Perso.

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Capitolo X

Perso.

Credo di essermi perso.

Credo di essere caduto dalla mia barca
di ottimismo e speranze,
credo di star vagando in un immenso oceano di nulla.

Mi sentivo un naufrago, un naufrago felice e ottimista,
che inseguiva i sui sogni a bordo della sua barchetta
a remi nel mare della vita,
mi sono distratto e sono caduto,
anche per un misero secondo sono caduto in quell'mare di nulla.
L'acqua mi ha avvolto in un insormontabile abbraccio,
ma dopo qualche istante si è rivelato come una morsa
dalla quale non riuscivo più a liberarmi.
Nuotavo in cerca della mia barca e nel mentre il vuoto dell'oceano perseguitava i miei pensieri.

Riuscirò a ritornare a riva?
Troverò la mia barca?
Riuscirò a raggiungere i miei sogni anche galleggiando sul mare?

Mentre ci pensavo alternavo il nuotare per le ricerche
della mia piccola barca con il galleggiare per riposarmi,
la vista si faceva sempre più appannata,
restare a galla diventò sempre più difficile,
la salsedine sul mio corpo non migliorava affatto la situazione, mentre i miei occhi per via dell'acqua salata diventarono rossi e non riuscii più a tenerli aperti.

Improvvisamente il mare di nulla dei miei pensieri si agitò, le onde sbattevano contro di me senza lasciarmi un attimo di tregua il mio corpo veniva spazzato
a destra e a sinistra senza alcuna pietà,
un po' come la vita;
improvvisamente senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai con la testa sott'acqua, il cielo era improvvisamente cambiato,
dal un torbido tepore di un sole estivo a un mare in piena burrasca con nuvole nere, fulmini e pioggia.

La corrente mi trascinò per molto tempo prima
di sbattere il mio corpo contro degli scogli molto appuntiti, mi ferirono così tanto che svenni dal dolore.

Dopo mezza giornata e i polmoni pieni d'acqua venni "catturato" e rimasi incastrato dentro una rete di pescatori che scaricando il carico di pesci si accorsero del mio corpo inerme sulla rete dandomi soccorso.

Due strani pescatori che lavoravano sopra un peschereccio, uno alto e occhialuto, di carnagione abbronzata e magrolino, l'alto era basso e goffo, aveva un ciuffo bizzarro, aveva i vestiti mezzo stracciati come se non ne avesse altri a disposizione e stava seduto su una cassa di legno in modo arrivare ai comandi di un lungo sistema di fili e contrappesi che comandava la rete in cui ero rimasto impigliato.

Appena mi videro lo stupore fu inaudito;
subito uno dei due tirò la leva talmente forte che il mio corpo si ritrovo a sbattere contro il pavimento in legno
del peschereccio insieme a un carico fresco di tonni e merluzzi.
Aprii a stento gli occhi da vedere il primo pescatore mentre andava nel panico, alzai la testa per quel minimo
che le mie forze mi concedevano di fare e poi mi ritrovai
in uno stato di totale incoscienza,
svenuto su un peschereccio con due bizzarri pescatori.

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