Finirà anche la notte più buia
e sorgerà il sole.
(Victor Hugo)
Arriva il momento per tutti di affrontare quello scheletro nell'armadio. Quello che ci eravamo dimenticati di avere nascosto da valanghe di ricordi.
Arriva il momento in cui te lo ritrovi davanti senza poterci fare niente, perché quando giunge, non si può più aspettare e metterlo da parte. Non si può più dire "lo faccio dopo".
No.
Quel momento arriva e la vita non aspetterà che voi siate pronti per ricevere quel colpo, non aspetterà voi, non aspetterà gli altri, non aspetterà e basta.
E bisogna essere pronti, e non a ricevere quel colpo, ma a rialzarsi e ridarlo con tanto di interessi.
E' impossibile non ammirare coloro che hanno una tale tenacia da superare tutto e a questo punto, mi duole dirvi che Diana stava cedendo.
Stava dimenticando tutti i bei ricordi che l'avevano accompagnata fino a quel momento e la paura, la tristezza e l'angoscia li sostituivano con una facilità spaventosa.
-Diana?!- la chiamò Matt per l'ennesima volta.
Quando Natasha era andata a chiamarli, Cole e Gloria erano tornati in camera, mentre gli altri si erano messi a cercarla, senza risultati purtroppo.
Emily, Noah e David si sedettero sulle scale esausti e consapevoli che di lì a mezz'ora sarebbero dovuti per forza tornare nelle loro camere per non farsi scoprire dai professori, e Matt invece sbuffò portandosi una mano sul viso -è esasperante- commentò sedendosi sugli scalini.
-Prova a capirla per una volta- disse Emily voltandosi verso il ragazzo -non c'è niente da capire. E' sempre la solita scema-
Emily lo guardò e lui guardò lei -cosa ne sai- sussurrò -come?- chiese di risposta lui alzando un sopracciglio -ho detto- ricominciò -cosa ne sai- ripeté con più sicurezza, alzandosi.
-La conosco da più tempo di te- a quelle parole, la bionda fece una risatina -credi davvero di conoscerla?-
-Sì- rispose sicuro
-E lo sai perché ti dissi di lasciarla in pace?- continuò socchiudendo gli occhi in due fessure -tu- disse puntandogli un dito contro -non le hai mai chiesto quando fosse successo-
-E tu sei stata tanto insensibile?!- controbatté corrugando la fronte -no, perché è Diana! quel giorno aveva gli occhi rossi e per un mese è uscita prima da scuola. Facevi 2+2!-
Si guardarono in truce per qualche minuto prima che David si decidesse ad intervenire, ponendosi in mezzo ai due -non c'è bisogno di arrabbiarsi-
-Dobbiamo trovarla in fretta, è un'ora che la cerchiamo- continuò quando fu certo che i due non si sarebbero rimessi a litigare -e invece no- intervenne Noah seduto ancora sulle scale. I tre lo guardarono scettici e il ragazzo chiuse gli occhi -ascoltate- disse solo.
***
Diana aveva corso, velocemente, era scappata.
Si era sentita travolgere da quella valanga di emozioni provocate dai ricordi e non ce l'aveva fatta. Era fuggita.
Si pentì di aver ceduto alle richieste del padre, si pentì di aver assecondato le richieste delle amiche, si pentì di essere entrata in quella sala, si pentì di essersi persa in quegli occhi dopo così tanto tempo.
E si sentì in colpa.
Perché c'è una cosa che non vi ho detto: lei si sentiva in colpa.
Nonostante ci fosse una parte di lei che odiava profondamente coloro che l'avevano abbandonata, un'altra parte le diceva costantemente che era colpa sua se erano andati via, se si era fidata troppo, se aveva sperato troppo. E in quel momento, fu quella parte a prendere il sopravvento, quella tormentata dai sensi di colpa.

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Parole
Chick-LitHo sempre pensato che siano sottovalutate le parole. Vengono usate male, certe volte. Io me ne sto qui, ad assistere alle vostre vite senza poter dire un emerito niente. Eppure se potessi parlare non lo farei lo stesso. Preferisco scrivere, raccont...