Prologo

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I bambini continuavano a giocare, correre, gridare e ridere spensierati. Era un giorno di scuola all'ora della ricreazione come qualsiasi altro, ma non per una bambina.

Una bambina minuta con i capelli castani, tendenti al rosso, legati in due adorabili codini, gli occhi del medesimo colore dei capelli, con un visino paffuto e roseo e le manine tozze. Indossava un vestitino lilla e dei sandaletti bianchi.

Era rannicchiata vicino a una panchina con un'espressione sofferente e i palmi delle mani che le premevano sulle orecchie. Aveva gli occhi chiusi e piangeva in silenzio.

C'erano tante voci nella sua testa che si sovrapponevano, però ella non le voleva ascoltare, non voleva sapere niente di ciò che passava per la testa delle persone che la circondavano. Odiava tutto questo. Aveva il mal di testa e avrebbe tanto voluto che quella tortura finisse al più presto.

Un gruppetto le si avvicinò ridendo.

-Ehi sorda! -la chiamò un bambino panciuto e con i capelli tutti sparati-perché non vieni a giocare con noi? Ah no! Tu non puoi sentirmi, perché sei sorda ed ecco il motivo dei tuoi brutti voti. Come sei stupida-la schernì.

Non parlava e non si muoveva di un centimetro. Aveva paura, ma non paura di loro, perché se avesse voluto avrebbe potuto sistemarli come si deve, aveva paura di poter fare del male.

-Ehi, guarda in faccia il capo quando ti parla! -ordinò un bambino magrolino e piuttosto alto.

Intanto da lontano c'era un bambino biondo che osservava in silenzio la scena. Sarebbe scattato in quella direzione appena qualcuno di quei bulli le avesse messo le mani addosso o semplicemente avesse fatto un passo verso di lei.

Uno dei tre le urlò contro, ma lei non reagiva. Perché non reagiva?

Il capetto dei tre le tirò un codino e il biondino scattò verso quella scenetta correndo, mentre quei bimbi continuavano a darle fastidio spingendola e tirandole i capelli.

Continuò a non reagire e mancavano pochi metri prima che il piccolo Katsuki la raggiungesse, ma successe qualcosa che non fece più occorrere il suo aiuto.

Uno dei bulletti le tirò via una mano dalle orecchie e lei scattò in piedi. Strisciò uno di questi disegnando un semicerchio immaginario a terra, poi incrociò le mani davanti al volto e le buttò all'indietro. Con quei movimenti aveva fatto emergere dei massi, anche se piccoli, che scagliarono indietro quella banda di bulli, creando un'ondata di vento che investì tutto quello che era nel raggio di dieci metri.

Lui si riparò da quella ventata con le sue manine, poi la guardò e rimase con il fiato sospeso. Si domandava che cosa fosse appena successo e lo stesso stava facendo la bambina, anche se era quasi consapevole di ciò che aveva fatto.

I tre bulli erano a terra doloranti, con giusto qualche graffio, ma si lamentavano come se qualcuno avesse rotto loro tutte le ossa del corpo.

La castana si guardò intorno e ora sembrava impaurita, infatti si mise le mani sul viso, riiniziò a piangere e cadde a terra.

Bakugou non capiva. Non capiva niente di tutto quello che era successo. Quel potere, quella forza, quella reazione e il comportamento che aveva negli ultimi tempi.

La maestra si avvicinò tutta affannata, andò in soccorso dei tre bambini a terra e poi rivolse uno sguardo preoccupato alla bambina presa di mira.

Quella fu l'ultima volta che il biondo vide quella bambina dai capelli castani o per lo meno fu una delle ultime volte prima che sparisse, prima di poterla rivedere.

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SPAZIO AUTRICE

Inizio misterioso, ma non troppo. 

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Qualcosa in più - Bakugou KatsukiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora