Quella felpa di muschio e sigarette

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Ora mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so non arriverà mai,

perché adoro illudermi e sperare, 

ti senti più vivo mentre lo fai. 

(Charles Bukowski)

Olivier, seduto al tavolo della cucina, fissava lo schermo del portatile.

Era da un po' che guardava il sito della William Academy per informarsi sulle novità della scuola frequentante da sua figlia.

Lui non era un tipo invasivo, era solito lasciare a Diana i suoi spazi. Ovviamente, si rallegrava quando la figlia si sentiva di volersi confidare con lui, ma nel caso non accadesse, non ne faceva drammi.

Un metodo che aveva adottato per non pressare troppo Diana, era informarsi sulle novità scolastiche attraverso il sito.

Ad un certo punto smise di scorrere la pagina "viaggio d'istruzione a Los Angeles".

Cliccò sul nome e apparvero i programmi della gita "gli alunni della 10 A, della 10 C, della 11 B e della 11 D sono invitati a presentare i moduli di adesione alla gita se interessati all'esperienza formativa che si svolgerà tra il 28 ottobre e il 20  novembre. Le disposizioni per le altre classi saranno presentate a fine ottobre".

Olivier rifletté un attimo per focalizzare quale classe frequentasse Diana.

Vi assicuro che non ho ancora visto nessun genitore ricordarsi la classe della propria prole senza sforzarsi un attimo, ma ammetto che il padre della rossa ci pensò meno di quanto immaginassi, arrivando alla conclusione che la figlia frequentava l'11 B.

Olivier si guardò intorno. 

C'era silenzio.

Pensò a come sarebbe stato quando non ci sarebbe stata neanche Diana, perché della figlia avrebbe ricamato elogi fino allo sfinimento ma tra essi, la femminilità e la raffinatezza non avrebbero fatto scalpore.

Da quanto l'uomo ricordava, la sua bambina non era mai stata un tipo troppo silenzioso. Riusciva a fare rumore anche quando stava ferma.

Perché era sempre stata Diana a rallegrare l'ambiente casalingo e quando non parlava lei, il rumore del silenzio colpiva quanto un pugno in pieno viso.

La si sentiva cantare, qualche volta, quando il silenzio sovrastava tutto. 

Negli ultimi 3 mesi, però, non si sentiva più e rimuginando su ciò, Olivier si impiantò un obbiettivo:

mandare Diana a Los Angeles.

Avrebbe fatto l'adolescente come era giusto che fosse e poi, forse, sarebbe tornata più spensierata di prima o almeno, più forte.

Questo pensava suo padre e sperò veramente di riuscire a convincerla.

Lo squillo del telefono lo fece destare dai suoi pensieri e vedendo un numero non segnato in rubrica, rimase un attimo sconcertato, ma rispose.

-Pronto?-   

-Buongiorno, la chiamo dalla segreteria della William Academy-

-E' successo qualcosa a mia figlia?- c'era in quelle parole il massimo della sua preoccupazione, infatti, mezzo minuto dopo si ritrovò già in macchina.

-Non è niente di irrimediabile ma sarebbe meglio che venga a scuola- anche se non gli avesse detto di andarci, ormai era già in macchina quindi...

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