrato la sua anima gemella. Non dove, non come, non chi. Solo quando.
Ingoiando a fatica, Louis continuò a fissarla. Tutti ricevevano questa lettera il giorno del loro diciottesimo compleanno, e si chiese se tutti fossero nervosi come lui prima di aprirla. Se ne era completamente dimenticato, aveva bandito tutto dalla sua mente. Ma ora che teneva la lettera tra le mani, Louis non poteva più fingere che non stesse accadendo.
Aveva sentito storie di persone che l'aprivano per poi trovare solo un foglio bianco, e di persone che avevano ricevuto una data lontana e che avevano dovuto aspettare cinquant'anni. E se fosse una di quelle persone la cui anima gemella non c'era? O magari era già morta?
Louis era spaventato fino al midollo.
"Aprila," disse Fizzy. "Che cosa dice?"
Louis fece un respiro profondo e annuì prima di strappare la busta e recuperare il pezzo di carta. Lo fissò per diversi secondi, leggendo i numeri più e più volte.
"È nel passato?" Chiese Lottie, la sua voce solo un sussurro.
"Non esiste?" Aggiunse Fizzie, sembrando terrorizzata.
Louis scosse lentamente la testa. "Sette anni," rispose, guardando in alto e verso la sua famiglia. "È a maggio, tra sette anni."
Sua madre si illuminò all'istante, stringendogli forte la mano. "Sono così felice per te, Louis," mormorò.
Il pezzo di carta fece il giro del tavolo e ciascuna delle sue sorelle aveva una teoria diversa su come Louis avrebbe incontrato la sua anima gemella. La cosa importante, tuttavia, era che l'avrebbe incontrata. Chiunque fosse, ora Louis aveva una data che gli diceva quando sarebbe successo. Forse anche l'altra persona aveva ricevuto il suo foglietto, anni prima o solo ieri. O forse doveva ancora aspettare, e forse era nervosa tanto quanto lo era stato lui.
Aspettò che le sue sorelle uscissero lentamente dalla stanza, una dopo l'altra, e poi aiutò sua madre a sparecchiare. Sentì Phoebe e Fizzy litigare al piano di sopra, probabilmente per qualcosa di casuale come chi avrebbe fatto la doccia per prima.
"Mamma," disse dopo un momento e aspettò che lei alzasse lo sguardo dal lavandino. "A proposito della mia anima gemella..."
Jay inclinò la testa, lanciandogli uno sguardo preoccupato. "Cosa c'è che non va, amore? È un buona data. Avrai solo venticinque anni. Sarai così giovane e incontrerai già la tua anima gemella."
"Non è questo," la rassicurò scuotendo la testa. Posò il piatto vicino al lavandino e appoggiò il fianco contro il bancone. "E se... sai. E se fosse una ragazza?"
"Oh, caro," sospirò, facendo cadere la tazza nell'acqua. Si asciugò le mani su un asciugamano prima di tirare il giovane contro il suo corpo. "Non c'è motivo di aver paura."
"Ma, mamma," protestò Louis, mormorando contro la sua spalla. "Non voglio stare con una ragazza per il resto della mia vita."
"Se sarà una donna," disse Jay, il suo tono serio, "la amerai. Lo prometto. Non c'è modo che tu non possa amare la tua anima gemella."
Louis si accigliò, riflettendo. "Ma non potrei mai amare una donna in modo romantico. Come amica, sì. Non come amante, però."
"Allora non sarà una donna, Louis," lo rassicurò, scrollando leggermente le spalle. "Non farti prendere dal panico per qualcosa che non è ancora successo. Tutto andrà bene una volta che incontrerai la tua anima gemella."
Louis abbassò lo sguardo a terra. "È stato così per te?"
"Non distorcere le mie parole." Jay rafforzò la presa sul suo braccio. "Sai che non mi pento di nulla di ciò che è successo prima di incontrare Mark."
"Lo so," disse Louis. Poteva anche chiamarlo 'papà', ma Mark Tomlinson non era suo padre. Sua madre era stata con un altro uomo prima di incontrare Mark, e aveva avuto un bambino con qualcuno che non era la sua anima gemella - beh, Louis poteva solo immaginare quanto doveva essere stato difficile conviverci. Ovviamente non era stato pianificato. Nessuno pensava di avere figli con qualcuno che non fosse la loro anima gemella. Era stato un incidente. Louis era stato un incidente in questa società.
Tutti avevano la loro anima gemella nella vita e tutto sembrava così semplice e in ordine. E se invece lui avesse incasinato tutto proprio come aveva fatto sua madre prima ancora di incontrare la sua anima gemella? E se avesse incontrato la sua anima gemella e non avesse provato niente? A volte, non tutto andava secondo i piani e le cose erano andate male.
Era ciò di cui Louis aveva più paura.

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Con un'improvvisa esplosione di energia, Harry si svegliò. Aprì gli occhi e si mise a sedere sul letto, fissando per un momento fuori dalla finestra. Il cielo era grigio e fuori era ancora abbastanza buio. Tuttavia, una rapida occhiata alla sua sveglia gli disse che era mattina.
Scese dal letto, con il cuore che gli batteva forte nel petto, e indossò dei vestiti prima di uscire dalla sua stanza.
Oggi era il suo diciottesimo compleanno.
La casa era ancora tranquilla, tutte le stanze buie. Scese le scale e non si prese nemmeno la briga di indossare un cappotto prima di aprire la porta d'ingresso. Una luce all'esterno si accese quando arrivò davanti alla cassetta della posta, e guardò in alto brevemente prima di far scivolare la mano all'interno.
Era vuota.
"Che cosa?" Mormorò a se stesso, allungando di nuovo la mano all'interno. Si accigliò, poi scrutò nella scatola, ma tutto quello che poteva vedere era lo spazio vuoto.
Con una sensazione di malessere nel petto, tornò dentro e si sfilò le scarpe dai piedi. La sua pelle era fredda, la pelle d'oca si estendeva sulle sue braccia, ma niente di tutto ciò aveva davvero importanza: non c'era stata nessuna lettera per lui.
"Buon compleanno!"
Saltò, rilasciando uno squittio quando entrò in cucina e tutte le luci si accesero.
Sua madre e sua sorella erano in piedi accanto al frigorifero, entrambe con un sorriso enorme sul volto. Erano ancora in pigiama e la tavola era già apparecchiata. Harry non aveva idea di come abbia potuto perdersi l'odore della colazione prima.
Lasciò che entrambe lo abbracciassero stretto, strofinando il naso nel loro calore per un momento. "Grazie."
"Ti abbiamo sorpreso!" Gemma fece una piccola danza prima di colpire la guancia di Harry. "Non ne avevi idea."
Sedendosi al tavolo, Harry scosse la testa. "No, immagino che... fossi un po' distratto?"
"Ti ho sentito uscire," commentò Gemma, accigliandosi leggermente, mentre la madre spalava uova e pancetta nei loro piatti.
"La mia lettera," disse il giovane, sentendosi un po' disperato. Non aveva parlato d'altro per tutta la settimana. Dovevano sapere di cosa parlava. "Non c'è nessuna lettera per me."
"Quale lettera?" Chiese Gemma, inclinando la testa.
"La lettera della mia anima gemella," spiegò con impazienza. "Non c'era. Avrebbe dovuto essere lì."
"Oh no." Gemma si portò una mano all'altezza del cuore. "Ho sentito di persone che non hanno mai ricevuto la loro lettera. Non avrei mai pensato che il mio fratellino sarebbe stato uno di loro."
Per un momento, tutto ciò che Harry poté fare fu fissarla incredulo. Il panico gli risalì nel petto, diffondendosi nelle vene. E se non avesse mai ricevuto una lettera? E se non ci fosse un'anima gemella per lui?
"Gemma, smettila adesso," disse Anne, stringendo la spalla di Harry. "Ti sei divertita abbastanza."
Harry la guardò, leggermente confuso. Gemma sospirò sconfitta e tirò fuori una busta bianca da sotto il piatto.
"Va bene, va bene!" Borbottò mentre gliela allungava. "Stupido. Non posso credere che ci sei cascato davvero. Avresti dovuto vedere la tua faccia," ridacchiò.
"Sei la peggiore," borbottò il riccio, e afferrò la busta che era già leggermente accartocciata. "L'hai aperta?"
"Certo che no," disse Gemma, alzando gli occhi al cielo. "Non sono così cattiva."
Harry fece un respiro profondo prima di aprire con attenzione la lettera. Tirò fuori il pezzo di carta e rilasciò lentamente il fiato quando vide la data.
"Cosa dice?" Chiese sua madre e lui alzò lo sguardo, sbattendo le palpebre.
"Cinque anni," disse, un grande sorriso che gli si allargava sul viso. "A maggio tra cinque anni."
Anne lo abbracciò e Gemma gli arruffò i capelli, facendogli l'occhiolino. "Dovrai aspettare ancora un po', allora."
"Cinque anni - è così presto," mormorò Anne.
"Anche a me è capitato presto, mamma," le ricordò Gemma.
La sua lettera le aveva mostrato una data nel passato. Harry lo ricordava bene. Tutti se lo aspettavano, davvero. Gemma e Matt erano stati un'unica cosa dal primo giorno in cui si erano incontrati per la prima volta alle medie. Aveva festeggiato il suo compleanno pochi mesi prima di lei e la sua lettera aveva mostrato la data esatta in cui lui e Gemma erano stati seduti l'uno accanto all'altra il primo giorno delle scuole medie. Nessuno si aspettava un'altra data se non quella nella lettera di Gemma.
Sperava davvero di poter avere qualcosa di simile nella sua vita. Non aveva ancora incontrato la sua anima gemella, ma non sarebbe passato molto tempo prima che lo facesse. Harry aveva avuto un po' di paura che avrebbe avuto una data tra cinquant'anni, o anche un foglio bianco. Ci sono stati casi del genere.
A quanto pare, c'erano anche persone che non avevano un'anima gemella.
Distaccandosi dalla madre, si sedette di nuovo, fissando ancora il foglio. Immaginò una persona senza volto, che gli tendeva una mano, una casa dietro di loro, bambini che correvano in giro, un cane che abbaiava.
Sì. Avrebbe avuto la sua famiglia.
"Cosa ne pensi? Sarà un uomo o una donna?" Chiese Gemma a bocca piena.
Harry inclinò la testa, pensandoci. "Non lo so. Ma non importa davvero, no? Se sarà la mia anima gemella, la amerò, qualunque cosa accada."
Anne sorseggiò il suo tè, osservandolo attentamente. "Sai che sarà più facile se è una donna, vero?"
Harry scrollò le spalle. "Il modo più semplice non è sempre il modo migliore."
Sua madre non replicò. Come poteva? Per qualcuno, scegliere di non vivere con la propria anima gemella era un evento raro. Tuttavia, i loro genitori avevano deciso di separarsi. Avevano affrontato molte critiche, molte difficoltà, ma entrambi avevano convenuto che era meglio così.
Harry non poteva dire che la sua vita fosse stata in qualche modo peggiore a causa di ciò. Non tutto era andato come doveva andare. Era stato naturale. Non significava che le cose non avrebbero funzionato per lui.
Non aveva dubbi che lui e la sua anima gemella ce l'avrebbero fatta.

Nameless Night (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora