XV

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Diana era accasciata con le spalle contro la porta, la rabbia che le correva in corpo e gli occhi fermi.

<Diana> Tom bussò più violentemente sulla porta <Diana ti prego>.

Si sarebbe aspettato che fosse arrabbiata, ne aveva tutto il diritto, ma non di ritrovarsi fuori sul pianerottolo con la porta sbattuta in faccia. E invece era capitato proprio quello.

Aveva corso tre isolati sotto la pioggia, era tutto zuppo, la maglietta aderiva alla parte superiore del corpo e i pantaloni cominciavano a diventare pesanti, nelle scarpe sembrava ci fossero due piscine olimpioniche e i capelli ricadevano sul viso, ancora gocciolanti.

Poggiò la fronte e il palmo sulla porta <Diana> disse lentamente <Devo parlarti, per favore> non ricevette risposta.

Sospirò, scivolando per terra con la testa contro la porta, gli avambracci appoggiati alle ginocchia e gli occhi stanchi <Hai ragione> con la mano cercò di asciugarsi il viso <Hai tutte le ragioni, me lo merito> prese un bel respiro, rilassandosi sul freddo pavimento.

<Sai, la prima volta che ci siamo incontrati, te lo ricordi? Eravamo sul Red Carper, avevamo entrambi vinto un premio, tu avevi quel bellissimo vestito, i capelli sciolti e il trucco perfetto. Io avevo il solito smoking nero e la camicia bianca. Sai la foto che abbiamo fatto alla fine? Mia mamma l'ha voluta stampare e incorniciare, l'ha messa in camera mia a Londra. Dice che sei bellissima, sai?> aveva l'impressione di parlare con lei faccia a faccia.

Effettivamente Diana stava ascoltando tutto, e aveva uno strano sorriso in volto, gli occhi rilassati e tra le mani si rigirava l'elastico dei capelli.

Tom continuò <A Paddy piaci già un sacco, Harry e Sam dicono lo stesso, sperano che un giorno ti porti a Londra per conoscerli. Ti vogliono un sacco di bene, e non ti hanno ancora conosciuta> rise <Gli ho detto che dal vivo sei mille volte meglio> Diana si incuriosì <Ho detto che hai un sorriso stupendo, che sei intelligente e divertente. Ho detto che ami i libri e hai una libreria piena, che ti piace la musica, i finestrini abbassati in auto, la pizza di Gustavo>. Si fermò un attimo, cercando di non lasciarsi andare subito ai sentimenti.

<Che arrossisci quando ti faccio un complimento e non vuoi che qualcuno ti paghi il pranzo perché ti senti responsabile e adulta nonostante la tua età> Diana sorrise, una lacrima ribelle scivolò sulla guancia, ricadendo sulla maglietta <Ho detto anche che mi piaci tantissimo>.

Lo aveva detto, ancora.

Il cuore di Diana saltò dei battiti, mentre cominciava a piangere e respirava dalla bocca.

<Non ho avuto ancora il coraggio di dire che per una stupidata ho perso la chance con te> confessò, sapeva che stava piangendo, si sentiva dalla sua voce e dai sospiri.

<Sono stato un coglione, non ho scusanti. Ti ho ferita e non mi merito una terza possibilità> cercò di non far sentire i singhiozzi, respirò lentamente e riprese il controllo ancora una volta.

<Devo confessarti anche un'altra cosa> starnutì, la temperatura cominciò a farsi sentire e rabbrividì per qualche secondo <È grazie ad Harrison se sono qui, è stato lui a convincermi a venire qui> rabbrividì per una seconda volta <Dice che sei innamorata di me>.

Diana rimase di stucco. Non se lo avrebbe mai aspettata.

<Anche se fosse, non sei obbligata a darmi un'altra chance> confessò, stringendosi a sé <Voglio solo dirti che...> cercò le parole giuste <Che tu mi perdoni, e non ti cercherò mai più>.

Diana pensò a lungo a questa cosa, faceva male sentirselo dire, molto male.

<Non voglio che tu mi dia una risposta adesso, volevo solo dirti queste cose> si alzò in piedi, notò di aver lasciato una pozza d'acqua sul pavimento lucido. Le scarpe erano ancora bagnate e cominciò ad avere veramente freddo.

Ovunque tu sia || Tom HollandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora