Kelly, Max e Cooper erano in viaggio verso Princeton, alla fine la ragazza aveva accettato di partire, ma dentro di sè era più che convinta che tutto si sarebbe rivelato un grosso buco nell'acqua.
"Siamo quasi arrivati" la voce di Max interruppe i pensieri di Kelly che per tutto il viaggio, seduta sui sedili posteriori dell'auto del dottore, era stata taciturna. Se non fosse stato per Cooper a tenere compagnia a Max non osava pensare come sarebbe andata a finire.
Max rallentò, "la casa deve essere quella laggiù" disse.
Fermò l'auto dinnanzi al cancello di ferro di una grande villa in stile vittoriano, con un giardino molto curato. L'edificio si sviluppava su tre piani con annessa depandance.
Tutti e tre scesero dall'auto. Kelly era taciturna. Max notando il suo nervosismo le si avvicinò e premurosamente le chiese "Kelly, sei pronta? Se vuoi possiamo aspettare e tornare più tardi".
"Non preoccuparti, ormai siamo qui, tanto vale toglierci il pensiero".
Max citofonò, una voce femminile rispose e poco dopo il cancello si aprì. Mentre entravano nella proprietà videro il pesante portone di legno massiccio che si apriva, ne uscì una donna. Kelly indugiò prima di proseguire.
"Salve entrate pure il signor Anderson mi aveva avvisato del vostro arrivo, io sono Susan la governante". Kelly capì che era solo una donna di servizio.
Susan fece loro strada e li fece accomodare in un ampio soggiorno arredato con mobili d'epoca.
I tre si guardarono l'un l'altro, Kelly voleva quasi andare via, Max che le era seduto accanto le prese una mano per rassicurarla.
Qualche secondo dopo entrò un ragazzo, aveva dei capelli nero corvino, era molto alto e ben piazzato fisicamente, sembrava quasi un giocatore di football, era vestito con un jeans nero e una maglia aderente grigio chiaro che gli mettevano ben in risalto il fisico atletico. La cosa che colpì subito Max fu il fatto che aveva gli stessi occhi di Kelly.
"Ciao, sono Blake Anderson". Guardò il gruppo di amici che nel frattempo si era alzato dal divano. I suoi occhi si posarono subito su Kelly. Le andò vicino lentamente e poi d'istinto l'abbracciò. Kelly non si aspettava una simile reazione da parte del ragazzo, era sempre convinta che stesse sbagliando persona.
Si allontanò dall'abbraccio, i due si scrutarono a vicenda, fu Blake il primo a parlare "se solo avessi avuto un piccolo dubbio che tu non fossi stata mia sorella, ora che ti ho vista ne sono sicuro al cento per cento. Tu sei mia sorella!".
Kelly aveva notato la somiglianza in alcuni tratti del viso e negli occhi. Forse la sua convinzione che tutto fosse un errore, stava iniziando a vacillare.
"Come fai ad esserne certo?" gli chiese Kelly.
Blake si guardò in giro, allontanandosi di qualche metro prese una foto incorniciata che era su una libreria, poi porse la cornice d'argento alla ragazza.
"Questa è nostra madre!" le disse.
Kelly guardò la foto e rimase di stucco nel vedere che la donna in posa accovacciata con un barboncino vicino ad un cespuglio di rose rosse, era identica a lei, gli stessi occhi, capelli e viso. Certo la foto era molto datata ma le due erano in tutto e per tutto uguali.
Non riusciva a dire una sola parola, nel frattempo Blake si presentò a Max e Cooper, scusandosi per non averlo fatto prima. Disse loro che la madre era uscita, da anni faceva volontariato nel reparto pediatria dell'ospedale di Princeton, l'unica uscita a cui non aveva rinunciato da quando aveva saputo di Kelly.
Mentre erano in piedi sentirono dei rumori e una voce femminile interruppe il racconto di Blake "Figliolo sono tornata! Tesor..." la donna entrando non riuscì a dire altro.
La voce le si bloccò in gola e rimase fissa a guardare Kelly per diversi secondi. Durante quel lasso di tempo le due donne si scrutarono a vicenda come se nella stanza non ci fosse nessuno all'infuori di loro. Liz si avvicinò a passi lenti ed incerti. Era arrivata al fianco di Blake, tremava.
Max aveva subito notato la grande somiglianza con Kelly, a vederle una vicino all'altra chiunque avrebbe capito che le due donne erano madre e figlia. Liz era in tutto e per tutto uguale a Kelly, l'unica differenza era nell'età, nei capelli più corti, nelle rughe in più sul viso ed era leggermente più bassa. L'esame del DNA sarebbe stato solo una formalità.
"Mamma... lei è Kelly!" le disse Blake prendendole la mano.
Delle lacrime smorzate iniziarono a solcarle il viso, si portò le mani alla bocca. Max notò che anche una silenziosa Kelly aveva gli occhi lucidi.
Liz si avvicinò ancora di più alla ragazza, allungò una mano per cercare di toccarla come ad avere la certezza che fosse vera. Poi di scatto la intrappolò nel suo abbraccio, la strinse forte a sè. Le due donne scoppiarono in un pianto dirotto si sentiva solo la voce di Liz che diceva "Figlia mia finalmente ti ho trovata!".
Cooper e Max si guardarono commossi e fecero segno a Blake che era meglio lasciare le due donne da sole.
Stavano uscendo dal grande salone quando Max notò che anche Susan, la governante, si stava asciugando le lacrime.
Kelly e Liz furono lasciate sole, mentre Max, Cooper e Blake si rintanarono in cucina.
Max constatò che la cucina era grande quasi quanto il monolocale dove abitava.
Blake fece loro strada. I due amici si accomodarono sugli sgabelli in acciaio dell'enorme isola.
"Sicuramente avranno molto da dirsi, è meglio se ci prendiamo delle birre" propose Blake.
Diede disposizioni alla governante di preparare delle camere per gli ospiti nel caso i tre amici si fossero trattenuti, così la donna scomparve lasciando la cucina nelle mani del ragazzo.
Max e Cooper si guardavano intorno, avevano capito che la famiglia di Blake era economicamente messa bene. La cucina era immensa, i mobili chiari con il top in granito scuro che metteva in risalto le tonalità dell'ambiente. Due enormi vetrate si affacciavano sull'immenso giardino. Gli elettrodomestici nuovi e super moderni. Blake prese delle lattine di birra dal frigo e dei bicchieri alti. Preparò anche degli stuzzichini, poi si sedette su un altro sgabello di fronte a Cooper e Max.
"Credo che sia giunto il momento che vi racconti come stanno le cose" disse dopo aver bevuto un sorso di birra.
"In effetti saremmo curiosi di sapere tutta la storia" rispose Cooper.
"Max, prima di tutto devo ringraziarti per aver convinto Kelly e averla portata a Princeton".
"Blake, non devi ringraziarmi, sono convinto che alla fine sarebbe venuta lo stesso".
Fu così che Blake raccontò loro la storia dall'inizio, da quando Liz era innamorata di Frank, il parto e l'aver vissuto per anni nell'inganno che la sua bambina fosse nata morta. Raccontò loro che un paio di anni dopo la presunta morte di Kelly, Liz aveva incontrato un uomo, Geremy Anderson, che piano piano l'aveva fatta uscire dalla depressione in cui era caduta, fino a conquistare il suo cuore. I due si erano sposati e avevano concepito un figlio che avevano chiamato Blake. Raccontò loro che Geremy era deceduto qualche anno prima mentre Mia, sua nonna, nonchè autrice dell'inganno, era morta da qualche settimana e in punto di morte aveva chiesto perdono a Liz per averle nascosto di aver lasciato Kelly in un orfanotrofio. Solo quel giorno Liz era venuta a conoscenza dell'esistenza di sua figlia e che la tomba sulla quale aveva pianto e pregato per anni in realtà era vuota.
Cooper e Max ascoltarono il racconto increduli e stupefatti di come si erano in realtà svolti gli eventi.
"Certo che la vita non smette mai di sorprenderti" aveva constatato Cooper.
Max rifletteva sul racconto e pensava che in quel momento, Liz stava raccontando a Kelly la stessa storia. Le due donne erano a tutti gli effetti state vittime di Mia, che aveva manipolato le loro vite traendo una fitta rete di bugie e menzogne al solo scopo di salvaguardare il buon nome della famiglia Carson.
Pensò che se Mia non si fosse pentita in punto di morte nessuno avrebbe mai saputo la verità.
STAI LEGGENDO
Ci vediamo a New York
RomanceLe vicende di un gruppo di amici Kelly, Max, Cooper e Amanda nella caotica New York . Kelly dolce e sempre abituata a cavarsela da sola. Max un dottore dedito al lavoro. Cooper giovane rampollo e avvocato di successo e infine Amanda spigliata e inst...