8 - Il ritorno di un alleato

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La porta si aprì piano con un lieve cigolio, avevano davvero bisogno di rinnovare le abitazioni in quei luoghi dentro e fuori Diagon Alley. La stanza era buia e senza il minimo segno di pulizia o perquisizione, non era venuto nessuno l'ultima volta.

Gibbon entrò guardandosi molto velocemente intorno, non capiva per quale motivo Adreo, che lo aveva preceduto, lo avesse portato in quella casa ormai abbandonata da sette anni.

Era tutto perfettamente in ordine, le due poltrone perfettamente sistemate accanto al camino che non dava segni di accensione. Sul davanzale poteva notarsi un dito e mezzo di polvere così come sopra ai mobili dove si vedevano ancora delle fotografie animate dietro ad un vetro ingrigito nelle cornici. Il tappeto si mostrava sbiadito e ad ogni passo una nuvola di polvere nera liberava il passaggio.

Le scale non presentavano alcun tipo di usura né di lotta, dunque la tortura non era avvenuta nei pressi dei corridoi. Le stanze erano intense meno uno studio grande: la scrivania era ribaltata e contro la finestra, le sedie e le poltrone modeste tutte sfracellate e piene di segni, i libri per terra ridotti a brandelli. Qui doveva essere avvenuto il crimine.

"Che dire: un bel casino" si lasciò sfuggire Gibbon con non curanza, sentendo poi, molto tranquillamente, una risatina divertita da parte del suo accompagnatore.

"Credevi che facessero le cose con eleganza?" Gli chiese Adreo sorridendo scherzosamente, quando si trattava dell'Oscuro Signore non esisteva l'eleganza nelle missioni, eccetto eventi particolarmente eccezionali ma quello non era uno di quegli eventi. Indicò con la bacchetta impugnata una piccola cassetta tutta smessa appoggiata ad un tavolino, l'unica cosa che non era stata toccata. Lì dentro forse c'era qualcosa di importante se i Mangiamorte quella notte l'avevano lasciata integra.

"Quella non l'hanno aperta?"

"Lo avrebbero fatto dopo, ma gli Auror hanno agito prima" disse Adreo girandosi verso la cassetta portandola a sé facendola levitare. La mise in mano al Mangiamorte e gli chiese di aprirla. Era chiusa da un doppio lucchetto e con un incantesimo di protezione. Doveva esserci qualcosa di importante se era così sigillata.

"Citem Aperio!" Fece Gibbon per poi aprire la cassetta, ma dentro c'erano solo ritagli inutili di giornale e foto di poco conto. Non aveva senso. Perché tanta protezione per una stupida cassetta che non portava a niente?

"Se la sono proprio andata a cercare quelli, stupidi Auror..."

"Avrebbero fatto meglio a dire subito non lo so oppure dare piuttosto una pista falsa dato che lo cervavanoanche loro, invece hanno preferito lasciare loro figlio senza una famiglia per essere fedeli a quel gufo di Silente. Ora ci sono DUE famiglie incomplete" sbuffò Adreo prendendo nervosamente la cassetta e riponendola nel tavolino chiudendola, come se nessuno l'avesse toccata.

"Questa è l'intelligenza degli Auror, la chiamano imboscata pensa un po' "

"Ok. Ma perché siamo qui? Solo per quello? Quando potrò conoscerlo?"

"Tra poco caro Gibbon" lo rassicurò Adreo. Aveva portato il Mangiamorte dentro alla casa dei Paciock perché capisse la gravità della situazione familiare di Antheo e non facesse domande stupide come come stanno i tuoi genitori? Sia che assomigli molto a uno più dell'altro? Ma sono orgogliosi di te? In questo momento erano le ultime cose che Antheo avrebbe voluto sentirsi.

L'erede Lestrange - Il rispetto del sangue puro COMPLETATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora