Maschere

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Imparerai a tue spese 

che nel lungo tragitto della vita incontrerai

tante maschere e pochi volti

 (Luigi Pirandello)

Il sole, a Londra, è estremamente raro. Solitamente c'è sempre una leggera foschia o una pioggerella leggera, oppure, come il giorno prima, una tempesta in piena regola; proprio per questo, Diana si sorprese quando, quella mattia le nuvole solitamente avide, lasciarono trasparire lucenti raggi di sole che si intrufolarono tra le fessure delle tende socchiuse, illuminando debolmente la sua camera da letto.

La ragazza dai capelli rossi si alzò e guardò l'ora dalla sveglia poggiata sul comodino accostato al letto: 6 e 34.

Andò in bagno e fece una doccia veloce, dopodiché aprì l'armadio guardando svogliatamente i vestiti sistemativi dentro. Afferrò l'uniforme costituita da una camicia bianca, la gonna nera e la giacca blu e sostituì quest'ultima alla felpa della scuola.

Dopo essersi vestita sistemò i capelli in una coda alta e scese al piano di sotto per fare colazione.

-Buongiorno cucciolotta- il padre entrò in cucina rivolgendole un piccolo sorriso.

C'è una cosa che non vi ho detto: Olivier indossava una maschera.

Era indubbiamente messa molto bene, sistemata come se non si potesse togliere ma io, quello che c'era dietro a quella maschera, lo sapevo bene.

Mancavano delle voci in quella casa e sulle sue spalle pesavano molto di più rispetto a quelle di Diana.

Ma Olivier Etoilè era bravo a celare i suoi sentimenti, davvero un attore sublime.

Prima o poi il travestimento sarebbe caduto, anche per gli attori cala il sipario, ma per ora, manteneva saldamente quel camuffamento.

-Buongiorno papà- la rossa alzò lo sguardo dalle uova con le quali giocherellava da un po', per guardare il padre prepararsi un caffè -andremo in Italia a Novembre-

Diana fece cadere la forchetta nel piatto e il rumore provocato da quel gesto, riecheggiò in quella stanza. Anzi, sarebbe più giusto dire che riecheggiò per tutta la casa.

C'era troppo silenzio.

L'Italia era stata custode di ricordi.

Era una specie di diario. 

Forse è un confronto poco equo ma, dove si custodiscono i ricordi? i segreti? nei diari.

Di conseguenza, l'Italia, per Diana, era un diario senza fogli e senza copertina ma sempre e comunque un diario.

La rossa si alzò e buttò ciò che era rimasto della colazione nel cestino, lasciando il piatto nel lavandino -vado a scuola- 

Olivier era consapevole del turbamento provato alla figlia, ma anche se era passato poco, la situazione non doveva durare. 

Gli ultimi 5 mesi erano bastati a fargli capire di non volersi allontanare anche da lei.

Diana prese lo zaino e uscì di casa. 

Il sole autunnale non riscaldava il paesaggio già tappezzato di foglie e la brezza leggera le accarezzava il volto.

Camminò fino alla fermata dell'autobus, dove erano raggruppati altri ragazzi della sua scuola e visto che mancavano ancora 10 minuti all'arrivo del veicolo, si mise a guardare il telefono.

-Diana!- 

Altra cosa da sapere: ogni singolo ragazzo o ragazza che fosse, conosceva Diana Etoilè.

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