Max riuscì ad andare via dall'ospedale circa diciotto ore dopo essere rientrato da Princeton. Era stata una giornata intensa e caotica, come del resto lo era quasi sempre. Con Kelly si era sentito telefonicamente nei pochi momenti di pausa che aveva avuto. Sapeva che la ragazza era ritornata in servizio e che rientrando a casa non l'avrebbe trovata. Decise quindi di chiamare Rebecca per sapere se era ancora a New York in modo da chiarire una volta per tutte la loro situazione. Voleva Kelly nella sua vita, ma non amava lasciare le cose in sospeso, pertanto, gli premeva non poco chiarire la sua posizione nei confronti della modella, soprattutto per via dei messaggi che aveva ricevuto da parte sua mentre era fuori città. Una volta sistemata questa faccenda sarebbe rientrato a casa a riposarsi, ne aveva disperatamente bisogno.
Quando Max la telefonò, Rebecca stranamente era ancora a New York, aveva impegni lavorativi nella grande mela. Decisero di incontrarsi in una caffetteria non troppo lontana dal Lenox Hill Hospital.
Il dottore entrò nel locale dove aveva appuntamento con Rebecca, trovò un tavolo libero e prese posto. Mezz'ora dopo vide le porte della caffetteria aprirsi ed entrare Rebecca.
Le fece cenno con una mano per attirare la sua attenzione. La modella sempre impeccabile sia nell'abbigliamento che nella forma fisica, si avvicinò a Max, il quale si alzò dalla sedia per salutarla. Lei avrebbe voluto baciarlo sulle labbra ma Max si spostò leggermente in modo da salutarsi con un innocente bacio sulle guance.
La ragazza fece finta di non aver interpretato il gesto del dottore. "Max hai una faccia!" constatò Rebecca sedendosi al tavolo.
Prima di risponderle Max chiamò una cameriera per ordinare qualcosa, lui prese un secondo caffè mentre Rebecca un thè amaro.
Dopo che la cameriera era andata via con le loro ordinazioni Max riprese la conversazione "Sono rientrato da Princeton ieri pomeriggio e subito sono stato chiamato in ospedale per un' urgenza" la informò.
"L'ho sempre detto, lavori troppo, non puoi continuare con questa vita, prima o poi sarai tu a doverti ricoverare!".
"Rebecca... ti prego non ricominciare con questa storia!".
"Ok, come vuoi, cambiamo argomento quindi... come mai sei andato a Princeton?".
Max che preferiva sempre la sincerità, informò Rebecca della situazione di Kelly e del perchè, insieme a Cooper erano andati a Princeton.
Furono interrotti dalla cameriera che ritornò con le ordinazioni. Rebecca si innervosì non poco nell'apprendere che Max aveva preso dei giorni di permesso per risolvere i problemi della poliziotta.
"Lasciatelo dire Max... ma non toccava a te sistemare questa faccenda!".
"Rebecca, forse hai ragione, ma dovresti conoscermi, non sono il tipo che si gira dall'altra parte dinnanzi ai problemi delle persone". Max iniziava quasi a pensare che non gli sarebbe bastato un secondo caffè per riprendersi dalla giornata.
"Può darsi, ma dimmi sinceramente come stanno le cose tra te e Kelly. Max... non sono una stupida e alcuni cambiamenti in te li ho notati!".
Max sospirò e decise che era meglio dirle la verità per quanto dura potesse essere "Sono innamorato di lei!" le disse tutto d'un fiato.
Rebecca rimase con la tazza del thè a mezz'aria che riposò sul tavolo per evitare di buttarglielo in faccia.
"Non ci posso credere!" disse in modo rabbioso e a voce alta "allora le mie supposizioni erano fondate!". Un paio di persone sedute ad un tavolo vicino la fissavano poi, accorgendosi che Max li aveva guardati distolsero fugacemente lo sguardo "Rebecca, calmati, non è il momento nè il luogo per fare simili scenate!" le consigliò.
"Ma davvero? E tu vorresti scaricarmi così come se niente fosse?".
"Le cose tra noi non andavano bene già prima che Kelly entrasse nella mia vita" le confermò.
"Perchè? Me lo spieghi? Perchè proprio lei? Cos'ha di tanto speciale quella ragazza?" guardò fuori, il tavolo era adiacente un'ampia vetrata che dava sulla strada affollata, poi riposò il suo sguardo su Max "Non puoi farmi questo! Dopo tutto il tempo che siamo stati assieme scaricarmi così... per lei!".
"Rebecca, non ha comunque senso continuare a stare insieme, visto che non provo più gli stessi sentimenti nei tuoi confronti. Sto cercando di essere sincero con te, inoltre non voglio che tra noi ci siano delle inimicizie o del rancore".
Lei stava zitta guardandolo con occhi pieni di odio, Max proseguì "voglio comunque esserci per te ogni volta che ne avrai bisogno... ma solo come amico!".
"L'amicizia tra uomo e donna non esiste! Scordatelo!". Rebecca si alzò di scatto, prese le sue cose e corse via dalla caffetteria.
Max non provò neanche a fermarla. Aveva provato a farla ragionare, seppur con dolore le aveva detto le cose come stavano e solo il tempo avrebbe guarito le ferite.
Pagò il conto e uscì dal locale ritornando nel suo appartamento dove dormì come un ghiro per diverse ore.
Rebecca nel frattempo era ritornata nel suo lussuoso appartamento nel quartiere Tribeca. Nervosa e agitata, andava avanti e indietro per il loft decisa a trovare una soluzione. Se Max non voleva stare più con lei, di certo non l'avrebbe data vinta a Kelly. Doveva trovare al più presto una soluzione per mettere loro i bastoni tra le ruote.
Non accettava l'idea che una ragazza insignificante, come aveva sempre considerato Kelly, le portasse via il suo uomo. Fin dal primo istante in cui aveva conosciuto la poliziotta aveva provato d'istinto un senso di odio e di antipatia. Non era mai andata d'accordo con lei, forse in cuor suo sapeva che Kelly e Max erano molto simili e questo le dava ancora più fastidio. Mai mettersi contro Rebecca Foster, era una delle cose che aveva sempre pensato. Si riteneva superiore a molte persone, anche se proveniva da una famiglia normale, nella vita aveva ottenuto il successo a costo di enormi sacrifici. Economicamente stava bene, frequentava persone di una certa importanza e di certo non si sarebbe fatta rubare il fidanzato da una che era cresciuta senza sapere nulla sulle sue origini.
Poco male se apparteneva ad una delle famiglie più prestigiose di Princeton, per lei restava il fatto che Kelly era cresciuta in un orfanotrofio. Credeva che la ragazza avesse adocchiato Max per la sua posizione, alla quale si aggiungeva il fatto che era un bell'uomo e seppur attualmente era solo un dottore di un pronto soccorso, un giorno, viste le sue capacità e la sua continua voglia di specializzarsi, sarebbe sicuramente diventato un primario illustre e come tale aveva bisogno di una donna alla sua altezza.
Si sedette sul divano a pensare e lo sguardo le cadde sul porta oggetti in vetro di Murano che aveva sul tavolino. Vide le chiavi dell'appartamento di Max che lui stesso le aveva consegnato mesi addietro ma che lei non aveva mai usato. Iniziò a pensare a come sfruttare la situazione in suo favore e piano piano un'idea meschina le illuminò la mente.
STAI LEGGENDO
Ci vediamo a New York
RomanceLe vicende di un gruppo di amici Kelly, Max, Cooper e Amanda nella caotica New York . Kelly dolce e sempre abituata a cavarsela da sola. Max un dottore dedito al lavoro. Cooper giovane rampollo e avvocato di successo e infine Amanda spigliata e inst...