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Il quindicenne si girava e rigirava fra le lenzuola, volendo con tutto il suo cuore cadere in un sonno profondo, ma non poteva. La madre lo stava fissando.
'è imbarazzante' si disse, mentre con un occhio scrutava la donna da uno spiraglio dei capelli arruffati.
Inko Midoriya sedeva alla scrivania del figlio, rivolta verso di lui. Lo scrutava. Seppur la stanza fosse immersa nel buio più profondo e non si riuscisse a scorgere neanche la più chiara delle figure, la madre stava osservando intensamente il figlio, e lui lo percepiva con non poco fastidio. Il ragazzo sospirò. Come poteva darle torto infondo? La propria madre era sempre stata molto protettiva, ma in una situazione del genere aveva tutte le ragioni per esserlo. Izuku le dava la schiena, ma nonostante ciò quel sentimento sgradevole non dava cenno di voler sparire.
Quanto tempo era passato da quando la madre si era autoinvitata nella sua stanza facendo al ragazzo da sentinella? Izuku non lo sapeva, ma certamente non veniva percepito come poco tempo da lui. Era tutto troppo silenzioso, e lo sguardo scocciante della madre si faceva ogni minuto più intenso, finché, dopo quelle che al ragazzo erano sembrate ore, la donna parlò.
- sei sveglio vero? È troppo che non ti muovi. -
Il ragazzo sbuffò, tirandosi su dal materasso e puntando lo sguardo nella parte d'oscurità da cui era venuta la voce materna.
- sì, lo sono. -
- bene. -
Passò altro tempo, sempre molto lentamente. Ormai quello che era un minuto veniva percepito come dieci dal ragazzo, il cui livello di fastidio cresceva sempre di più.
Decise di parlare per interrompere la situazione di disagio che stava crescendo col silenzio in quel luogo.
- mamma, tu non dovresti dormire? -
La sedia della scrivania emise uno scricchiolio quando la donna si sistemò meglio su di essa.
- devo controllare te. È più importante del mio sonno. -
Izuku si portò una mano alla chioma scompigliata e la strinse, tirando leggermente le ciocche dei propri capelli.
- Domani devi andare a lavoro, non dire stupidaggini! - disse a denti stretti.
- Non mi importa, ho detto. -
Rispose la madre.
Izuku alzò di scatto il capo, e pur non riuscendo a vedere niente cercò di posizionare lo sguardo sulla sagoma della madre. Perché si stava comportando così? Quell'atteggiamento era veramente insulso. Si stava comportando di bambina.
- perché dici questo! - sbottò Izuku - non ti preoccupi della tua salute?! -
Nessuna risposta giunse alle orecchie del ragazzo. 'Certo, comportiamoci sempre più da bambini!' si disse, alzando gli occhi al cielo. Afferrò prepotentemente il lenzuolo e si scagliò nuovamente sul materasso, il volto rivolto nuovamente dalla parte opposta della donna. Neanche lui sapeva spiegarsi perché tutto d'un tratto fosse così nervoso. Forse perché gli dava particolarmente fastidio quando qualcuno ignorava una sua domanda, o forse perché teneva alla salute della madre, più di quanto ella stessa se ne preoccupasse.
- Izuku -
Si udì dopo un po'.
- Sai... Per una madre, la propria salute, verrà sempre dopo quella del figlio. -
Il ragazzo non disse niente.
- So che ti sembrerà stupido e insensato, ma se ora ti sto costringendo a rimanere sveglio, nonostante questo stato di imbarazzo che può scatenarsi in te, è perché ho paura. -
Izuku sapeva bene di cosa la madre era spaventata.
- Hai paura che non mi svegli più, vero? -
La madre annuì con un mugolio.
- Non preoccuparti, mamma. È solo sonno, non può farmi del male. Anche tu hai visto che respiravo. Va tutto bene, il cuore non smetterà di battermi di colpo... Quindi ora riposati, ti prego. - disse calmo - forse non lo sai, ma anche per un figlio è importante la salute della propria madre. -
Non ci fu risposta, né alcun rumore. Tanto che Izuku fu portato a pensare che la propria madre si fosse addormentata durante il suo parlare. 'meglio così' si disse, facendosi avallare un sorriso. Prese nuovamente il lenzuolo e se lo portò al petto, pronto per cadere nuovamente fra le braccia del sogno che tanto bramava. Ma proprio quando il giovane stava per distendersi, udì un fruscio, e la voce della madre. Ma era diversa dal dialogo precedente. Ora tremava. E non uscivano parole dalla sua bocca, ma monosillabi incomprensibili.
- Mamma...? - pronunciò il figlio un po'allarmato, drizzandosi a sedere e allungando leggermente un arto davanti a sé nonostante la donna fosse troppo lontana per poter essere raggiunta dalla sua mano. Fu gesto dettato dall'istinto, più che volontario.
- ho... paura di perderti, Izuku. - sentì singhiozzare - ho davvero tanta paura che tu possa abbandonarmi... Anche, tu. - aggiunse sottovoce la madre, dettaglio che però non sfuggì al figlio e che anzi, sentì provenire dal cuore un battito ben forte e scandito, che si distingueva.
La madre stava piangendo perché aveva paura di perdere l'unica cosa preziosa che questa vita le aveva risparmiato: suo figlio.
È vero, Inko piangeva fin troppo spesso, per cui Izuku si era abituato a quel comportamento. Si era abituato anche a distinguere le varie situazioni, però, e poteva dire con certezza che questo non si trattava di uno di quei pianti dal poco significato che ogni tanto davano sfogo alle frustrazioni della donna.
Izuku non sapeva che dire. Però, era consapevole che non sempre erano le parole a risolvere le situazioni più gravi. Un gesto, talvolta, valeva di più di qualsiasi discorso elaborato nei minimi dettagli. Lasciò il lenzuolo, alzandosi sul materasso. Posò i piedi nudi sul gelido pavimento con molta leggerezza, e lentamente si diresse verso quella che era e sarebbe sempre stata la donna più importante della sua vita. Avanzò, e quando fu abbastanza vicino, cinse la madre con le proprie braccia, compiendo il gesto d'amore più sincero che esista.

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