Mistero e fiamme

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Il punto d'appoggio sarà il mistero, 

e mistero è il soffio che circola in noi e ci anima... 

Giuseppe Ungaretti

Eccomi qui, la narratrice di questa storia. Vi confesso che non mi chiamo Elein come molti penseranno, ma preferisco mi chiamiate così: Elein. 

Non c'è altro da sapere su di me, mi piace mantenere il mistero, ma nessuno è qui per apprendere la storia della mia vita; siete qui perché io vi sveli qualcosa in più sulle parole, smascherando il significato celato anche da una sola di esse.

Vi assicuro che purtroppo c'è chi le da per scontato e vede solo le miriadi di pagine e lettere contenute in un libro, poi c'è chi ne legge il contenuto perdendosi in esse e c'è chi, invece, si trova esattamente a metà.

Questa metà non è equilibrata come avrete inconsciamente supposto, non è affatto la parità assoluta. 

In questa metà ci sono i narratori, gli scrittori e tutti coloro che nei libri ci si perdono come in un labirinto desiderando di non uscirne più, ma all'inizio, mica ci pensavano ad aprirlo.

E' sempre stato così, troppo lavoro, troppe idee per la testa, e poi sembra non si concluda niente fino a quando non si arriva a quel punto del labirinto dal quale non si può più tornare indietro: il punto di non ritorno.

Il punto in cui inizia il mistero.

Il punto in cui arriverete se deciderete di continuare questa storia.

Ma andiamo con calma, partiamo dall'inizio. Ritengo che le parti più difficili siano l'inizio e la fine.

Nessuno sa mai da dove iniziare e quando si comincia arrivando fino alla fine...è semplicemente difficile dire addio.

Per me, invece, non è difficile iniziare, forse perché ho ben chiaro cosa dire. 

Voglio narrare una storia.

E' una storia diversa dalle altre e sconsiglio a tutti coloro abituati ai cliché di leggerla perché alla fine di questo mio racconto, sono sicura che molti di voi rivaluteranno diversi punti di vista.

Vi state annoiando? probabilmente. 

Credo proprio di dover iniziare a narrare, questo è il mio compito d'altronde.

Allora....

Tutto cominciò una mattina di inizio ottobre, la pioggia batteva incessantemente e il sole sembrava ben lungi dal voler prendere il posto di quelle nuvole grigie e riscaldare anche solo minimamente la città di Londra. 

Il maltempo è un pessimo modo per iniziare la giornata, almeno così pensa la maggior parte delle persone, ma non tutte.

E tra coloro che al tempo ringraziavano sovente le brutte giornate di pioggia, c'era lei: Diana Etoilè.

E' palese dal suo cognome che abbia origini francesi e chi non l'avesse intuito, ora lo sa.

Ella se ne stava seduta ad osservare le goccioline scendere lentamente sul vetro della finestra della sua camera, mentre sulle ginocchia teneva un libro appena finito, e sul fondo del divanetto, era stata accantonata una coperta di pile insieme agli altri 2 libri che si era ripromessa di cominciare prima che ci si formassero sopra delle ragnatele, vista la sua poca voglia di iniziare a leggere un nuovo libro.

Come vi dicevo prima, ci sono persone che un libro, all'inizio almeno, non lo leggerebbero neanche se pregati in ginocchio e quando arrivano al "punto di non ritorno" ci si immergono completamente dimenticandosi di tutto il resto. Diana era una di quelle persone.

-Diana?- qualcuno bussò alla porta delicatamente, chiamando la ragazza che distolse lo sguardo dalla finestra per guardare la porta, la quale, si aprì poco dopo mostrando la figura di suo padre. 

Suo padre, Olivier Etoilè, era un uomo alto sulla cinquantina dai capelli scuri e gli occhi color nocciola, in quel momento impegnati a scrutare la figlia.

-Qualcuno è venuto a trovarti- disse solo, incurvando per un momento le labbra in un piccolo sorriso prima di richiudere la porta, non senza essersi assicurato che la figlia si alzasse dal divanetto.

Quest'ultima si chiese chi mai potesse andarla a trovare di domenica mattina con quel tempo. 

A lei, personalmente, erano sempre piaciuti i temporali, ma non poteva dire lo stesso dei suoi amici e parenti che ogni qualvolta scendeva anche solo una gocciolina d'acqua dal cielo prima limpido, imprecavano a gran voce contro il tempo. Come se li ascoltasse, pensava ogni volta la ragazza.

Diana si mise davanti allo specchio per vedere se fosse presentabile. 

Il viso lentigginoso era segnato da una notte insonne passata a leggere e gli occhiali non nascondevano le leggere occhiaie formatesi sotto gli occhi verdi; i capelli, raccolti in una crocchia disordinata, non miglioravano il suo aspetto mentre i pantaloni grigi della tuta e il maglioncino nero, contribuivano solo a farla sembrare meno decorosa del solito; ma lei era fatta così, se stava a casa sistemava tutto affinché fosse abbastanza confortevole da permetterle di rilassarsi e dopo ciò che era successo, le era servito estraniarsi da tutto il resto e trascorrere una serata in piena quiete.

Sciolse i capelli raccogliendoli in una mezza coda e tolse gli occhiali, mise dei jeans neri e una maglietta a maniche corte per poi infilarsi una camicia a quadri neri e bianchi.

Si diede un'ultima occhiata prima di scendere al piano di sotto. 

Non era particolarmente interessata a sapere chi fosse andato a farle visita, sarebbero venuti tutti per lo stesso motivo. 

Parlare.

Ecco, Diana era sempre stata quel tipo di ragazza che si circondava di veri amici, pronti a sostenerla in tutto e lei per prima si era prefissata di essere una buona amica per coloro che l'avevano appoggiata, ma a tutti capita, prima o poi, di spegnersi. 

Sian ben chiaro: lei non si era spenta. 

Vi confesso che in realtà era ben lontana dal spegnersi, a differenza di quanto pensasse, ma resta il fatto che lei fosse come un fuoco e la fiamma, pian piano, si stava affievolendo. Aspettava solo che arrivasse il fatidico vento, che l'avrebbe spenta o, al contrario, avrebbe alimentato le fiamme facendo divampare il fuoco come se fosse stato creato solo per quello.

Incendiare.

Nel frattempo, però, la fiamma si affievoliva sempre più e Diana si stava ormai rassegnando all'impensabile idea che qualcosa o qualcuno potesse ravvivare quel fuoco solitario.

Scese le scale e camminò per il corridoio, fino ad arrivare all'entrata, dove si fermò osservando il ragazzo che le si era presentato davanti.

"No" fu l'unica cosa che pensò prima di rigirarsi sperando non l'avesse vista e dirigersi nuovamente in camera sua.

Non pensate a chissà quali storie d'amore perché quello che c'era tra Diana e quel ragazzo, era puro disprezzo.

Era ancora mutabile, certo, e al momento Diana neanche ci pensava a doverlo insultare. Il fuoco si era spento e con sé si era portato via la rabbia. 

Semplicemente, si sceglie sempre la via meno intrigata e lei aveva abbandonato in partenza l'idea assurda e il concetto chimerico di dovergli parlare.

"Non se ne parla proprio" si disse mentre vedeva già in lontananza l'inizio delle scale e quindi sua ancora di salvezza.

-Scappi?-



Questa è la mia prima storia su questo account. 

Vorrei trasmettere un messaggio attraverso questa storia ed è proprio per questo che manterrò il mistero, per ora.

Per capire il concetto, non dovete sapere chi sono, i pregiudizi si diffondono come edera velenosa in un campo incolto ed io voglio farmi conoscere attraverso le parole.

Spero che la mia storia possa piacervi.

Elein__''__

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