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Appena entro nella stanza si gira verso la finestra e dice: "Non voglio vedere nessuno. Lasciatemi solo"

"Allora torno un altro giorno" dico, chiudendo la porta e mi guarda.

"No resta, ti prego. Vieni qui" dice e mi fa cenno di sedermi sul letto accanto a lui.

"Che ti è successo?" chiedo dopo essermi seduta dove mi ha indicato.

"Il giorno che avevamo discusso, dopo essere andato via dal locale, sono andato al solito bar a bere. Non sapevo che cosa fare e, in quel momento, l'alcool era l'unica cosa che mi faceva stare bene, anche se non era la soluzione migliore. Dopo non so quanti drink, degli uomini mi hanno portato dentro un edificio e mi hanno chiuso in una stanza da solo e al buio, e mi sono addormentato. Quando mi sono svegliato, mi sono trovato davanti ad una faccia familiare e ho sperato che mi aiutasse, ma non è andata così. Mi ha minacciato dicendomi che se non stavo lontano da una persona, avrebbe fatto del male sia a quella persona che alla mia famiglia. Gli ho detto che non si doveva avvicinare né a quella persona né alla mia famiglia e che gliel'avrei fatta pagare cara e lui, come risposta, mi ha tirato un pugno e poi è andato via. Dopo non so quanto tempo, sono entrati nella stanza altri ragazzi e mi hanno ridotto così. Se non fosse stato per Charles, forse non sarei qui" dice e lo ascolto per tutto il racconto. Ecco di cosa mi vuole parlare Charles.

"Hai riconosciuto qualcuno delle persone che ti hanno picchiato?" chiedo ancora.

"Una si, ma non credo sia importante" risponde.

"Nich è tutto importante" dico.

"Tuo padre" dice e le idee che c'erano nella mia testa vengono confermate.

"Lo sapevo" dico senza guardarlo negli occhi.

"Sapevi cosa? Che mi avrebbe fatto questo?" chiede un po' alterato.

"No. Se sapevo che ti avrebbe fatto questo, l'avrei fermato immediatamente. Sapevo solo che c'era lui dietro al tuo giro, al Blue e tanto altro e so tutto questo solo da qualche giorno" rispondo e mi allontano leggermente.

"Hai paura di me?" chiede preoccupato e mi obbliga a guardarlo negli occhi. Dio, mi era mancato perdermi in quegli occhi.

"No Nich, è solo che mi hai spaventata" rispondo.

"Vieni qui" dice e mi attira a sé, ma fa un verso di dolore.

"Facciamo così, aspe" dico e mi accoccolo a fianco a lui.

"Ti faccio male?" chiedo dopo essermi sistemata.

"No, così no" risponde.

"Scusami per come mi sono comportato l'altro giorno. Non le pensavo davvero quelle cose che ti ho detto. Mi hai aiutato anche se non mi conoscevi e, sul fatto di non meritarmi un'amica come te, è vero. Sei troppo buona per essere amica di uno come me. Mi dispiace averti ferito" dice senza smettere di guardarmi.

"Tranquillo. Quelle parole mi hanno ferito tanto, si, ma accetto le scuse. Però non ti ci abituare eh" dico e ridiamo entrambi.

"È stata Claire a farti ragionare vero?" chiedo mentre gli faccio i grattini sul braccio.

"Come hai fatto a capire che centra lei in tutto questo?" mi chiede.

"La conosco Nich, e so che farebbe di tutto pur di vedere felici le persone che ama, anche a costo di dirci una cazzata" rispondo.

"Cambiamo argomento. Che hanno detto i medici? I miei genitori non mi hanno detto niente, ma Riki e Marta mi hanno detto che sono messo male" chiede.

"Per quanto riguarda le ferite potevi rimanerci secco, ma per l'altro problema, o torni in clinica oppure fai la cura a casa, fai le visite qui in ospedale e ti fai aiutare da qualcuno di cui ti fidi" rispondo.

"Non voglio tornare in clinica. Farò di tutto quello che serve per non andarci" dice convinto.

"Va bene. Ora riposati" dico mentre mi alzo, ma mi blocca un braccio e il tocco mi fa venire migliaia di brividi in tutto il corpo.

"Resta ancora, ti prego" dice.

"Nich sono le 14 e 30, devo studiare e alle 17 e 30 devo essere da Michael, non posso" dico, anche se la voglia di restare è tanta.

"Puoi studiare qui con me e l'ospedale è vicino al locale. Ti prego, resta" mi supplica.

"Va bene, ti dispiace se resto in questa posizione? Ero comoda" chiedo ridendo.

"Fai pure, ero comodo anche io" risponde e le nostre risate si uniscono ancora. È così bello vederlo sorridere e ridere. Quanto vorrei che io e lui fossimo più che due semplici amici.

Da MichaelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora