Confortare

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La tua semplice assenza

si fa sentire più della presenza di chiunque altro. 

(William Shakespeare) 

Matt strinse la mano di Diana e la trascinò fuori, sotto la pioggia.

Il suo intento non era certo quello di farla bagnare sotto l'acqua, la quale sembrava scendere più copiosamente di prima, le sue intenzioni erano ben altre.

Quindi corse e Diana lo seguì senza lasciargli la mano.

Avete mai visto un padre che cerca di proteggere la propria figlia? 

Immaginatevelo adesso, chiudete gli occhi e focalizzate nella vostra mente un padre che tiene la mano della sua bambina. 

Stanno correndo e la bambina piccola sembra fragile e delicata, sembra che la pioggia possa farla dissolverla ma il padre pensa solo a volerla salvare, quindi la prende sulle spalle e permette alla piccola di mettergli una manina sul cuore per trasmetterle calore.

La bambina si aggrappa a lui e lascia che il padre l'aiuti perché sa che da sola cadrebbe. 

E la pioggia li farà scomparire sotto litri d'acqua cancellando l'impronta del loro passaggio ma poco importerà al padre, che sarà riuscito a salvare la sua bambina.

Avete focalizzato nella vostra mente questo momento? 

Fu questo che vidi io quando guardai Diana e Matt quel giorno sotto la pioggia.

Avevano la stessa età e quei 3 giorni di differenza non cambiavano proprio niente, eppure, in quel momento, io vidi questo.

Un padre che cercava di salvare la figlia, ma non dalla pioggia dirompente o dal vento che sembrava sul procinto di scaraventarli a terra.

No, la voleva proteggere da qualcos'altro.

Qualcuno avrebbe visto due fratelli ma "fratelli" non era il termine giusto perché un fratello, per quanto protettivo, non sarà mai protettivo quanto un padre.

Corsero sotto la pioggia superando alcune signore del vicinato che munite d'ombrello, si dirigevano in chiesa.

Corsero senza curarsi di essere ormai fradici e si fermarono solo davanti ad un edificio abbandonato.

Diana si girò per guardare Matt ma era impossibile con tutta quella pioggia. Lui le lasciò la mano e scavalcò la recinzione di metallo; la rossa lo seguì poco dopo e lui gli riprese la mano stringendola forte.

Corsero ancora fino ad entrare nell'edificio.

-Sei fradicia- esordì il ragazzo dopo aver ripreso fiato -chissà perché- ironizzò la ragazza guardandosi intorno.

Si ricordava bene quel posto, era un hotel molto conosciuto fino all'anno prima ma in poco più di 3 mesi era stato chiuso e abbandonato da tutti i dipendenti e le numerose richieste da parte dei cittadini, non avevano rimosso il proprietario dall'idea di chiuderlo.

Diana lasciò la mano di Matt con l'intenzione di non permettergli più di afferrarla.

Non seppi mai se la lasciò perché si era pentita di averlo seguito o per chissà quale altro motivo ed è una delle poche cose che ancora ora mi chiedo.

-Te lo ricordi?- il ragazzo si avvicinò al balcone della hall sul quale si erano già insidiati i primi rampicanti -perché siamo qui?- chiese invece lei.

Ricordi.

I ricordi fanno male, un'altra cosa da sapere.

-Vieni- il ragazzo scavalcò il balcone e vi si mise dietro, sedendovisi sotto e lei fece lo stesso, non dopo averlo guardato scetticamente.

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